Intervista fumettosa a Amalia Castellini e Francesc'Angela Rinaldi, in ricordo di Pino Rinaldi


SDC - Pino Rinaldi matura sin dall'infanzia un forte interesse per il fumetto. Una passione che col tempo si trasforma in ciò che lo accompagnerà durante tutto il suo percorso artistico, lavorativo e umano. Quanto è stato importante il fumetto per Pino?
Francesc'Angela - Il fumetto non è stato importante ma vitale. La sua passione era anche il suo carburante.

Amalia - Condivido il concetto.

Direi che viveva in simbiosi con il fumetto, scorreva nelle sue vene. Una passione così potente da influenzare e determinare molte scelte ed avvenimenti nella sua vita, sia nell'aspetto artistico che personale.

Del resto, la nostra storia iniziò per "colpa" di uno dei suoi primi progetti, "OMEGA

SDC - Come definireste lo stile di Pino Rinaldi?
F. - Sicuramente supereroistico e dinamico.

A. - Aggiungerei con una grande attenzione ai dettagli.

SDC - Nel 1975, a confermare il suo percorso, arriva il primissimo Premio Ostia per Giovani Autori di Fumetti, mentre nel 1994 vince il Premio Yellow Kid al Salone Internazionale dei Comics. Due riconoscimenti importanti che hanno in qualche modo segnato la sua vita da fumettista. Avete mai pensato ad istituire magari un Premio alla memoria di Pino per incentivare o gratificare altri giovani fumettisti?  
F. e A. - Abbiamo pensato a molte cose ma, ad eccezione della Mostra in suo onore organizzata dal Comune di Capena, di cui ancora ringraziamo tutti coloro che hanno contribuito a questo evento, in particolare il fumettista  Alessandro Ferracane, è ancora un argomento difficile e spinoso da affrontare a livello emotivo, nonostante siano passati quasi cinque anni dalla sua morte.

Diciamo che è in fase di progettazione.

SDC - Pino Rinaldi ha collaborato con diverse case editrici, a cominciare da EURA Editoriale (ora Editoriale Aurea), Sergio Bonelli Editore e Marvel Comics, tanto per citarne alcune. Qual è il fumetto, realizzato da Pino, che più lo identifica nella sua completezza di autore?  
F. e A. - Concordiamo entrambe sulla miniserie "Willard the Witch", pubblicata nel 2013 dall'Editore Colors & Gold Entertainment ltd, che oltre ad essere un'opera della quale ne è autore completo, rispecchia moltissimo i suoi pensieri, paure, emozioni e la sua intera essenza.

Da notare che non è il classico supereroe che ci si può aspettare da Pino, che ha comunque mantenuto il suo stile dinamico e ricco di prospettive.

SDC - Pino Rinaldi, come dicevamo, ha lavorato sia in ambito italiano, lavorando sui personaggi di Martin Mystére e Nathan Never, che internazionale, con i supereroi Marvel. Quanto il suo stile ha influenzato la narrazione di questi personaggi?  
F. e A. - Domanda interessante, ma difficile trovare la risposta.

Indubbiamente il suo stile avrà influenzato la narrazione ma per gli episodi disegnati da lui.

Un personaggio che ha già delle caratteristiche specifiche ha necessariamente una linea di narrazione da seguire anche nel disegno.

Ogni fumettista può influenzare questa narrazione, a seconda del proprio stile, ma sempre per la storia che gli è stata affidata.

Lo stile di Pino non piaceva a tutti ma a molti le storie che ha disegnato sono piaciute per la dinamicità e l'interpretazione che dava ai personaggi.

SDC - C'è qualche storia inedita che non è stata pubblicata e che vi piacerebbe un giorno fosse accessibile al pubblico?  
F. e A. -
Più che una storia è una miniserie di sua invenzione, intitolata "S.H.E." (anche se purtroppo non c'è stato il tempo di svilupparla e completarla) e sicuramente "Doctor Strange".


SDC - Qual è l'eredità fumettistica che vi ha lasciato Pino?
F. e A. - Determinazione, amore, costanza e senso del sacrificio.


SDC - Pino Rinaldi, purtroppo, ci ha lasciati molto presto. Qual è il ricordo che vorreste condividere con i nostri lettori?  
F. - Ne avrei talmente tanti ma credo che il più contestualizzato sia quello di una piccola me seduta sulle sue gambe mentre lavora.

Rimanevo ferma lì, per ore, e osservavo, chiedevo, imparavo.

A. - Onestamente mi è difficile trovarne uno, sono talmente tanti.

I suoi disegni, le sue idee e i progetti erano condivisi con noi, come anche i miei smalti, che usava come prove di colore.

Sì, ci ha lasciati troppo presto, aveva ancora tante cose che progettava di fare.

Spero che ai lettori che lo hanno conosciuto, come fumettista e come persona, rimanga il ricordo del suo entusiasmo e della sua disponibilità umana e professionale.

SDC - Ci sono in corso progetti o iniziative legati alla figura di Pino Rinaldi che state portando avanti o che vi piacerebbe un giorno vedere realizzati con il supporto magari di chi ha conosciuto Pino o che ha collaborato con lui?  
F. e A. - C'è qualche idea in cantiere ma l'iniziativa che ci darebbe più soddisfazione sarebbe un riconoscimento, a livello per lo meno nazionale, della sua dedizione, inventiva e amore nei confronti di quello che anche tutti voi amate: il fumetto.





Trovi l'intervista anche sul numero 41 di A6 Fanzine.

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