Il volume «Steven Spielberg - Mondi e visioni del re dei blockbuster» di Giovanni Toro, analizza il percorso artistico del regista passando in rassegna tutta la sua produzione cinematografica, tra approfondimenti, curiosità e retroscena.

Da Lo squalo e Incontri ravvicinati del terzo tipo, passando per E.T. L'extra-terrestre, Indiana Jones, Jurassic Park, arrivando a La guerra dei mondi e The Fabelmans: un ritratto completo di oltre cinquant'anni di carriera.

In questa intervista a Giovanni Toro, scopriamo di più su questo saggio edito da Edizioni NPE.



SDC - Steven Spielberg - Mondi e visioni del re dei blockbuster è il tuo nuovo libro. Come nasce il progetto di questo libro dedicato a uno dei registi più visionari della storia cinematografica?

Giovanni Toro - Mio padre faceva il proiezionista part-time in un cinema del mio paese e il primo film che mi portò a vedere, con lui in sala proiezioni, fu Incontri ravvicinati del terzo tipo . Avevo 8 anni allora e per me fu come salire su una giostra piena di luci e di colori, un'esperienza che non potrò mai dimenticare! 


Poi seguì la visione di E.T. l'extra-terrestre qualche anno dopo, un altro capolavoro spielberghiano, e a quel punto mi ero già innamorato di un certo cinema e di Steven Spielberg, anche se allora non sapevo chi fosse Spielberg.


Dal momento che Spielberg ha segnato un po' i miei gusti in fatto di cinema e mi ha spinto poi a intraprendere lo studio del cinema e di tutto quello che ci gira intorno, ho creduto di scrivere un libro dedicato a Spielberg, esponendo il mio punto di vista personale sulla sua vasta produzione.

 

SDC - Difficile trovare una persona che non abbia mai visto uno dei suoi film. La sua passione per il cinema inizia sin da bambino, quando gli viene regalata una piccola cinepresa. Quanto è stato importante questo passaggio nella vita del regista?

Giovanni Toro - Forse dovremmo fare un passo indietro. 

Spielberg è stato tendenzialmente un bambino con una predisposizione a isolarsi dal mondo. Le difficoltà di rapporti con i propri compagni di scuola per via del bullismo e poi il divorzio dei suoi genitori, lo hanno spinto a trovare un rifugio che si è poi concretizzato con la cinepresa. 


Spielberg ha sempre dichiarato che la sua vita iniziava nel momento in cui adoperava una cinepresa e finiva nel momento esatto in cui smetteva di girare. 


Sembra un'esagerazione, ma per lui la vita non era rappresentata da quel lasso di tempo che intercorre tra una ripresa e l'altra, ma, piuttosto, dal suo avere l'occhio immerso continuamente nelle immagini del mirino della cinepresa. 


Il mezzo ha di fatto rappresentato per il piccolo Spielberg un modo per evadere dalla realtà e quindi dai suoi problemi. Si dice che la perfezione si ottiene praticando un qualcosa in maniera ossessiva ed è riconosciuto da tutti il fatto che Spielberg abbia acquisito i rudimenti della cinematografia "facendo" cinema. 


La cinepresa è stata la sua ancora di salvezza e gli ha aperto una finestra sul mondo dell'audiovisivo e grazie a lui il nostro piacere da spettatori cinematografici ha avuto molteplici possibilità di emergere, ma non so dirti in sincerità, cosa sarebbe accaduto se il padre, ad esempio, invece della cinepresa gli avesse regalato un computer! 


Allora non erano diffusi come oggi – ma per questo esempio poniamo il caso che lo fossero –  probabilmente oggi parleremmo di Spielberg come un grande programmatore oppure come un game designer di successo. Chissà, magari se il padre gli avesse regalato un violino sarebbe diventato un grande musicista. 


Spielberg ha avuto in mano una cinepresa e le varie congiunture cosmiche, di quelle che ti fanno andare verso una strada anziché un'altra, lo hanno reso quello che è oggi. 


Tuttavia credo in sincerità che se non c'è talento, non vai da nessuna parte. E al di là di tutto, sono sicuro che se Spielberg non fosse diventato un grande regista, avrebbe fatto qualcos'altro di altrettanto magnifico. 

 

 

SDC - Steven Spielberg è passato da un genere all'altro, come se nulla fosse. La sua visione cinematografica ha prodotto film memorabili e saghe che tuttora continuano a macinare sequel e pre-sequel. Un tracciato di storia cinematografica che molti tentano di replicare, alcuni con pochi risultati. Qual è il tocco "magico" di Spielberg?

Giovanni Toro - Credo che Spielberg, con i suoi film, non parli agli spettatori tramite un canale che punta al loro cervello, ma allo stomaco, quello che la scienza definisce come "cervello emotivo". 


I film di Spielberg non sono logici, come ci si aspetterebbe da un racconto cinematografico, e per logico intendo un qualcosa che viene assimilato/compreso con razionalità. Gli eventi che vengono raccontati da Spielberg certamente risiedono su di un livello raziocinante. Insomma, se sullo schermo vedo E.T. non penserò mai che quello che sto vedendo sia un carciofo, ma un alieno, ma quanti alieni mostrati sullo schermo possono vantare lo stesso impatto emotivo di E.T.? Pochi, molto pochi. 


La maniera di svelare l'immaginato da parte di Spielberg, sia poi che si tratti di elementi concreti o totalmente fantasiosi, fa parte del tocco magico di questo regista. 


Lui in qualche modo, ci mostra delle cose in maniera così differente che per qualche motivo si attivano in noi una serie di cortocircuiti che si impregnano di quelle immagini, rimanendoci dentro. 


In una scena di Schindler's List, arrivati a un certo punto, un ebreo operaio viene trascinato fuori per essere giustiziato poiché la sua unica colpa è quella di non aver lavorato abbastanza cerniere. La sequenza viene mostrata completamente all'interno di una stessa inquadratura. L'operaio è in ginocchio e sta per essere colpito a morte sul capo, da un colpo di pistola. Sappiamo razionalmente che quell'uomo sta per morire, ce lo aspettiamo da un momento all'altro, accade però qualcosa di strano. La scena non si sviluppa con un'alternanza di primi piani. Insomma, in scene del genere saremmo abituati a vedere la paura negli occhi di un uomo che sta per morire, l'espressione di odio dell'ufficiale tedesco che prende in mano la pistola e fa fuoco, oppure vedere i suoi due luogotenenti esprimere qualcosa. Niente! La scena è girata a distanza e così freddamente, che non riusciamo a soddisfare quel livello di morbosità che ogni spettatore porta con sé nel suo profondo. Non vediamo nulla, proprio come accadrebbe se fossimo realmente in quel luogo. Perché quando siamo testimoni di un qualcosa, nella realtà, mica abbiamo la possibilità con i nostri occhi di fare uno zoom sulla faccia di chi in quel momento si trova in una certa situazione! 


Questo modo di fare, in questo caso da parte di Spielberg, ci costringe da un punto di vista razionale a identificare una certa scena, una certa situazione, e magari aspettarci alcune cose (gli stacchi sui volti dei protagonisti). Poi, però, queste cose non accadono. 


Inoltre, quell'operaio non viene ucciso da quella pistola dell'ufficiale tedesco, ma neppure dalle pistole degli altri che, in quella giornata, non ne vogliono sapere di funzionare risparmiando così la vita all'operaio. Abbiamo dunque una scena che ci butta dentro una realtà brutale, sembrando molto vera perché di cinematografico non ha nulla. Inoltre monta l'attesa: "adesso la pistola spara e il tipo muore!". Ma la pistola non spara e la tensione e lo sconcerto aumentano. Infine tutto appare così statico, così distaccato che l'unico movimento che spezza la fissità del momento è rappresentato da alcuni ebrei che sullo sfondo scappano tagliando l'immagine da sinistra a destra. 


Per un attimo ti distrai, ma poi ritorni su quel povero uomo in ginocchio e sui "click" della pistola che non spara. Non credo che ci sia qualcosa di più impressionante!

 

SDC - Qual è il film più rappresentativo della carriera di Steven Spielberg?

Giovanni Toro - Credo che qualsiasi titolo io possa indicare, non sia abbastanza per soddisfare questa domanda. Proprio perché Spielberg ha dato così tanto alla storia del cinema, indicarne uno per tutti, non solo è fuorviante, ma ingeneroso verso il talento di un regista come lui. 


Posso solo nominare quello che amo più e che non mi stanco mai di vedere: Incontri ravvicinati del terzo tipo .

 

SDC - Spielberg, oltre a cimentarsi in pellicole fantasy e d'azione, si è "concesso" anche pellicole più impegnative, talvolta anche cruente, ma che hanno saputo raccontare una storia che il pubblico difficilmente dimentica. Tra questi mi vengono in mente Schindler's List e Salvate il soldato Ryan. Puoi raccontarci brevemente di queste due pellicole?

Giovanni Toro - Schindler's List e Salvate il soldato Ryan sono due film che raccontano di quanto male posso esistere nel grembo dell'umanità. Si tratta di due pellicole che si pongono a metà tra il "documentario storico" e la finzione a tutto tondo, appoggiandosi sugli eventi della Seconda guerra mondiale. 


Entrambi i film presentano una serie di personaggi, ma solo due di questi, uno per ciascun film, portano avanti la storia, trascinando tutto il resto.


In Schindler's List si racconta la vera storia di Oskar Schindler, un uomo d'affari tedesco che salvò più di 1.000 ebrei polacchi durante l'Olocausto, impiegandoli nelle sue fabbriche per proteggerli dalla deportazione e dalla morte nei campi di concentramento nazisti. Inizialmente mosso da interessi personali, finirà poi per ritrovarsi un salvatore.


In Salvate il soldato Ryan , il Capitano John H. Miller, interpretato da Tom Hanks alla guida di una squadra di soldati dell'esercito americano, viene incaricato di trovare e riportare a casa il soldato James Francis Ryan (interpretato da Matt Damon), l'ultimo sopravvissuto di quattro fratelli. Lui è un insegnante che di punto in bianco si ritrova in Europa a combattere una guerra che non voleva combattere, desideroso presto di tornarsene a casa. Anche lui sarà trasformato dagli eventi del film, passando da "condottiero" impenetrabile con in apparenza tutte le risposte pronte, a uomo fragile e padre putativo dei ragazzi della sua squadra. 


Due film magnifici in cui Spielberg dimostra di essere in grado di fare un cinema intensamente impegnato. 

 


 

 

SDC - Un altro filone amatissimo dal pubblico è quello di Indiana Jones. Il suo apporto termina con il quarto film (Indiana Jones e il regno del teschio di cristallo), ma lo scorso anno uscì il capitolo (finale?) della saga senza il tocco della sua regia. Cosa è mancato, secondo te, dalla visione di Spielberg?

Giovanni Toro - Spielberg è stato presente nella produzione del quinto capitolo dell'archeologo più famoso del mondo come consulente di produzione. 


Dopo aver visto il film terminato e girato da James Mangold, lo ha in buona sostanza "benedetto" sostenendo di essersi reso conto che adesso non è l'unico a saper girare un film di Indiana Jones. 

Un'assunzione di posizione ben precisa da parte di uno dei papà di Indy. 


Personalmente non penso che manchi qualcosa o che qualcosa sarebbe stato differente se lo avesse girato Spielberg se consideriamo la storia e il modo in cui è stata raccontata. 


Il problema invece, se poi vogliamo trovarci un problema (io l'ho visto e mi sono divertito lo stesso anche se non è chiaramente all'altezza degli altri film di Indiana), dipende dalle nostre aspettative rispetto a quello che è un personaggio iconico come Indiana. 


Qualcuno ha gridato allo scandalo, quando Indiana si è ficcato dentro un frigorifero per salvarsi nel penultimo film della saga, ma nessuno si è mai lamentato di quando è saltato da un aereo a bordo di un canotto o in tantissime altre occasioni in cui lo ha fatto in maniera rocambolesca. Il fatto è che ognuno di noi ha un certo ricordo/immagine di un determinato personaggio e più lo facciamo nostro e più tendiamo ad attribuirgli aspetti e qualità che magari non ha o non ha mai avuto. 


Peggio andiamo, se ne ricordiamo uno che abbiamo visto/conosciuto nel nostro passato e magari, quel ricordo è legato a un periodo bellissimo della nostra vita. 


Indiana Jones è un personaggio di finzione e come tutti i personaggi di finzione vanno presi così come sono. Comprese le possibili assurdità e le storie che, come l'ultima (e la penultima) avventura possono non piacere e non mettere d'accordo tutti.

 

SDC - Non solo regista, ma anche produttore. Numerose sono le pellicole dove compare il suo nome in questa veste. Qual è l'apporto di Spielberg in questo ruolo?

Giovanni Toro - Sono convinto del fatto che se Spielberg avesse potuto, avrebbe girato anche le pellicole che ha prodotto (risata). 


Una delle qualità migliori di Spielberg penso sia quella di riuscirsi ad immaginare un progetto solo leggendo il soggetto o lo script. 


Quando Spielberg decide di produrre un film, una serie televisiva o anche un cartone animato, lo fa perché è semplicemente convinto della qualità del progetto. 


Sa che potrà essere un successo o che, al peggio, tutti ne parleranno. La sua forza sta tutta qui: l'essere immaginifico e "preveggente" anche sui progetti degli altri che decide di finanziare.

 

SDC - In conclusione, mi viene da pensare che tutto ciò che fa e pensa Spielberg sia un successo. E' davvero così o magari qualche pellicola ha deluso le aspettative? Se è così, puoi citare qualche titolo di un film meno "felice"?

Giovanni Toro - Rassicuriamo tutti: Spielberg è umano! 

No, perché spesso si pensa che uno come lui sia in grado sempre di trasformare in oro tutto quello che tocca, ma non è così.


1941- Allarme a Hollywood, ad esempio, è sicuramente uno di quei film che non sono andati bene, come da sua stessa ammissione. 


Anche Sugarland Express ha deluso le aspettative mentre Always – Per sempre, sotto certi aspetti, ha fatto pure peggio. 


Ci tengo a precisare però che non si tratta di film in cui Spielberg non ha mostrato talento o ha sbagliato cinematograficamente qualcosa. Si tratta solo di pellicole le cui storie non hanno convinto come le altre. In fondo, se esistesse la ricetta magica per realizzare il film perfetto, il cinema non sarebbe lo stesso.

 

SDC - Ci saranno presentazioni o eventi dove il pubblico potrà incontrarti e saperne di più su questo volume?

Giovanni Toro - Sto organizzando delle presentazioni anche se credo di trovarmi più a mio agio nello scrivere che a parlare di fronte a un pubblico. 


In ogni caso tutte le notizie di eventuali incontri potranno essere trovate o sulla mia pagina Facebook "Ink & Pixel": https://it-it.facebook.com/visualandcontentcreator/ oppure sul mio sito personale: www.giovannitoro.it



Titolo: Steven Spielberg – Mondi e visioni del re dei blockbuster
Autore: Toro Giovanni
Collana: Saggistica & Narrativa
Numero in collana: 41
Formato volume: 14,8x21, brossura con alette, bianco e nero, pag. 400
ISBN9788836271726
Prezzo   € 17,90