Roberto Biadi, nel suo graphic novel d’esordio Le Nuvole del Soffitto, nasconde sotto un approccio scanzonato le grandi domande sulla quotidianità, che emergono potenti tra le pieghe di un fumetto sorprendente per acume e struttura visiva: cosa significa oggi, davvero, essere vivi? Sentirsi vivi? E, forse soprattutto, per chi sentirsi tali?

In questa intervista a Roberto Biadi ne scopriamo di più.


SDC - Le nuvole del soffitto è la tua graphic novel d’esordio. Come nasce l’idea di questo fumetto?
Roberto Biadi - È sempre un po’ difficile marcare con esattezza quando un progetto prende “coscienza” di sé e di essere un progetto vero e proprio e non un’idea.

All’inizio volevo fare un fumetto su un topo che di lavoro faceva il fumetto, aveva uno show tutto suo (che era il fumetto stesso),era straricco e debosciato come ci si potrebbe aspettare dalle persone peggiori, e poi pian piano nel corso del tempo il personaggio è cresciuto per conto suo (negli scomparti laterali della mia testa) e piano piano gli sono successe cose, come a me.

Quando ho messo insieme quelle cose e le ho rese comprensibili per qualcuno che non fossi io, allora l’idea è diventata un progetto.

SDC - Il protagonista della tua storia scopre di essere morto. In realtà la sua “vita”non sembra essere cambiata. Cosa significa vivere per il protagonista?
Roberto Biadi - Ah boh, dovresti chiederlo a lui e non credo che ti saprebbe rispondere.

SDC - In modo scanzonato, il tuo fumetto affronta grandi tematiche esistenziali. Possiamo fornire una risposta (o in parte) a queste tematiche?
Roberto Biadi - No, non credo, e di certo non uno come me o peggio come il topo. Io comunque diffido di chi si fida troppo di quello che pensa.

SDC - Cos’è dunque la morte? Un modo d’essere? Uno stato mentale? La certezza di non esserci più? (potremmo diventare zombie, chissà)
Roberto Biadi - La morte è un concetto e la sua ineluttabilità lo rende un concetto con cui non si può non fare i conti. Per il resto è un altro grande enorme BOH. 

Dal mio punto di vista la morte fa paura ma è anche l’unico modo per vedere se c’è qualcosa dopo.

Gli zombie sarebbero fighi, però preferirei che la prossima stagione della serie “umanità” fosse incentrata sui robot o sugli alieni. Poi di zombie ce n’è già un bel po’ a giro mi sembra, sarebbe pleonastico.

SDC - Qual è l’input che darà al tuo protagonista la voglia di sentirsi vivo?
Roberto Biadi - Chissà, forse è solo l’input di cercare di avere voglia di essere vivi a essere l’input che da la voglia di essere vivi.

Io per esempio ho mia figlia, e viene facile pensarla come ragione di vita, ma lei non è la mia ragione di vita: lei è Nina, il che è molto di più.

Penso che chi sovrappone le proprie paure o aspirazioni alle altre persone rischia sempre di far loro del male.

Chioso con la famosa frase di Oppenheimer dopo lo scoppio della bomba atomica: che la ricerca di cosa guardare su netfliz non sia essa stessa il guardare netfliz?


SDC - In che modo la storia e il tratto del disegno si mescolano per raccontare le emozioni e i “drammi” del protagonista?
Roberto Biadi - La concezione grafica e visiva del fumetto è basata sulle ripetizioni ossessive, e sulle minuscole variazioni.

Una serie infinita di cicli che si ripetono, a volte un po’ diversi, che ricalcano in parte l’approccio alla vita del topo.

Il tratto è il più possibile pulito e preciso, si sporca solo sul viale dei ricordi e sul treno verso la Maremma, eterna magnifica palude.

Il personaggio è come il tratto, non vive di drammi, ma vive di assenze. Anche perché non è un personaggio che soffre particolarmente o che ha una vita tanto peggiore degli altri.

Il morire è solo una cosa come un altra, che fa scaturire domande che comunque ci facciamo lo stesso anche senza un dottore pelato che ci dica che siamo morti.

SDC - Come già anticipato, Le nuvole del soffitto è il tuo fumetto d’esordio. Quanta strada hai fatto prima di trovare il momento giusto per la pubblicazione?
Roberto Biadi - Come dicevo nella prima domanda non è stato un percorso lineare e solo dopo molti anni in cui abbozzavo scene o vignette il fumetto ha cominciato a prendere forma.

Per il resto sono molto contento di aver trovato un editore come ADD interessato a portarlo fuori dai miei cassetti, ma devo dire che non era essenziale, per me, che il fumetto uscisse, quanto lo è stato il farlo.

Quando ho contattato l’editore avevo praticamente già concluso tutte le tavole (anche se poi c’è stato un bel po’ di edit, di correzione bozze, di miglioramenti, di tagli ecc ecc), quindi direi che forse il fumetto ha trovato da solo il momento giusto per la pubblicazione quando si è “sentito pronto”.

SDC - C’è un pubblico in particolare a cui consigliare caldamente la lettura di questa graphic novel?
Roberto Biadi - Domanda difficile.

Ho avuto spesso la sensazione che stessi facendo un fumetto che interessava solo a me.

Mi piacerebbe consigliarlo caldamente a chi ha voglia di prendere il tempo di leggerselo con calma, per vedere se dentro ci trova almeno un pezzettino di sé.

SDC - Ci saranno incontri con il pubblico dei lettori prossimamente?
Roberto Biadi - Sicuramente, ma solo se non muoio.


ROBERTO BIADI
LE NUVOLE DEL SOFFITTO

pagine: 224 pagine a colori
prezzo: 22 €

dal 17 maggio in libreria

 

ROBERTO BIADI nasce in Maremma nel 1983 e, dopo diverse peripezie, approda nel mellifluo mondo della comunicazione. Lavora in modo trasversale attraverso diversi linguaggi (illustrazione, animazione, scrittura, pittura, videomaking) e svariate tecniche, alla ricerca di una narrativa e del punto di vista da cui raccontarla. I suoi cortometraggi H e Shunga hanno ricevuto premi e menzioni in diversi festival, e sono stati selezionati come “video del mese” e “staff pick” su Vimeo. Vive a Torino con la figlia Nina.