E' uscito il 22 Aprile 2024, il volume Al cinema con gli anime. I film di montaggio italiani tratti dalle serie televisive giapponesi negli anni Ottanta, di Jacopo Benini, edito per Società Editrice La Torre.

Il saggio narra di un fenomeno curioso che si è sviluppato tra la fine degli anni Settanta e l'inizio degli anni Ottanta in Italia: alcune serie animate giapponesi, da poco in onda sulle reti televisive nazionali, fanno capolino nelle sale cinematografiche della penisola mediante la proiezione di film di montaggio realizzati in Italia che in breve tempo prendono il posto in cartellone delle prime e meno fortunate importazioni di lungometraggi d'animazione dal Giappone.

Jacopo Benini, in questa intervista, racconta le serie televisive oggetto di questa conversione dal piccolo al grande schermo, quante sono state e soprattutto quali sono stati i criteri e le modalità rispetto agli episodi originali.

Queste e altre curiosità ci attendono nel saggio, arricchito dalla prefazione di Gianluca Di Fratta, con le interviste a Riccardo Billi e Malisa Longo, Dario Muras, Massimo Nicora, Davide Pulici e Mario Verger.



SDC - Chi è Jacopo Benini e come nasce l'idea di scrivere "Al cinema con gli anime. I film di montaggio italiani tratti dalle serie televisive giapponesi negli anni Ottanta"?
Jacopo Benini - Sono innanzitutto un grande appassionato d'animazione, nazionale e internazionale – attenzione: animazione come tecnica, e non come genere. 

Questa è un po' una mia battaglia personale; sono fermamente convinto che con l'animazione si possano raccontare innumerevoli storie con innumerevoli stili, e limitarsi a considerarla solo come una fonte d'intrattenimento per i più piccoli è un grosso inciampo e un'occasione persa per apprezzarne appieno le potenzialità.

In secondo luogo, mi interesso molto dei "viaggi" che prodotti come i film e le serie televisive intraprendono da un contesto socioculturale a un altro o più, ossia di cosa si perde in ogni processo di adattamento e localizzazione per pubblici nuovi e di cosa invece, talvolta, si guadagna.

E l'idea di scrivere "Al cinema con gli anime" parte proprio da questa volontà di ricostruire e chiarire (prima che ad altri, a me stesso) cosa successe in quel frangente di tempo a cavallo tra gli anni Settanta e Ottanta, quando alcune serie d'animazione arrivate dal Giappone e di grande successo sulle televisioni italiane cominciarono a essere riproposte, in un formato schermico più grande ma dal metraggio assai ridotto, sugli schermi cinematografici di tutta Italia.

SDC - In che modo ti sei documentato per la realizzazione di questo volume?
Jacopo Benini - Oltre alla corposa bibliografia interdisciplinare a cui faccio riferimento in tutto il testo, è stato fondamentale il contributo di alcuni enti come la sede provinciale bolognese dell'ANICA (Associazione Nazionale Industrie Cinematografiche Audiovisive e Digitali) e la Fondazione Centro Sperimentale di Cinematografia – Cineteca Nazionale, che con ampia disponibilità e gentilezza mi hanno aperto le porte dei loro archivi permettendomi di consultare pubblicazioni d'epoca e documenti di difficile reperibilità, e che approfitto per ringraziare sentitamente ancora una volta.

E poi, beh, guardando i film!

L'operazione non è stata fra le più semplici, con lo schermo costantemente diviso tra il lungometraggio di montaggio sotto esame da una parte e la riproduzione delle puntate originali dall'altra, così da poterne trarre – tra le altre cose – gli schemi delle "composizioni interne" proposti nel libro: quali episodi sono stati utilizzati per ciascuna pellicola, in quale ordine e proporzione rispetto alla durata totale del montaggio cinematografico.

E, devo dire, mi ritengo piuttosto soddisfatto del risultato, è stata una "ricerca nella ricerca" molto stimolante!
 

SDC - Tra gli anni '70 e gli anni '80 in Italia si assiste alla proiezione di alcune serie animate, con un montaggio... nostrano. Cosa spinse i produttori dell'epoca a realizzare una tale operazione artigianale?
Jacopo Benini - Questo è un argomento trattato ampiamente nel libro, dove ho cercato di guardare al fenomeno sotto molteplici sfaccettature. 


Sicuramente, una prima risposta potrebbe riguardare le motivazioni di ordine economico in capo a chi si è fatto ideatore e committente delle conversioni cinematografiche di queste serie animate dal già consolidato e conclamato successo presso il pubblico televisivo, ma questa per me è sempre stata una considerazione parziale; un'intuizione del genere, se ben calcolata ed eseguita, avrebbe potuto certamente portare a un (singolo) risultato ragguardevole a livello di incassi, ma affinché si generasse il numero di film di montaggio che si sono susseguiti nei cinema italiani tale risultato sarebbe dovuto anche durare nel tempo.

Ed effettivamente è stato così, facendo leva su aspetti culturali, tecnologici e di consumo mediale che hanno fatto sì che il pubblico cinematografico del periodo si appassionasse, almeno in prima battuta, a questo tipo di pellicole, creando un circolo virtuoso che ha portato alla realizzazione e proiezione della quindicina di pellicole costituenti il corpus principale d'indagine del mio studio.

SDC - L'enorme successo dell'operazione apre a diversi spunti di riflessione. Abbiamo avuto un guizzo più creativo (rispetto all'originale) o semplicemente (e banalmente) non ne detenevamo i diritti per la proiezione?
Jacopo Benini - Tutte e due, e nessuna delle due.

Se da un lato l'idea di trarre film cinematografici dalle serie d'animazione giapponese in voga sulle reti italiane è stata appannaggio di connazionali, dall'altro il formato del lungometraggio di montaggio tratto dagli anime di punta non nasce di certo in Italia, bensì nello stesso Giappone da cui le produzioni originali venivano importate.

Inoltre, se in alcuni casi pare ci si sia mossi in piena ottemperanza del benestare dei detentori dei diritti di distribuzione e trasmissione, in altri lo scenario si fa decisamente più nebuloso.

È anche questo il bello del fenomeno dei film di montaggio: ogni caso è a sé stante, e tutti concorrono a un panorama di produzioni dai contorni decisamente frastagliati e plurisfaccettati.

SDC - Quali sono gli episodi più clamorosi che divergono dagli originali?
Jacopo Benini - Ce ne sono molteplici, ma i primi due che mi tornano alla mente – per motivazioni opposte – sono La più grande vittoria di Jeeg Robot e Le nuove avventure di Capitan Harlock.

Il primo combina e rimpasta alcune delle puntate iniziali della serie di derivazione, cucendovi addosso una narrazione nuova e di comodo che attribuisce alla pellicola un riuscito senso di autoconclusività compiuta.

Il secondo, invece, non pare proporsi simili intenti, portando a un risultato finale in cui la narrazione serrata della serie originale viene sacrificata a vantaggio di logiche di altro tipo, ossia a una ricombinazione dei materiali di partenza esteticamente piacevole ma narrativamente inconcludente e talvolta addirittura di difficile comprensione.

SDC - In che modo venivano scelte le animazioni per apportare questi montaggi "made in Italy"?
Jacopo Benini - I criteri principali che ho individuato e sistematizzato durante il mio studio sono due: da una parte i "film collettivi", che giustappongono fra loro episodi diversi della stessa serie con lo scopo di arrivare alla durata del lungometraggio, senza dunque pretese di restituire in alcun modo la continuità originale della produzione televisiva; dall'altra i "compendi cinematografici", in cui il taglia e cuci si fa più strategico e finalizzato a riassumere, almeno in parte, un arco narrativo preesistente, sempre nei limiti di durata di un film normale ma attingendo da un bacino di episodi originali decisamente più consistente. 

Un esempio di film collettivo può essere Leo il re della jungla, che costituisce un caso molto particolare perché antecedente di diversi anni al periodo in cui i film di montaggio hanno preso effettivamente piede nelle nostre sale, e perché per lungo tempo è stato scambiato con un'altra pellicola, sempre tratta da Jungle Taitei ma realizzata in Giappone, mostrata in Italia solo durante la Mostra Internazionale del Cinema di Venezia del 1967

Esempi di compendi cinematografici sono invece le trilogie di pellicole tratte da Heidi, Goldrake e Candy Candy – quest'ultima con un twist, perché l'ultimo capitolo è in realtà ricavato da un altro anime: Lulù, l'angelo tra i fiori.
 

SDC - Ad oggi una operazione del genere sarebbe impensabile o forse col web è ancora in atto?
Jacopo Benini - Credo che nello scenario mediale interconnesso e globale dei giorni nostri sia molto più facile per i detentori dei diritti originali esercitare il proprio controllo sulle modalità di adattamento e distribuzione delle proprie produzioni, rendendo questo tipo di operazioni – laddove non autorizzate – molto più difficoltose.

È anche vero che film di montaggio continuano a essere prodotti in patria e vengono talvolta distribuiti cinematograficamente anche in Italia; penso agli ultimi due film di Demon Slayer: Kimetsu no yaiba - Verso il villaggio dei forgiatori di katana (2023), che riassume il finale della seconda stagione dell'anime e anticipa l'inizio della terza, e Kimetsu no yaiba - Verso l'allenamento dei pilastri (2024), che riassume la terza e anticipa la quarta.

Non è quindi un'operazione impensabile, anzi, è tuttora strategicamente pensata a tavolino come traino promozionale per sempre nuove produzioni. 


E anche sul versante grassroots, vale a dire delle produzioni realizzate dai fan, non è raro incontrare nelle piattaforme di video sharing versioni riassunte degli archi narrativi dei titoli da loro più apprezzati – prima che vengano prontamente rimosse per infrazione del copyright, certo, ma comunque a dimostrazione che il gusto per gli anime in formato condensato non si è mai spenta, specie nel mondo dal consumo (mediale) veloce di oggi.

SDC - All'interno del volume c'è una prefazione di Gianluca Di Fratta e le interviste a Riccardo Billi e Malisa Longo, Dario Muras, Massimo Nicora, Davide Pulici e Mario Verger. Qual è stato il loro apporto e quale il punto di vista al riguardo?
Jacopo Benini - L'apporto dei nomi citati nell'economia del libro è per me inestimabile.

In ogni contributo, sono stato condotto per mano in un'epoca che non ho mai vissuto (all'inizio degli anni Ottanta i miei genitori non si conoscevano nemmeno!), e ho potuto rivivere grazie alle loro testimonianze l'emozione di ritrovare sul grande schermo i propri beniamini, finalmente a colori e "riguardabili" tante volte quante il film sarebbe stato proiettato.

Penso che il libro, oltre a ricostruire il fenomeno dei film di montaggio, fornisca uno spaccato delle modalità di consumo mediale dei giovani di allora che, per quelli di oggi, risultano assolutamente aliene: il vincolo della fascia oraria, l'impossibilità della replica immediata, l'enorme difficoltà nel reperire immagini ufficiali o informazioni di prima mano… Tutti fattori di cui, lo ammetto, nemmeno io ero pienamente consapevole nelle fasi iniziali del progetto ma che, una volta messi in chiaro grazie alle personalità di settore e agli studiosi coinvolti (che ringrazio nuovamente, uno a uno, per il loro tempo e la loro disponibilità concessami) hanno contribuito in modo imprescindibile a completare il quadro della mia ricerca.

SDC - Ci saranno incontri con i lettori per approfondire queste tematiche?
Jacopo Benini - Ci stiamo già lavorando e presto inizieremo a pubblicizzare gli appuntamenti sia online che presso le fiere di settore!

Intanto, ringrazio tutto lo staff di A6 Fanzine per la splendida intervista!



Jacopo Benini (Ferrara, 1996) è laureato in Mediazione Linguistica e Culturale presso l'Uni­versità degli Studi di Padova, e in Cinema, Televisione e Produzione Multimediale presso l'Al­­ma Mater Studiorum di Bologna. Nutre un profondo interesse scientifico verso l'ambito dei flussi mediali trans­nazionali, con particolare riguardo ai processi di adattamento e localizzazione dei testi audiovisivi dai contesti socioculturali di produzione a quelli di importazione e nuova ricezione. Ha lavorato come dialoghista all'edizione italiana di alcuni docureality per il mercato nazionale e ha partecipato in veste di redattore al progetto di schedatura e catalogazione di varie produzioni seriali per la piattaforma dedicata alle serie televisive de La Repubblica.

Jacopo Benini

Al cinema con gli anime

I film di montaggio italiani tratti dalle serie televisive giapponesi negli anni Ottanta

 

Editore: Società Editrice La Torre

Caratteristiche: 344 pp., cm 14,80 x cm 21, illustrazioni in b/n, brossurato con copertina a colori

ISBN: 978-88-96133-71-2             

Prezzo: € 22,50