Il linguaggio queer prodotto dalla cultura mediatica giapponese ci può svelare una narrazione spesso parallela a quella dei più famosi shōnen e shōjo, con sfaccettature articolate e radici più profonde di quanto si pensi. La presente ricerca parte da una ricostruzione storica della vita editoriale di manga, anime e riviste queer e, attraverso uno studio attento del linguaggio usato, ricostruisce l’evolversi di questi media e del loro pubblico.
Attraverso l’analisi di alcune opere cardine, si vogliono evidenziare gli elementi fondanti di tale narrazione e come siano mutate nel corso dei decenni anche le aspettative dei lettori a riguardo.
Una particolare attenzione viene data poi all’indagine dell’esperienza trans* e di non conformità di genere tramite titoli che propongono visioni relative a queste tematiche.
In questa intervista Camil Ristè ci racconta di più su questo progetto editoriale che sarà disponibile in anteprima a Lucca Comics and Games 2022.
Nella giornata di martedì 1° novembre, in occasione della presentazione in anteprima del suo saggio, Camil Ristè incontrerà il pubblico e firmerà le copie del libro presso lo stand dell’editore Società Editrice La Torre - Padiglione San Martino 1 –
Stand SMT125.
SDC - "Le sue labbra erano rosse, rosse come le fiamme… La rappresentazione LGBTQ+ nel fumetto e nel cinema di animazione giapponese" è il tuo nuovo libro edito per Società Editrice La Torre. Come nasce l'idea di questo progetto editoriale?
Camil Ristè - Non quest’anno e nemmeno l’anno prima.
Quest’idea, magari non in questo modo né in questa forma, era nata molto prima che me ne rendessi conto: il mondo dell’animazione giapponese e del fumetto ad essa legato sono stati elementi fondanti e fondamentali per la mia crescita, ma soprattutto essenziali per la presa di coscienza di me stesso in quanto uomo trans.
La volontà di creare un compendio che raccogliesse e spiegasse un mondo così caro a me, così simile eppure anche così diverso, mi ha fatto avvicinare alla Società Editrice La Torre che ha preso a cuore il progetto e mi ha permesso di condividere con chiunque fosse interessato al mondo LGBTQ+ giapponese, sotto una lente un po’ più pop.
SDC - In che modo è strutturato il volume?
CR - Dopo un’introduzione al tema, il saggio si articola in tre parti: la prima analizza il contesto culturale e le opere che riguardano situazioni omoaffettive al maschile; la seconda, invece, si sviluppa su situazioni omoaffettive al femminile; mentre la terza si focalizza sulle diverse espressioni di genere che si possono trovare sia nella cultura giapponese che nelle opere prese in esame.
SDC - Come ti sei documentato per la realizzazione di questo progetto?
CR - Finiti gli studi universitari, ho continuato ad interessarmi dell’argomento queer in relazione al mondo di anime/manga, seguendo conferenze e leggendo tanti, tanti saggi a tema, principalmente del mondo anglofono (il che non implica che tutti gli autori siano inglesi e/o americani, anzi).
I tre nomi che cito sempre sono Mark McLelland, con la sua estensiva bibliografia sul tema queer unito alla cultura pop; James Welker, che si è specializzato nello studio di manga di genere boys’ love (BL); ed Erica Friedman, esperta di manga di genere yuri e tutto quello che concerne il mondo saffico all’interno del fumetto e del cinema d’animazione giapponese.
Inoltre, mi piace menzionare Mitsuhashi Junko, autrice e divulgatrice transgender, i cui saggi (e anche tweet!) sono stati molto utili per poter avere una visione autoctona e personale dell’esperienza trans giapponese, come anche le produzioni di Nagaike Kazumi, che uniscono il mondo queer, il fumetto e la ricerca accademica.
L’analisi poi si è ampliata, includendo riviste, interviste, post da social e blog, vecchi e nuovi manga, ma anche articoli di giornale e libri di narrativa. Un po’ di tutto, insomma!
SDC - Il linguaggio queer prodotto dalla cultura mediatica giapponese ci può svelare una narrazione spesso parallela a quella dei più famosi shōnen e shōjo. Quanto i manga hanno raccontato storie di questo tipo nel corso degli anni?
CR - Seppure per molto tempo non si stesse parlando direttamente a un pubblico queer, il panorama giapponese ci ha offerto e ci offre molteplici opere che, almeno in parte, parlano di persone queer.
Magari non con i modi o le etichette a cui siamo abituati, ma esempi ne esistono anche nei più famosi shōnen e shōjo!
Già agli albori del manga abbiamo esempi di cross-dressing, di relazioni omoaffettive e di una percezione del genere relativamente fluida: contestualizzate nel loro periodo storico (quindi, in soldoni, se sono invecchiate “male” o meno), questi esempi hanno avuto un’influenza non indifferente sul pubblico, sia in patria che all’estero.
Adesso si ha sicuramente una percezione più accorta di come raccontare (o anche solo includere) esperienze diverse dallo status quo e possiamo vederlo nella vasta gamma di manga che ci propongono storie tratte da esperienze di vita vissuta o, d’altra parte, che sono di pura fantasia ma non si tirano indietro dal mostrarci la loro parte queer.
SDC - Qual è una delle prime storie ad aver mostrato attenzione verso questo tipo di linguaggio?
CR - Non c’è una storia nello specifico che ha dato inizio a questa evoluzione, proprio perché la terminologia cambia passo dopo passo assieme alla società che la utilizza.
Ci sono tantissimi autori e tantissime storie che parlano di personaggi queer già a partire dagli anni Settanta, ma per trovare una specifica attenzione al linguaggio queer dobbiamo aspettare l’inizio del nuovo millennio, con opere come Love My Life di Ebine Yamaji, con la storia di una ragazza lesbica che cerca di capire se stessa e il rapporto con i suoi genitori, o IS: Otoko de mo nai onna de mo nai sei (“IS - Il genere né uomo né donna”) di Rokuhana Chiyo, una lunga saga che vuole spiegare l’intersessualità al grande pubblico, portando in esame tre esperienze diverse prese da punti di vista differenti.
Questa attenzione all’esperienza personale e anche al linguaggio usato si è andata sempre più affinando e, nel panorama contemporaneo, le librerie contano moltissimi manga specializzati nel raccontare non solo una storia fittizia o autobiografica, ma anche delle specifiche linguistiche: cosa significa asessuale? Cosa significa transgender? Cosa significa essere agenere?
SDC - Quali opere sono prese in esame in questo libro?
CR - Nel primo capitolo ho voluto portare tre opere che esplorassero tre diverse fasi del fumetto BL, partendo dagli albori con Il poema del vento e degli alberi di Takemiya Keiko, per poi passare agli anni Novanta con FAKE di Matō Sanami e concludere con la light novel (adattata in un manga e poi in un anime) no.6 di Asano Atsuko.
Il secondo capitolo, invece, presenta i due capostipiti della rappresentazione saffica, cioè Sailor Moon di Takeuchi Naoko e Utena, la fillette révolutionaire di Saitō Chiho, il gruppo BE-PAPAS e Ikuhara Kunihiko.
Nel terzo capitolo mi sono concentrato sull’opera di Shimura Takako, Hōrō musuko (meglio noto come Wandering Son), esplorando il genere attraverso i panni di una bambina trans e seguendola dalle elementari alla fine del liceo, e la commedia sui generis di Hatori Bisco, Host Club - Amore in affitto, prendendo in esame proprio il protagonista, in quanto ambivalente sul proprio genere: né ragazza, né ragazzo.
SDC - Non solo manga ma anche anime: quale titolo è il più indicativo?
CR - Proprio per la loro tematica quasi intimista e autobiografica, molti manga che trattano in modo realistico dell’esperienza queer spesso non vengono adattati in anime.
Tuttavia, se ne dovessi consigliare uno, prenderei Hoshiai no sora (meglio noto come Stars Align), una serie originale di dodici episodi che, apparentemente, ci presenta una classica situazione da anime sportivo, nello specifico in un club scolastico di tennis giapponese (anche detto soft tennis), ma più andiamo avanti con la storia e più ci ritroviamo avvolti dalle problematiche dei giovani protagonisti, siano queste sessuali, di genere o psicologiche.
SDC - Quanto è importante raccontare queste storie?
CR - Direi quasi essenziale, non solo in un’ottica internazionale.
In una società così conformista come quella giapponese, vedersi rappresentati nei media può dare forza e far sentire meno soli. Può anche aiutare ad accettare se stessi, rivedendosi nelle pagine di un manga o nelle scene di un anime. Inoltre, non possiamo ignorare l’importanza che queste opere hanno nel sensibilizzare il grande pubblico all’esperienza di vita delle persone queer.
SDC - Quando nasce la tua passione per i manga?
CR - Sono cresciuto a pane e manga.
Mia sorella maggiore (di sette anni) comprò i primissimi fumetti di Dragonball Z nel lontano 1998 e poi, a seguire, Card Captor Sakura e qualunque altra cosa creata dal quartetto CLAMP che fosse stata pubblicata in Italia.
All’inizio degli anni Duemila leggevo tantissimi shōjo (sempre per via di mia sorella), ma anche shōnen (fra tutti Inuyasha, ma anche Black Cat, Shaman King, ecc.) e seinen (ho un’immagine di me con Berserk tra le mani a dodici anni).
Quella passione-ossessione non mi ha più lasciato.
SDC - Quali sono i prossimi appuntamenti per conoscere il tuo libro?
CR - Lo staff di Società Editrice La Torre sarà presente a Lucca Comics & Games 2022 dal 28 ottobre al 1 novembre e con loro anche il mio saggio!
Però, se volete conoscermi di persona e ricevere una copia con dedica, sarò presente al loro stand (Padiglione San Martino 1 – Stand SMT125) martedì 1 dalle 10 alle 12.
SDC - Ci sono altri progetti dei quali vuoi parlarci?
CR - Sto per cominciare la mia ricerca come dottorando all’Università Alma Mater Studiorum di Bologna con un progetto che verterà proprio sull’analisi storica, culturale e sociale della comunità queer giapponese e come questa si sia descritta o si descriva nella letteratura e nei media pop contemporanei.
Mi piacerebbe continuare a trattare questi argomenti anche in futuro con articoli o altri saggi.
Titolo: Le sue labbra erano rosse, rosse come le fiamme… La rappresentazione LGBTQ+ nel fumetto e nel cinema di animazione giapponese
Autore: Camil Ristè
Editore: Società Editrice La Torre
Anno: 2022
Collana: Oriente
Prezzo: € 18,50
L'autore: Camil Valerio Ristè (Jesi, 1992), laureato in Lingua e Cultura Giapponese all'Università Ca' Foscari di Venezia, è dottorando in Lingue, Letterature e Culture Moderne: Diversità e Inclusione presso l'Università Alma Mater Studiorum di Bologna dove svolge ricerche sui media giapponesi a tema queer. Parallelamente, la passione per il disegno lo ha portato a conseguire un diploma di fumetto all'Accademia di Comics, Arti Visive e Creatività di Jesi. Collabora con articoli sulla cultura queer al portale di approfondimento su manga e anime statunitense Anime Herald.
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