Francisco Goya. La tentazione dell'abisso è la nuova graphic novel di Otto Gabos, edita da 24 ORE Cultura.

Gabos parla con Francisco Goya il pioniere dell'arte moderna, uno dei maggiori pittori spagnoli vissuti tra la fine del XVIII e l'inizio del XIX secolo.

In questa intervista a Otto Gabos scopriamo di più su questo lavoro.

SDC - Francisco Goya, la tentazione dell'abisso, è il tuo ultimo lavoro a fumetti. In questa graphic novel dialoghi con il pittore spagnolo. Come prende vita questo dialogo?

Otto Gabos - Volevo evitare di fare una biografia diretta. Per ogni nuovo libro che affronto cerco di trovare soluzioni narrative inedite che mi consentano di sperimentare sia a livello di approccio teorico che nei contenuti grafici. 

L'idea del dialogo è emersa durante diverse chiacchierate con Marco Ficarra dello Studio Ram di Bologna che ha seguito il coordinamento e l'impaginazione. Marco conosceva bene il mio amore per Goya ed è stato proprio lui a propormi la sfida, perché di sfida si è trattata.

Più ammiri un autore più diventa complicato parlarne. 

Usare il parametro del dialogo è stata una scelta naturale dettata dai dubbi, dalle angosce, dal timore di non essere all'altezza. Sono partito dal ripristino di tutti gli strumenti da disegno che ho impiegato in carriera. Dopo tanti anni ho rispolverato le matite colorate. Meravigliose. 

Desideravo qualcosa di materico che richiedesse forza e la matita colorata necessità di queste attenzioni. Alle matite si sono aggiunti i pennarelli, gli acquerelli, la grafite e l'immancabile china, irrinunciabile, perché i miei disegni sono soprattutto segno.

È stato un po' un viaggio sentimentale a ritroso per prendere lo slancio e poi andare avanti. 

La storia racconta proprio dei miei stati d'animo, quasi un metaracconto che poi si espande nel dialogo tra metafisico e onirico. Il sogno ancora una volta occupa uno spazio di rilievo, anzi è stato proprio da due sogni che avevano Goya come protagonista che sono partito con il libro. 

Nel mentre mi sono messo a studiare, perché per raccontare prima bisogna studiare. Un conto è la passione, un altro la serietà d'approccio.

 

SDC - Francisco Goya è considerato il pioniere dell'arte moderna. Qual è l'elemento dunque che rappresenta il suo lavoro pittorico?

Otto Gabos - Goya nella sua lunga carriera ha esplorato diversi territori, sperimentando strumenti, tecniche e discipline espressive varie. Era un artista curioso con una grande manualità artigianale.

Incarnava il moderno per eccellenza. 

Ma più che la tecnica sopraffina è stato il suo approccio a essere innovatore e rivoluzionario. Ha raccontato la cronaca, il dramma, la psiche interiore, ha raccontato soprattutto storie. 

La vita di corte da opporre alle sagre popolane, dagli orrori della guerra alla tauromachia. 

Potrebbe essere considerato uno dei primi fotoreporter, come un precursore del simbolismo, un romantico ma anche un maestro di satira. La sua opera in perenne evoluzione si presta a un'infinità di letture. 

A me piace pensare che se fosse vissuto oggi forse avrebbe scritto e disegnato qualche storia a fumetti, dei graphic novel. Lo affermo riguardando le posture dei personaggi, i loro movimenti e soprattutto le espressioni dei loro volti, ora drammatici, ora grotteschi. La commedia umana in definitiva.

 

SDC - La sua arte ha tratto ispirazione anche dai nefasti avvenimenti dei suoi tempi: guerre, crudeltà e la brutalità degli uomini che lo circondavano. Quanto di questo viene raccontato nelle sue opere?

Otto Gabos - È stato il primo che parla dell'orrore della guerra, facendolo senza sconti, senza enfasi e con efficacia brutale. Non celebra ma mette sul piatto cosa sia effettivamente la guerra: morte e distruzione. Guerre senza eroi ma con tante vittime. 

È questa la sua narrazione rivoluzionaria, perché si può essere rivoluzionari senza scrivere manifesti, si può prendere posizione senza fare proclami. Basta mettere a nudo la realtà. 

Certe opere di Goya sono diventate simbolo, icona, messaggio inequivocabile che spacca il cuore per poi scendere nelle profondità dell'animo. 

Un'indagine, la sua, che non si è mai arrestata fino a spingersi agli abissi della psiche che si sono spalancati con le Pitture nere. Fino all'ultimo è rimasto in bilico di fronte all'abisso. 

Poteva vedere dentro sporgendosi pericolosamente resistendo tuttavia alla tentazione di lasciarsi andare. Sarebbe stato l'abbandono alla follia e invece è sempre rimasto vigile. 

La sua grandezza è da andare a cercare anche in questo atteggiamento di solidità.

 


SDC - Goya è nato in una famiglia umile, ma al contempo l'arte lo ha elevato nello spirito. Come la pittura ha influenzato gli eventi della sua vita personali e viceversa?

Otto Gabos - È stato decisivo per la sua formazione spostarsi dalla natia Saragozza, quindi dalla provincia, per approdare ai fasti e ai fermenti della capitale. 

La sua carriera da disegnatore di arazzi a pittore di corte è stata lineare e al contempo inesorabile, senza lasciarsi mai risucchiare dagli agi e dalle frivolezze. È incredibile che abbia sempre portato avanti una carriera parallela, intima e nascosta, che poi per i più è il Goya più conosciuto. 

Il mistero, il doppio, l'antro segreto sono gli aspetti più stupefacenti di un vero esploratore dell'ignoto. Temerario ma senza però rinunciare alla realtà che lo circondava. Non è stato un artista maledetto pur evocando temi estremi per i tempi, che potrebbero essere ancora tali.


SDC - Goya giunse a Roma per un breve periodo. Quali sono le opere o le influenze di questo periodo nel pittore?

Otto Gabos - Roma lascia sempre e comunque il segno. È un passaggio obbligato per la formazione di un artista e nel suo breve periodo romano si è nutrito di tutto ciò che ha visto. 

Ricordiamoci che in un'epoca di difficoltà nel viaggiare il suo periodo romano è stato di sicuro un privilegio non da poco. Potere vedere le opere da vicino e nel loro contesto naturale è un dono prezioso. Un po' com'è stato anche per me avere la possibilità di ammirare le sue opere da vicino a Madrid. 

Scoprire e studiare il segno, la stesura delle pennellate, i grumi di colore, vedere l'opera nella sua completezza è un po' come possederla e diventarne parte. 

Stare davanti ai dipinti di Goya mi ha fatto immedesimare in lui quando si era trovato al cospetto dei grandissimi del Rinascimento. 

Fame e stupore.


SDC - In che modo ti sei documentato per realizzare questo fumetto?

Otto Gabos - A parte il sopralluogo a Madrid per studiare i suoi dipinti da vicino, ho fatto come sempre: ho studiato. 

Ricercare libri, articoli e poi leggerli. 

Ogni libro che studio mi fa tornare indietro al tempo della scuola quando passavo le notti a leggere tutto ciò che potevo delle materie che amavo. Quella dello studio è una fase magica. 

Mi piace lasciarmi andare e perdermi, aspettando di essere sorpreso, di scoprire fatti, dettagli, passaggi che mi diano risposte inattese, che mi aprano piste narrative che non immaginavo. 

Ci vuole pazienza e umiltà per farsi investire dal carico di informazioni che si incamerano nel momento dello studio a cui poi segue quello dell'ordine, di dare un senso e un itinerario agli appunti presi. 

C'è sempre grande emozione quando inizio a dare forma alla storia che sarà.


SDC - Qual è l'opera di Goya che più ti piace e che accosteresti al tuo stile fumettistico?

Otto Gabos - L'opera di Goya che forse mi ha colpito di più è Il cane interrato nella sabbia. Una delle sue ultime. 

Impressionante per composizione, equilibrio, coraggio. È un'opera che fa da precursore a tante correnti espressive che si sarebbero manifestate anche cent'anni dopo. Ogni volta che la guardo sbalordisco.

Invece sulle opere che più si avvicinano al fumetto si gioca facile: le incisioni. 

Il segno dinamico, le inquadrature, la postura dei personaggi, sempre assolutamente narrativi sono parenti stretti del fumetto. La conferma la si ha poi osservando i volti dei personaggi, le loro espressioni che racchiudono una gamma molto articolata che va dal dramma, al grottesco, dall'ironia allo straniamento. 

Davanti ai Capricci, alle Tauromachie, agli Orrori della guerra era inevitabile pensare a cosa avrebbe potuto fare se fosse vissuto nel Novecento. 

Sarebbe stato di sicuro un grandissimo autore anche nel mio settore.

 



SDC - Quali sono i prossimi incontri con i lettori per la presentazione di questo volume?

Otto Gabos - I prossimi due saranno una masterclass su Goya e le biografie a fumetti che terrò per la Mostra del libro in Sardegna nella località di Macomer il prossimo 26 novembre e poi a seguire a Bologna a metà dicembre stiamo organizzando un dialogo tra me e Maicol e Mirco che ha affrontato l'opera di Giorgio Morandi per la stessa collana 24 Ore Cultura Comics.


L'AUTORE
Otto Gabos, fumettista, illustratore e autore, vive a Bologna, dove è professore all'Accademia
di Belle Arti. Ha iniziato la sua carriera come fumettista sulla famosa rivista di fumetti Frigidaire, dove i fumettisti italiani sono stati i pionieri di nuovi stili di fumetto. 

Le sue opere sono state pubblicate da molte case editrici diverse e ha ricevuto diversi riconoscimenti, tra cui il premio Andersen come illustratore per la migliore serie editoriale, "Rivoluzioni".

CARATTERISTICHE:
Cartonato
20 x 26 cm
80 pagine
€ 23,00
ISBN 9788866487043