MeFu, Mestieri del Fumetto, è un team di ricerca che indaga sulla situazione economica dei creatori di fumetto in Italia. Ne parliamo con Emanuele Rosso, Claudia Palescandolo e Samuel Daveti

Mefu - Mestieri del Fumetto - nasce come gruppo di ricerca che si pone l'obiettivo di indagare quale sia la situazione economica attuale dei creatori di fumetto in Italia.
Cosa avete scoperto da questa indagine?

Purtroppo dobbiamo dire che l'indagine ha soprattutto confermato le nostre sensazioni, e i pareri che avevamo raccolto in via informale, nel corso della nostra esperienza come autori, da amici e conoscenti che lavorano come noi in questo campo. Cioè che purtroppo sono molto pochi gli autori che riescono a vivere di fumetto, e che anche quelli che ce la fanno devono confrontarsi con situazioni che non sempre esprimono il giusto livello di professionalità.

Difficile riassumere tutto in poche righe, la cosa migliore è andarsi a leggere l'indagine direttamente sul nostro sito.

Siamo infatti contrari a semplificazioni e riassunti eccessivi, che rischiano di esprimere un quadro non esaustivo di una situazione, quella del fumetto in Italia, estremamente sfaccettata e stratificata.

Chi compone il gruppo MeFu? Come nasce l'idea – o meglio – l'esigenza di questa ricerca?
Il gruppo nasce, quasi per caso, in seguito a una diretta su YouTube sul canale di Giorgio Trinchero tenutasi durante il primo lockdown, in cui si parlava di diritti e condizioni degli autori di fumetto. Gli ospiti convenuti, cioè noi tre, Emanuele Rosso, Claudia Palescandolo e Samuel Daveti, hanno proseguito i discorsi avviati in diretta dopo la diretta, e una cosa tira l'altra. Abbiamo trovato un nome, messo in piedi il sito, lanciato l'indagine, e il resto è storia recente.

Quali sono gli aspetti che più vi hanno sorpreso? E quelli che invece vi attendevate?
Come scritto sopra, era tutto più o meno atteso, anche se è giusto chiarire che l'indagine racconta soprattutto il mondo degli autori che lavorano nell'ambito dei graphic novel da libreria, e invece fotografa in modo meno accurato quello degli autori che realizzano fumetti seriali e da edicola. Possiamo senz'altro dire che ci ha sorpreso la partecipazione, che è andata al di là delle nostre più rosee aspettative.

Quanto può essere utile questa indagine a chi lavora nell'ambito del fumetto?
Crediamo che questa indagine possa essere utile soprattutto come pietra di paragone.
Siamo consapevoli dei limiti del campione analizzato e degli strumenti di analisi messi in campo, data la natura assolutamente volontaristica del progetto, ma è anche la prima indagine del genere a essere mai stata realizzata in Italia, e permetterà a chiunque vorrà proseguire con iniziative simili di avere uno storico e dei dati con cui confrontarsi.
E speriamo poi che aiuti gli autori stessi, che siano emergenti o affermati, nel proprio percorso di consapevolezza professionale.

Quali sono, secondo voi, le "isole felici" da prendere come riferimento per migliorare il settore fumettistico?
Isole felici in assoluto non esistono. Perché come in ogni settore dove agiscono liberi professionisti e piccole imprese il successo è spesso individuale, unico, spiegabile ma non replicabile. Però, dato che il sistema editoriale standard mostra parecchi punti critici nella distribuzione dei ricavi che spesso finiscono per sfavorire gli autori, guardiamo con interesse a realtà dell'autoproduzione e della microeditoria che cercano di sviluppare sistemi economici innovativi e più sostenibili.

Quali sono gli aspetti che andrebbero migliorati nel settore fumettistico?
Oltre ovviamente ai compensi per gli autori (elemento sottolineato anche dall'indagine), l'altro aspetto che sta particolarmente a cuore a tutti è il miglioramento della promozione dei titoli in uscita, attività in cui purtroppo gli editori risultano deficitari, spesso per limitatezza dei mezzi, o per incapacità di trovare e proporre canali e soluzioni comunicative nuovi o alternativi. Maggiore promozione vuol dire più pubblico raggiunto (magari anche pubblico nuovo), più pubblico vuol dire più copie vendute, più copie vendute vuol dire infine maggiori introiti, per l'editore e per gli autori.

Quali sono i vostri fumetti preferiti?
Difficilissimo stilare classifiche, diremo tre titoli ciascuno, pescati tra i nostri preferiti.
Per Claudia Sandman di Neil Gaiman, ABC di Ausonia e One Piece di Eiichiro Oda. Per Samuel L'eternauta di Oesterheld e Lopez, L'intervista di Manuele Fior e Jimmy Corrigan di Chris Ware. Per Emanuele Il commissario Spada di Gonano e De Luca, Asterios Polyp di David Mazzucchelli e Slam Dunk di Takehiko Inoue.

Secondo voi, il pandemico anno del 2020, ha contribuito a migliorarne alcuni aspetti o li ha peggiorati?
Quest'anno terribile ha di sicuro costretto tutti a fermarsi, respirare a fondo, guardarsi intorno, fare mente locale e un esame di coscienza. E non è detto che sia necessariamente un male. Ha poi portato alla luce ed esacerbato tutta una serie di problematiche su cui si glissava o che si faceva finta di non vedere, anche in un settore piccolo come quello del fumetto. È presto per dire se porterà a un miglioramento, ma già il fatto di aver generato iniziative come la nostra, Moleste o il RIFF- Rete italiana festival del fumetto, crediamo sia un segnale positivo.

State lavorando ad altri tipi di ricerche?
Contiamo di riproporre la nostra indagine in futuro, magari con una cadenza costante, ma intanto siamo al lavoro per strutturare di più l'offerta di MeFu, e rendere il sito un fondamentale punto di informazione per gli autori. Il nostro scopo primario resta sempre quello di migliorare l'informazione di tutto ciò che non è "creativo" nel settore del fumetto, ma che è di fondamentale importanza perché gli autori facciano del fumetto un mestiere, una professione.

Cosa vi aspettate dal 2021?
Desideriamo autori più informati, più consapevoli, più attivi, più disposti a fare rete e a mettersi in gioco.
Autori che siano motore di cambiamento in tutto il settore e in tutta la filiera.

GUARDA QUA: www.mefu.it
 


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