Fino al 26 Settembre 2021 sarà possibile visitare la mostra Andrea Pazienza. Fino all'estremo, allestita presso Palazzo Albergati di Bologna.

A 20 anni dall'ultima mostra a lui dedicata, questa mostra evidenzia il rapporto tra Andrea Pazienza e la città di Bologna, tra fumetti e rivoluzioni socio-culturali, in uno dei suoi periodi più creativi e stimolanti.

In mostra oltre 100 opere provenienti dagli archivi delle persone a lui più care, per un percorso espositivo che viaggia tra la vita dell'artista immersa nelle strade di Bologna e la rivoluzione e voglia di libertà.

Con il Patrocinio del Comune di Bologna, prodotta e organizzata da Piuma in collaborazione con Arthemisia e a cura di ARF! - Festival di storie, segni & disegni, la mostra è realizzata con il contributo della Fondazione Terzo Pilastro – Internazionale presieduta dal Prof. Avv. Emmanuele F. M. Emanuele, grazie alla quale tutti i bambini al di sotto dei 12 anni potranno usufruire dell'ingresso omaggio e tutti gli studenti delle scuole secondarie e delle università dell'ingresso ridotto.
La mostra vede come Media Partner BilBOlbul Festival Internazionale di Fumetto e RIFF Rete Italiana Festival di Fumetto.

L'evento è consigliato da Sky Arte.

Il Comune di Bologna, in collaborazione con Bologna Welcome, partecipa attivamente alla promozione della mostra, anche attraverso lo strumento della Card Cultura.

Stefano Piccoli, co-curatore della mostra, racconta in questa intervista ad A6 Fanzine il progetto espositivo.


Sono trascorsi ventiquattro anni dall'ultima mostra dedicata a Andrea Pazienza realizzata a Bologna. Fino all'estremo è dunque la nuova mostra inaugurata a Bologna il 7 maggio dedicato al fumettista. Come è strutturata?
Fino all'estremo, che poi doveva essere il titolo originale di Gli ultimi giorni di Pompeo: fino all'estremo, è un mostra con cui sia io che Mauro Uzzeo (co-curatore insieme al sottoscritto, nonché mio socio di ARF! Festival) volevamo raccontare un Pazienza più ficcante, e in qualche modo anche più politico, di quanto non avessimo fatto due anni fa a Roma con Trent'anni senza, la mostra che celebrava il trentennale della sua scomparsa. Che era più semplicemente un'antologica del Paz fumettista. 

La nuova sfida, in questo caso, era anche Bologna stessa, la città che l'ha ospitato per tanti anni, che vive ancora oggi con lui un rapporto di carne e di sangue, forse anche per via del retaggio socioculturale più che unico che la permea. Non solo: il confronto con la straordinaria mostra bolognese a lui dedicata nel 1997 era dietro l'angolo in termini di giudizio e aspettative, soprattutto da parte della cosiddetta vecchia guardia, non della nuova generazione; studenti ventenni dell'Alma Mater, del Dams o dell'Accademia di Belle Arti che nel '97 non erano nemmeno nati (!) e che ci auguriamo rispondano numerosi a questa esposizione.

É una mostra con un percorso che abbiamo strutturato fondamentalmente in due concept e tre corpi principali.

Il primo è un concept di natura cronologica, perché si percorre al contrario, partendo da Pompeo (il suo ultimo libro completo) e tornando indietro negli anni fino a Pentothal (il suo primo libro realizzato appunto durante i suoi anni bolognesi); il secondo è quasi un'azzardo, una sorta di interpretazione che abbiamo voluto dare alla sua opera - attraverso i testi e gli allestimenti - suggerendo dei parallelismi in alcuni casi provocatori e in altri quasi liturgici.

Forse sarebbe più corretto chiamarle delle possibili chiavi di lettura per il visitatore, ma sono comunque interpretazioni ascrivibili alla curatela, che fino a qualche anno fa - con meno esperienza - non ci saremmo mai permessi di osare, per evitare il rischio di una possibile sovrascrittura all'artista stesso.

Fatto sta che in questo percorso al contrario, si attraversano quei tre "corpi principali" composti da Pompeo accostato alla Via Crucis del Tiepolo, alla (quasi totale) saga di Zanardi accostato alla cronaca nera e la violenza efferata degli anni '80 (ma anche contemporanea, come i fratelli Bianchi e l'omicidio di Willy Monteiro) dei figli della borghesia di destra, fino a Pentothal e il movimento bolognese del '77 in cui convivevano Lotta Continua, gli studenti universitari, la Traumfabrik, Radio Alice o i Gaznevada.

Non mancano certo altre bellissime opere, se pensiamo ai ritratti di Betta e il Corteo a Bologna, alle pagine de Il perché delle anatre, dell'incompiuto Astarte, di Pertini o la tavola autoconclusiva della strage di Bologna (2 agosto 1980) che chiude la mostra, accanto all'uscita.


Quanto Bologna è stata musa ed ispiratrice per i fumetti di Andrea Pazienza? Qual era il suo legame con la città?
Era fortissimo in ambo i sensi, sia suo verso la città, che di Bologna verso di lui.

Pazienza si trasferì a Bologna per frequentare il Dams e questo lo portò a sua volta a frequentare l'ambiente assolutamente creativo e vivace di quegli anni, con ogni possibile accezione artistica o politica. Amicizie nel fumetto e nell'editoria, amicizie nella musica, etc.

Anni (e luoghi) che hanno creato vere scuole in molteplici ambienti artistici e performativi.

Comunque una Bologna sempre presente non solo in Pentothal, ma anche come "scenario" delle scorribande di Zanna, Colasanti e Petrilli in tutte le storie che hanno reso immortali questi personaggi, che siano Giallo scolastico, Verde matematico, Notte di Carnevale, Cuore di mamma o Cenerentola 1987, crudele come non mai.


Quanto il suo estro creativo e il suo modo di raccontare hanno cambiato e rivoluzionato il fumetto? Quanto questa eredità, ad oggi, continua ad ispirare le nuove leve del fumetto?
Una "rivoluzione" del fumetto italiano in termini di rottura, sperimentazione, provocazione, ribaltamento dello status quo e di tutte quelle che erano le regole del raccontare a fumetti in un paese come il nostro (da sempre dominato dai formati della Sergio Bonelli Editore a livello di testi, gabbie, storytelling), dagli anni '70 in poi è passata attraverso l'opera di Paz così come attraverso quella dei tanti altri autori - Tamburini, Liberatore, Scozzari, Mattioli - che, con o senza di lui, hanno concorso a progetti scardinanti come Il Male, Frigidaire o Frizzer.

E subito dopo di loro, sempre a Bologna, dalla prima metà degli anni '80, il gruppo Valvoline (Mattotti, Igort, Brolli, Carpinteri, Jori) che "uccidendo i padri" ha proseguito con altre rotture e altre sperimentazioni e che - lo ammettano o meno - in qualche modo erano comunque figlie di quelle esperienze.

Ecco: io credo che un autore come Andrea Pazienza, assolutamente eclettico nel disegno (con ogni strumento e ogni tecnica), capace di raccontare le cattiverie più estreme o le dolcezze più poetiche, abbia influenzato enormemente l'intera generazione di autori di fumetti (compreso me) che gli sono seguiti.

Esiste in Italia una grande tradizione del fumetto ed esistono una serie di Maestri riconosciuti - penso su due piedi a Pratt, Toppi, Micheluzzi o De Luca - che hanno innegabilmente fatto scuola, innescando veri e propri stilemi nella Nona Arte, punti di riferimento essenziali per chiunque scriva o disegna fumetti.

Ma credo che Pazienza (ne parlammo proprio durante un panel di ARF! 2016 dedicato a quello che sarebbe stato il suo 60° compleanno, che tra gli altri ospitava Gipi, Ratigher, LRNZ, Laura Scarpa, Giorgio Santucci e Zerocalcare) abbia influenzato più di chiunque altro ogni autore italiano, spesso (forse) anche in maniera quasi inconsapevole, che sia attraverso un segno, una battuta o una citazione.

Alcune cose dette o scritte da Pazienza, più di qualsiasi altro fumettista italiano, fanno ormai parte dell'immaginario collettivo, dei modi di dire. Negli anni sono diventate dei virgolettati ascrivibili solo e soltanto a lui!


Qual è la sua opera più rappresentativa e che ogni amante del fumetto dovrebbe assolutamente leggere?
Molto difficile dover "scegliere" cosa leggere o meno di Andrea Pazienza. Cosa suggerire.

Personalmente amo la sua intera opera sin dai tempi del liceo artistico, in ogni suo aspetto tragico, comico o poetico. Ma senza nulla togliere a tutto il resto della sua produzione - se penso per esempio a un capolavoro come Campofame - sicuramente Pompeo è uno dei più straordinari libri a fumetti non di Pazienza in quanto Pazienza, ma di tutto il XX secolo!



Nelle sue opere ambientate a Bologna, molte raccontano delle lotte universitarie, delle lotte di classe, incrociando politica e sociale. Ma anche sogni, amori, speranze di una generazione. Attraverso gli occhi del suo personaggio Penthotal dunque, il lettore si immerge in una realtà fantastica. Cosa racconterebbe Pazienza della Bologna di oggi?
Non ne ho idea, nel senso che ho sempre molta difficoltà nel rispondere a domande ipotetiche che lo riguardano in correlazione al presente: cosa disegnerebbe oggi? Come si comporterebbe Pazienza sui social network? Non lo so. 

Potrei dire che la sua grande capacità nel "fotografare" il mondo che lo circondava (nella sensibilità quanto nel cinismo, nella lettura sociale, politica o anche grottesca della realtà, della vita) lo porterebbe a raccontare una Bologna attualissima, esattamente come - non solo con Pentothal - riusciva a fare in ogni suo fumetto, dal disegno ai dialoghi, fino a quegli slang che inventava e in cui poi si riconoscevano i suoi lettori.

Tra l'altro, su certe cose era talmente avanti che la "sua" Bologna in qualche modo era già quella di oggi.


In mostra, oltre le opere di Andrea Pazienza, sono presenti anche le fotografie di Enrico Scuro. Cosa raccontano queste fotografie di Andrea Pazienza?
In realtà raccontano la Bologna del '77, non propriamente Andrea.

L'idea della sala che ospita le tavole di Pentothal era proprio questa: creare una sorta di "scenografia" (d'autore) che facesse da sottotrama alle pagine del libro.

Nell'ipotizzare il possibile allestimento, ho pensato subito a Enrico Scuro, considerato da tutti "il fotografo del movimento", grazie a immagini iconiche come il suo celebre scatto di via Mascarella con i fori sul muro dei proiettili che hanno ucciso Francesco Lorusso, le manifestazioni in piazza, i pugni alzati, i carri armati in città mandati da Cossiga.

Un enorme artwork che fonde tra loro tutte queste suggestioni (che peraltro a Enrico è piaciuto moltissimo) insieme a manifesti e prime pagine dei quotidiani dell'epoca, in cui le cornici con le tavole originali di Paz sono state inserite "dentro" questa gigantografia che ricopre la parete della sala.


La mostra è frutto della collaborazione tra varie realtà del mondo del fumetto. Quanto è importante fare rete per la promozione del fumetto?
Fino all'estremo è frutto di una partnership assolutamente inedita tra Arthemisia, che opera nell'Arte moderna e contemporanea a livello nazionale e internazionale e che a Bologna gestisce Palazzo Albergati, e ARF! Festival, che ne ha gestito l'intera curatela.

Poi ovviamente esistono le collaborazioni. Nel senso che nel nostro "giocare fuori casa" (da Roma) per organizzare questa esposizione a Bologna, ci è venuto spontaneo dialogare con il BilBolBul, essendo il territorio in cui loro operano culturalmente da sempre, con il fumetto.

Ma questo dialogo è anche frutto di un progetto più ampio, cioè la nascita - proprio durante il lockdown - di RIFF Rete Italiana Festival di Fumetto (di cui per l'appunto fanno parte sia ARF! che BilBolBul), cioè la prima associazione nazionale di categoria dei festival italiani, che al suo interno conta già 30 associati che a loro volta sono espressione delle città e dei territori in cui operano, dal Trentino Alto Adige alla Sicilia!

Se è vero che "l'unione fa la forza", la nascita di RIFF è la sublimazione del fare rete e sono certo che rappresenterà un grande passo in avanti per la promozione e la valorizzazione del fumetto in termini culturali e anche istituzionali.


Il fumetto è ormai sdoganato e attira sempre più appassionati, coinvolgendo anche i neofiti. Ci saranno altre mostre in tema prossimamente?
Se parliamo nello specifico di Palazzo Albergati a Bologna, bisognerebbe chiederlo ad Arthemisia (e ovviamente ci auguriamo tutti di sì).

Se invece è un discorso più generale, le mostre dedicate ai fumetti sono ormai dovunque, sono sempre di più e sono sempre più belle. Peraltro - in questo momento - rappresentano in pieno quel segno di necessaria ripresa post pandemica, perché la mostra - a differenza di un festival - è già possibile, per il tipo di fruizione che implica in termini di norme.

La si può insomma allestire e aprire al pubblico senza rischio di assembramenti, essendo de facto un'esperienza che - volendo - si può vivere anche singolarmente.

Io stesso subito dopo l'inaugurazione di Fino all'estremo, non ho fatto in tempo a rientrare a Roma da Bologna che nel frattempo (con ARF!, in queste ultime tre settimane) ho già presentato la mostra di Gianni De Luca al Testaccio e la collettiva Women In Comics a Palazzo Merulana.




Informazioni
www.palazzoalbergati.com
www.arthemisia.it

Orario apertura
Dal lunedì al venerdì dalle ore 15.00 alle 20.00
Sabato, domenica e festivi dalle ore 10.00 alle ore 20.00
(la biglietteria chiude un'ora prima)

Biglietti
Intero € 12,00
Ridotto € 10,00

Hashtag ufficiale
#MostraAndreaPazienza