Rat-Man, personaggio nato dalla matita di Leo Ortolani, è stato (ed è ancora) uno dei personaggi dei fumetti -nel panorama italiano- che ha più strabiliato. Come nasce Rat-Man e qual è stata la sua evoluzione fumettistica è il fulcro del saggio di Antonio Mirizzi, edito per Edizioni NPE.

In questa intervista a Antonio Mirizzi, scopriamo di più su questo saggio.


SDC - Rat-Man - la scimmia, il topo e il supereroe è il tuo ultimo saggio dedicato a Rat-Man, il personaggio nato dalla matita di Leo Ortolani. Come nasce l'idea di questo progetto?
Antonio Mirizzi - Si potrebbe dire da un errore di valutazione. 

Era il 2018 e volevo solo laurearmi in fretta per poter fare l'autore di fumetti a tempo pieno. 

La volontà di scrivere una tesi su Rat-Man era motivata non solo da ovvie ragioni sentimentali ma anche da una scelta strategica: banalmente, pensavo che parlare di qualcosa che già conoscevo bene mi avrebbe aiutato a finire prima. 

Man mano che rileggevo le storie e accumulavo appunti e idee mi accorgevo di quanto questi presupposti fossero sbagliati: stavo infatti sottovalutando sia la mia passione per l'oggetto di studio sia la sua effettiva complessità. 

A un certo punto il lavoro che stavo portando avanti, ambizioso, metodico e a tratti ossessivo, è diventato per me molto più importante del suo obiettivo immediato. È stata prima di tutto un'opera di decostruzione di me stesso in quanto lettore ma anche un costante ripensare al fumetto in quanto medium e alla sua storia sulla base degli input che Rat-Man continuava a darmi. 

Tutto questo mi ha fatto bene, e ho pensato che valesse la pena condividerlo; Andrea Plazzi e NPE ne hanno convenuto e dopo un lungo processo di riscrittura e aggiornamento siamo arrivati a farne un volume impreziosito dal contributo inedito dello stesso Ortolani.
 


SDC - In che modo è strutturato il volume? Come ci si immerge nella lettura?
Antonio Mirizzi - Il libro è diviso in tre parti, tre punti di vista diversi sullo sviluppo diacronico della serie ma anche, per come la vedo io, tre "lezioni" per le future generazioni di autori. 


La prima parte analizza l'evoluzione di Rat-Man, serie e personaggio, in quanto parodia: una parabola ideale su come rimasticare le proprie fonti di ispirazione e definire la propria identità. 

La seconda parte passa in rassegna i vari modi di fare serialità che Leo Ortolani ha esplorato con i fumetti di Rat-Man: un vero e proprio laboratorio in cui l'estro del narratore incontra l'esigenza di fidelizzare e mantenere il proprio pubblico e quella di rispettare delle scadenze incalzanti. 

La terza parte, quella un po' più tosta, si concentra invece sulla saga di Rat-Man, che nel coltivare un'ambizione massimalista di carattere prettamente romanzesco mette il dispositivo seriale al servizio di una narrazione che negli anni si fa sempre più complessa e galvanizzante: il capolavoro insuperato di Leo Ortolani

Poi non mancano ovviamente i passaggi aneddotici, le pagine dedicate ad autori come Jack Kirby e Alan Moore, tante digressioni sulla storia e la teoria del medium, qualche sparata sul mercato italiano e certi miei svarioni sul legame tra la letteratura postmoderna, i fumetti di supereroi, le serie televisive contemporanee e, naturalmente, il supereroe con le orecchie da topo.


SDC - Brevemente dunque, chi è Rat-Man? Qual è stata la sua evoluzione?
Antonio Mirizzi - Rat-Man nasce come una parodia ridanciana di Batman, ma fin dalla primissima storia si insinua il dubbio che il pastiche sia un po' più raffinato: il personaggio prende ispirazione da Topolino, e in effetti ne è a sua volta una parodia. 

Quando gli viene dedicata una serie autoprodotta, d'altronde, il retaggio batmaniano di Rat-Man passa in secondo piano, volendo il suo autore riferirsi ad altri fumetti di supereroi, i classici della Silver Age targati Marvel

L'operazione parodica presenta ancora aspetti umoristici, ma appare stavolta più radicale e sistematica: una forma di appropriazione dei propri modelli, un modo per rifunzionalizzare un immaginario e una narrativa, adattandoli a un contesto culturale e di mercato completamente differente. 

Supportato da un editore nazionale, Ortolani ha continuato a sperimentare su entrambi i versanti: da un lato le parodie disimpegnate e la situation comedy, dall'altra, senza rinunciare alla sua caratteristica vis comica, il fumetto supereroico e di genere. 

Rat-Man è il risultato di una serie di corti circuiti estemporanei su cui Ortolani ha basato prima un metodo e poi un progetto, alzando di continuo l'asticella in fatto di complessità. 

In sintesi: un personaggio iconico e versatile; una serie di storie molto diverse tra loro, tutte spassosissime; una saga emozionante, polifonica e pluristratificata.
 


SDC - Come si colloca Rat-Man nel panorama fumettistico italiano?
Antonio Mirizzi - In quanto opera umoristica, Rat-Man porta avanti una tradizione tipicamente italiana, in continuità con la scuola di Bonvi ma anche con un certo filone letterario/cinematografico (si pensi, ad esempio, a Fantozzi). 

Più nello specifico, in quanto emulo di Topolino, Rat-Man si può considerare anche uno degli ultimi classici del fumetto seriale italiano, che ancora privilegia le strutture episodiche alle forme più stringenti di continuity. 

Ma Rat-Man, attraverso il filtro deformante della parodia, è anche un fumetto di supereroi, che sin dagli anni Sessanta ha sperimentato diverse strategie di serializzazione: la saga di Rat-Man rappresenta un unicum nel panorama italiano in quanto lavora sulla lunga serialità seguendo l'esempio delle produzioni d'oltreoceano con esiti originalissimi e in largo anticipo rispetto al momento in cui il pubblico generalista italiano si è assuefatto alle serie televisive high concept americane. 

Altri autori italiani hanno provato a fare serialità in maniera simile, ma molto tempo dopo e ottenendo risultati tutto sommato modesti: in questo senso, la saga di Rat-Man è rimasta insuperata nel nostro Paese. 

Ah poi certo, Rat-Man invecchia, come già Valentina Mela Verde o Ken Parker, ma Ortolani gestisce la cosa, anche qui, in maniera peculiare, a metà tra un esercizio di autodisciplina e un rompicapo da risolvere.


SDC - Rat-Man è un personaggio che nasce nel 1989 e fino a oggi è uno dei più apprezzati del fumetto italiano, grazie alla genialità del suo autore Ortolani. Un autore che non l'ha tirata per le lunghe e non ha avuto paura di chiudere un capitolo. Per poi aprirne svariati altri successivamente. Cosa ne pensi di questo?

Antonio Mirizzi - La fine di Rat-Man è la chiave di tutto il mio lavoro interpretativo. 

La saga è strutturata in maniera tale da esigere una conclusione appropriata e significativa: per quanto la risoluzione finale non fosse preventivata, numerosi segnali prefiguravano il proposito autoriale che l'unicità della forma romanzo si imponesse sulla ripetizione potenzialmente infinita del rovesciamento comico della narrativa supereroica. 

La conclusione della saga è coincisa con la chiusura di «Rat-Man Collection», e questo ha perfettamente senso se si considera il percorso di Ortolani: essendo stato pubblicato per anni da Panini (in origine Marvel Italia), oggi tende a essere considerato un autore "istituzionalizzato", quando invece ha fatto la storia dell'autoproduzione in Italia e, soprattutto, ha saputo conservare una fondamentale indipendenza anche sotto contratto. 

Tutto questo è stato possibile lavorando per decenni come autore unico: scelta curiosa se si considera che i fumetti americani da cui ha tratto ispirazione sono quasi sempre il frutto di un lavoro di team, ma anche scontata ripensando alle rare occasioni in cui ha demandato ad altri il lavoro di scrittura. 

Al di là della prestazione da record – in Italia sicuramente, ma si tenga presente che il fumetto occidentale non conti poi molti casi del genere – la pazienza con cui Ortolani ha atteso di liberarsi della schiavitù del format bimestrale finché non avesse trovato il giusto finale alla storia di Rat-Man è forse il saggio più ammirevole della sua dedizione al lavoro. 

Adesso fa giustamente un po' quello che vuole, scegliendo tempi e formati, senza mai rinunciare alla sperimentazione.
 

SDC - Tra i vari personaggi che ruotano all'interno delle avventure di Rat-Man, non possiamo non citare Cinzia Otherside, amatissima anche dall'autore, tanto da dedicarsi un bel volume dove si narrano le sue vicende. Quanto è importante questo personaggio nell'universo di Rat-Man?
Antonio Mirizzi - Cinzia rappresenta un esempio perfetto di come estemporaneità e progettualità si rapportino in maniera virtuosa nella progressione seriale di Rat-Man

Sulla base di una facile gag contenuta nella storia d'esordio (1989), Ortolani concepisce una macchietta che è a tratti capace di spiazzare il lettore: è proprio Cinzia a salvare la situazione nel finale della trilogia de "Il ritorno!" (1997), la storia che getta le fondamenta dello storyworld della serie. 

Perché Cinzia si trasformi un personaggio a tutto tondo si deve però attendere un'occasione per approfondirne il carattere al di là della relazione intrattenuta con il supereroe con le orecchie da topo: quando Ortolani si rende conto di non riuscire a tenere in un numero la storia "Il supereroe!" (2000), decide di allungarla ulteriormente esplorando proprio la backstory di Cinzia

Da questo momento in poi la saga si configura come una narrazione multistrand in cui i personaggi secondari possano rivendicare una propria autonomia. Pur senza rinunciare alla solita battuta, o meglio, alla variazione sul tema delle dimensioni abnormi del pene – tanto prevedibile quanto, proprio per questo, efficace – Ortolani ha arricchito la personalità di Cinzia di quelle sfumature che la rendono irresistibile, o quanto meno meritevole di un assolo in forma di graphic novel. 

Il volume "Cinzia" (2018) segna un definitivo superamento degli epiteti "il transessuale platinato" e "la lucciola della Quinta Strada", tratteggiando una parabola di autodeterminazione che assume una valenza universale (e questo, specificherei, proprio in virtù del palese non-realismo che taluni hanno criticato!).

SDC - Quali tra gli svariati progetti legati a Rat-Man consiglieresti di leggere a chi ancora non lo conosce e perchè?
Antonio Mirizzi - Il modo migliore per introdursi al personaggio sarebbe leggere il volumetto dedicato a Rat-Man della storica collana de I classici del fumetto di Repubblica oppure l'antologico "Superstorie di un supernessuno", edito da Panini, ma credo pure che siano entrambi di difficile reperibilità. 

Tanto varrebbe allora partire dal primo volume della recente riedizione cronologica della saga. 

In realtà una delle caratteristiche più importanti delle storie di Rat-Man è che, grazie a un perfetto bilanciamento tra trama episodica e trama orizzontale, sono tutte perfettamente godibili di per sé e al contempo costituiscono ciascuna una diversa via d'accesso a un affresco narrativo più ampio e variegato. 

Il mio suggerimento è quindi quello di andare a spulciare gli scaffali di qualche rivendita dell'usato e partire dal primo numero di «Rat-Man Collection», «Tutto Rat-Man» o «Rat-Man Gigante» a portata di mano per ricostruire l'intera serie come fosse un grande puzzle narrativo. 

Consiglio bonus: ignorando Rat-Man, per familiarizzare con l'umorismo anarchico di Leo Ortolani andrebbe anche benissimo cominciare da "Venerdì 12", facilmente reperibile in formato graphic novel, un'esplorazione irriverente e politicamente scorretta del romanticismo tossico e di un sentimento di inadeguatezza tipicamente maschile – per me un classico, attuale e inattuale al medesimo tempo.


SDC - Leo Ortolani si è molto divertito anche nella riproduzione di saghe fantastiche in salsa Rat-Man, come ad esempio "Il Signore dei Ratti" e "Star Rats". Qual è la tua preferita? Qualche curiosità al riguardo da condividere con i nostri lettori?
Antonio Mirizzi - Di certo la parodia cinematografica che preferisco è la quadrilogia dedicata ai Sacrificabili, inspiegabilmente mai ristampata in volume. 

In effetti, il motivo per cui la prediligo è che, sebbene i personaggi siano ispirati a quelli della serie di film action "The Expendables", la trama prenda una deriva surreale che con l'iniziale ispirazione non c'entra nulla: un perfetto compendio della complessità e della follia che caratterizzano le storie migliori di Ortolani

Tra i Sacrificabili figura Ratto, la parodia di Rambo protagonista dell'omonimo dittico che vale sicuramente la pena recuperare in volume, anche quello tra i miei preferiti per via dello humor nerissimo e di un finale che fa stringere il cuore. 

A questo punto vorrei sottolineare come, al contrario di Leo, non vada pazzo né per "The Expendables" né per "Rambo": non so se ci sia una relazione tra la disaffezione per i modelli e la predilezione per le rispettive parodie ma direi che Ortolani ha lavorato su talmente tanti film, serie e fumetti che ogni combinazione sia possibile. 

E comunque anche le storie che rileggo meno spesso, come "Il Signore dei Ratti" che citi tu, sono piene di gag memorabili: potrei citare a memoria ognuno dei discorsi di Nano!


SDC - All'interno del tuo saggio troviamo anche una intervista a Leo Ortolani. Cosa ne pensa di questo volume? C'è qualcosa in particolare che vorresti dire al riguardo?

Antonio Mirizzi - Sicuramente Leo è un autore che non ha più bisogno di essere celebrato da terze voci, più e meno autorevoli; analizzato e storicizzato sì, a beneficio non suo ma dei lettori (e credo anche delle nuove generazioni di autori): questo per dire che era un interesse del tutto personale che apprezzasse il lavoro che ho svolto.

Per me lui è sempre stato un punto di riferimento fin dai primi momenti in cui a tredici o quattordici anni fantasticavo di diventare autore di fumetti: credo di dovergli molto e ho cercato di dimostrarlo soprattutto con questo libro, più probante di quelle parole sommosse che gli rivolgevo quando da ragazzino andavo a stringergli la mano alle fiere. 

Le interazioni che abbiamo avuto nel corso di questi anni di scrittura della tesi prima e del volume dopo sono state per me molto significative e il fatto che abbia voluto "legittimare" quello che ho fatto con un'illustrazione inedita da apporre in copertina per me non ha prezzo (ovviamente ringrazio NPE per averci a sua volta voluto investire). 

Il narratologo freddo e disincantato che è in me, molto critico sull'esposizione mediatica degli autori contemporanei, mi ammonisce però di essermi lasciato andare a questi dettagli sentimentali: alcuni dei miei autori preferiti sono in effetti anche tra le mie persone preferite – non vi nomino qui, ma sapete che lo penso – eppure trovo necessario ribadire che ogni narrazione costituisca un mondo a sé in cui immergersi senza pregiudizi, guidati da un'intelligenza critica che permetta di capire quali regole si dia e quali spazi di apertura interpretativa conceda. 

Spero che questo saggio dia un piccolo contributo alla formazione di lettori un più smaliziati e selettivi di come li preferirebbe il mercato editoriale. 

W le storie! W i fumetti!


SDC - Appuntamenti e incontri con i lettori?
Antonio Mirizzi - Per il momento stiamo organizzando una presentazione del libro a Bologna presso la Biblioteca Sala Borsa in febbraio: se tutto va bene, saremo io, Andrea Plazzi e Leo Ortolani

A breve comunicheremo i dettagli e, si spera, annunceremo anche altri eventi a tema, per cui, come dicono i giovani (?), restate sintonizzati!



Rat-man – La scimmia, il topo e il supereroe
Autore: Antonio Mirizzi
Collana: Saggistica e Narrativa
Numero in collana46
Formato volume 19x26 cm, brossura con alette a colori, pg.352
ISBN9788836271320
Prezzo   25,00

L'Autore
Antonio Mirizzi (1995) ha esordito come autore di fumetti nel 2017 con il volume autoprodotto "Bologna Indegna". Come sceneggiatore o disegnatore ha lavorato per realtà editoriali quali Hazard, Pearson, Gallucci e Il Battello a Vapore. Fa base presso lo studio Inventario/Tagliapietre di Bologna, dove vive. In parallelo alla produzione di fumetti e illustrazioni, è dottorando di ricerca presso l'Università di Modena e Reggio Emilia su temi di narratologia e insegna presso i corsi di fumetto targati "Arena del Fumetto" a Bologna.