Gli ultimi due anni sono stati insoliti, altamente intensi. Spesso tragici. Seppur oggi sembra tornare la luce (con l'ombra della guerra che purtroppo aleggia sulle nostre vite), come vivono i ragazzi? Cosa pensano? Quali sono i loro sogni? In cosa credono?

Queste domande se le è poste Alberto Rossetti, psicologo e psicoterapetua, nel suo saggio Le persone non nascono tutte uguali. Perchè manga e serie TV contribuiscono a definire l'identità dell'adolescente, pubblicato per Edizioni Città Nuova.

In questo affascinante saggio si viaggia nella psiche dei più giovani, alla scoperta di ciò che sono e sentono di essere.

In questa intervista, Alberto Rossetti racconta di più sul suo progetto editoriale.


SDC - Le persone non nascono tutte uguali è il titolo del tuo saggio, legato al mondo giovanile. Come nasce l'idea di questo libro?
Alberto Rossetti -
Il libro nasce dall'ascolto dei ragazzi che in questi anni sono passati dal mio studio.

Mi hanno raccontato la loro passione per queste storie e da lì mi è venuta voglia di entrarci dentro in maniera più approfondita. Ho così deciso di raccontare gli adolescenti partendo dai prodotti culturali che guardano e che leggono.

Come scrivo nel libro "da una parte volevo cercarli in quei contenuti per vedere cosa ci stessimo perdendo della loro vita, dall'altra ero interessato a capire in che modo le loro identità si stessero formando anche a partire da questi prodotti".


SDC - In che modo i giovanissimi si sono approcciati a manga, videogiochi e serie tv?
Alberto Rossetti - Da questo punto di vista i giovani non sono cambiati più di tanto.

Anche la mia generazione, appartengo a quella definita millennial, si approcciava ai cartoni animati giapponesi e ai videogame scatenando la preoccupazione tra genitori ed educatori.

Lo fanno, lo facevamo, con la stessa curiosità con cui anche in passato si leggevano i romanzi di formazione. Alla base c'è la voglia di incontrare se stessi nelle storie degli altri.

Che sia un manga, un anime, una serie tv o un videogioco, il discorso non cambia.


SDC - In che modo questi strumenti di intrattenimento hanno aiutato i giovani a superare le difficoltà incontrate durante la pandemia dovuta al Covid-19?
Alberto Rossetti - Siamo stati tanto in casa, i giovani più di tutti, e queste storie sono state occasione non solo per evadere un po' ma anche per fare scoperta di parti della propria identità in un momento in cui, come ricordiamo, le occasioni per stare insieme erano ridotte al minimo.

SDC - Quali sono le differenze tra i giovani del passato e quelli di oggi?
Alberto Rossetti - Tante e poche, dipende dalla prospettiva che vogliamo adottare.

Il contesto di riferimento è molto diverso, non potrebbe essere altrimenti, e i ragazzi cambiano sempre adattandosi all'ambiente che hanno attorno.

A non cambiare è la voglia dei giovani di differenziarsi dalle generazioni più vecchie, di provare a cambiare il sistema, di non sopportare le ipocrisie.

In questo, per fortuna, la spinta dei giovani non cambia mai e spetta a noi adulti accoglierla.

SDC - Possiamo tranquillamente affermare che manga, serie tv e soprattutto videogiochi non sono il male assoluto? (molti, magari non conoscendoli, affermano che i videogiochi sono nocivi)
Alberto Rossetti -  Certo che non lo sono!

Il male esiste, nessuno lo vuole negare soprattutto in un momento storico come questo, ma si trova fuori dalle storie che i ragazzi leggono, dalle serie che guardano e dai videogame che giocano.

Puntare il dito contro videogame e serie tv è spesso un modo che il mondo adulto utilizza per deresponsabilizzarsi e trovare con superficialità i colpevoli del male.

È più facile dire che un ragazzo è violento a causa di un videogame piuttosto che interrogarsi su quanto la nostra società sia violenta…no?

SDC - In che modo genitori ed educatori, su queste basi, dovrebbero porsi nei confronti dei giovani?
Alberto Rossetti - Penso che la curiosità sia il tratto più importante che un educatore, compresi quindi anche i genitori, dovrebbe avere.

Essere curiosi, fare domande, e soprattutto non giudicare. Usiamo le storie dei ragazzi per parlare con loro di ciò che gli interessa.

SDC - Qual è il tuo manga, serie tv o videogames che più ti piace o appassiona?
Alberto Rossetti - Anche se ho scritto questo libro, non mi ritengo un appassionata di manga e di videogame.

Guardo qualche serie tv, questo sì, ma non posso definirmi un appassionato.

Ma forse è proprio per questo che ho scritto questo saggio, la mia curiosità nei confronti di un mondo che conoscevo poco mi ha spinto a fare molta ricerca…detto questo, pensando alle storie raccontate nel libro, il manga che mi è piaciuto di più è stato My Hero Academia mentre la serie che ho preferito Skam Italia.

In entrambi i casi ho trovato qualcosa di mio, qualcosa che apparteneva alla mia adolescenza.

SDC - Stai lavorando a qualche altro progetto in tema di cui vuoi parlarci?
Alberto Rossetti - Sì, dopo qualche mese di stop mi sono già rimesso in moto.

Sto iniziando a lavorare su un tema che mi interessa moltissimo ma di cui ho la sensazione si parli ancora molto poco: l'utilizzo del digitale da parte dei bambini più piccoli.

Quasi un tabù, a mio avviso.


Alberto Rossetti
Psicoterapeuta e psico­analista, si occupa della clinica dell'adulto e dell'a­dolescente. È membro della redazione Mama.mo.it e autore del volume I giovani non sono una minaccia. anche se fanno di tutto per sembrarlo (2019). Con Simone Cosimi ha scritto Nasci cresci, posta. I social network sonopieni di bambini, chi li protegge? (2017) e Cyberbullismo (2018).


Il libro è disponibile in libreria, negli store online e sul sito di Città Nuova.