Shōjo bunka. La cultura delle ragazze in Giappone dalla riforma scolastica del 1872 al Salone di Ōizumi è il nuovo saggio di Ludovica Morrone.
In questo saggio, pubblicato da Società Editrice La Torre, si esplora l'era Meiji (1868-1912), abbandonando il sistema feudale e concedendo spazi alle donne, iniziando proprio dall'istruzione. Un sistema che ha rivoluzionato la società giapponese, un cambiamento radicale culturale senza precedenti nella terra del Sol Levante, contribuendo all'emancipazione femminile.
In questa intervista all'autrice Ludovica Morrone, scopriamo di più su questo saggio.
SDC - La cultura delle ragazze in Giappone dalla riforma scolastica del 1872 al Salone di Ōizumi è il tuo nuovo saggio. Come nasce l'idea di questo libro?
Ludovica Morrone - Tutto è nato da una vignetta de Il poema del vento e degli alberi, edito in Italia da J-Pop Manga, in cui Patricia, un personaggio secondario, dichiara: "Sta arrivando una nuova epoca, in cui anche le donne lavoreranno con dignità! Non dovremo più mettere le nostre vite nelle mani degli uomini!".
Ho trovato subito queste parole molto audaci, pronunciate da un'autrice altrettanto intrepida, Takemiya Keiko. Così, ho voluto scoprire di più sulla vita di questa mangaka, incappando inevitabilmente in Hagio Moto, di cui avevo già letto alcune opere.
Da lì è iniziato il mio amore per la cultura femminile ma, invece di proseguire negli anni, approfondendo per esempio gli anni Ottanta e Novanta dello shōjo manga, sono tornata indietro nel tempo passando dai manga alle riviste letterarie anteguerra!
SDC - Nell'era Meiji, che va dal 1868 al 1912, il Giappone abbandonò il sistema feudale, trasformando radicalmente la società, soprattutto per le ragazze. Cosa cambiò sostanzialmente? Qual è la riforma più importante per le ragazze dell'epoca?
Ludovica Morrone - Cambiò tutto; sembra assurdo ma è così. Nei corsi di storia del Giappone contemporaneo si dice sempre che, verso la fine dell'Ottocento, il Paese del Sol Levante in 10 anni ha realizzato ciò che l'Europa ha compiuto in un secolo. Durante l'era Meiji il Giappone si aprì al mondo con il desiderio di stare al passo con le più grandi potenze mondiali.
Dal punto di vista delle shōjo, credo che il più grande cambiamento sia da ricercare proprio nella promulgazione della Legge dell'istruzione: la scuola diventa obbligatoria non solo per i bambini ma anche per le bambine. Queste ultime uscirono di casa a conoscere il mondo e l'industria dovette adeguarsi a questo neo-gruppo sociale che fino ad allora non esisteva.
SDC - Il Giappone e i suoi abitanti si apriva così al mondo. Una cultura tutta da scoprire e che guardava al futuro, anche con gli occhi femminili. Come si viveva prima di questa grande trasformazione?
Ludovica Morrone - Le vite delle bambine e ragazze nipponiche, che fossero di alto o basso rango sociale, erano relegate all'ambiente domestico. Le più fortunate, appartenenti alla classe nobiliare, potevano studiare nozioni di lettura e scrittura ma il loro studio si concentrava perlopiù sulle arti tradizionali nipponiche.
SDC - Evoluzione e cambiamenti culturali che hanno avuto un impatto anche nella cultura del paese, sull'istruzione, moda e intrattenimento. La scuola, come sempre, ha un ruolo fondamentale nella cultura di un paese. Quanto questo è stato importante in Giappone?
Ludovica Morrone - Ai fini dello sviluppo economico, questo cambiamento fu vitale: il Giappone, oltre a modernizzarsi sul piano sociale, desiderava progredire anche a livello industriale e, per riuscirci, aveva bisogno del doppio della forza lavoro.
SDC - Un percorso graduale di emancipazione femminile che ad oggi può ancora insegnare alle nuove generazioni. Qual è una delle riforme che all'epoca fu la più clamorosa e innovativa? O che magari inizialmente è stata accolta con un po' di diffidenza?
Ludovica Morrone - Come detto sopra, la Legge dell'istruzione del 1872 ebbe un peso notevole: per me inizia tutto da lì. Tuttavia, se dovessi entrare più nel dettaglio, direi che la vera svolta avvenne con la promulgazione della Legge fondamentale dell'istruzione (Kyōiku honhō) del 1947, tuttora in vigore con le dovute riforme.
Questa legge introdusse la coeducazione: non esistevano curricula di studio ad hoc per bambini e bambine. Inoltre, le shōjo, una volta completata la scuola elementare, poterono accedere alle scuole medie e al liceo, proprio come i ragazzi. Prima di questa riforma, il Ministero dell'istruzione (Monbushō) aveva creato un sistema subdolo: le bambine, una volta terminate le elementari, passavano direttamente al liceo, il cui programma scolastico corrispondeva a quello delle scuole medie maschili, ma con un livello di difficoltà nettamente inferiore. Questo implicava, di fatto, che le ragazze non potessero proseguire oltre quel grado di istruzione poiché non ve n'era bisogno per le attività lavorative e domestiche a cui erano preposte. Con la Legge del 1947 le cose cambiarono radicalmente e, pur con molteplici eccezioni, le distinzioni di genere furono abolite a livello teorico.
Ludovica Morrone - Inizialmente i giapponesi non reagirono bene. Basti pensare che alla promulgazione della Gakusei del 1872 le classi erano miste: non esistevano sezioni separate per maschi e femmine. Tuttavia, nel giro di pochi anni, il governo iniziò a preoccuparsi dell'eccessiva "occidentalizzazione" che il Paese stava vivendo, abolì le classi miste con l'Ordinanza per la revisione della legge sull'istruzione (Kaisei kyōiku rei, 1880), istituendo percorsi di studio differenziati per genere.
Anche la letteratura dell'epoca rifletteva il dissenso sociale nei confronti delle jogakusei ("studentesse"). Ukigumo (1887) di Futabatei Shimei e Futon (1907) di Tayama Katai ebbero un enorme impatto sull'opinione pubblica; le shōjo e le jogakusei divennero la rappresentazione del desiderio maschile, dell'ansia sociale e la rovina dell'unità familiare.
SDC - Le due grandi guerre mondiali influenzarono il modus ormai avviato oppure non interferirono nel processo di evoluzione culturale?
Ludovica Morrone - Influenzarono molto la cultura femminile. A causa dei Conflitti, tutti i giovani e gli uomini furono costretti al servizio di leva, le donne dovettero sopperire alla loro mancanza iniziando a lavorare anche nelle fabbriche metallurgiche e non solo quelle tessili, le bambine furono indirettamente costrette a riprendere le redini dell'ordine domestico per crescere i piccoli e spesso erano costrette anche loro a lavorare. Tutto ciò influì sul percorso formativo delle bambine e sul progresso scolastico.
SDC - A seguito della bomba atomica, come i giapponesi e le giapponesi affrontarono la straziante situazione per uscirne fuori?
Ludovica Morrone - All'interno della mia ricerca non ho avuto modo di affrontare questo argomento poiché poco affine alle tematiche principali del libro che riguardano perlopiù lo sviluppo e il progresso delle shōjo dal punto di vista storico-sociale, scolastico e dell'intrattenimento. Non ho letto testi dove si affronta la ripresa scolastica dopo il lancio delle atomiche ma sicuramente approfondirò!
SDC - Ad oggi, il Giappone è considerato uno dei paesi più sicuri al mondo. Un paese dove i suoi cittadini son ben educati e si sentono al sicuro. Un paese dove molti sognano di andare almeno una volta nella vita. Qual è il "segreto" del fascino di questo paese?
Ludovica Morrone - Credo che il suo fascino risieda nello stretto rapporto tra Storia antica e modernità, tradizione e progresso, natura e tecnologia, animismo shintoista e industrie di caratura mondiale; è un dualismo che incanta. Si passeggia per strade frenetiche piene di luci e grattacieli per poi essere catapultati all'improvviso nel passato attraverso oasi di templi con giardini mozzafiato immersi nella calma e nel silenzio.
SDC - Qual è l'oggetto, il ricordo o l'esperienza che più ti lega alla cultura giapponese?
Ludovica Morrone - Oltre ai cartoni dell'infanzia, credo che l'esperienza che più mi lega a questo Paese sia il corso di studi svolto da remoto con la Nanzan University. A causa della pandemia non mi era stato possibile svolgere l'esperienza di viaggio-studio di un anno presso l'università giapponese ma, se sono riuscita a scrivere questo libro, è grazie ai loro insegnamenti e alla mitica Isoyama-sensei, professoressa del corso Japanese Pop Culture, la quale mi ha insegnato come approcciarmi a questo ambito di ricerca.
L'AUTRICE
Ludovica Morrone (Roma, 1995) è laureata in Lingue e Civiltà Orientali presso l'Università di Roma "La Sapienza". Nel 2020 ha ottenuto una borsa di studio per l'ammissione ai corsi della Nanzan Daigaku di Nagoya dove ha acquisito competenze bibliografiche e metodologiche che ha impiegato per perfezionare le sue ricerche nell'ambito degli shōjo studies. Membro dell'Associazione Italiana per gli Studi Giapponesi, lavora come traduttrice freelance dal giapponese per alcune delle più importanti case editrici di manga in Italia e gestisce con successo un canale tematico su Instagram dedicato alle diverse espressioni della shōjo bunka.
SHŌJO BUNKA
La cultura delle ragazze in Giappone dalla riforma scolastica del 1872 al Salone di Ōizumi
Editore: Società Editrice La Torre
Caratteristiche: 216 pp., cm 14,80 x cm 21, brossurato con copertina a colori
ISBN: 978-88-96133-74-3
Prezzo: € 18,50
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