Titolo: Geografia e fiction. Opera, film, canzone, fumetto
Autori e curatori: Marcello Tanca
Contributi: Angelo Turco
Collana: Scienze geografiche
Pagine: 270
1a edizione: 2020 (Codice editore 1387.61)
Prezzo: € 29,50
Codice ISBN: 9788891778437



Geografia e Fiction. Opera, film, canzone, fumetto
. è un saggio a cura di Marcello Tanca, ricercatore confermato di Geografia presso il Dipartimento di Lettere, lingue e beni culturali dell'Università degli Studi di Cagliari.

Un saggio che indaga come la geografia sia un elemento chiave ed insolito su come si sviluppano le opere. Un punto di vista diverso che narra come la geografia dei luoghi ed il territorio possono influenzarne lo sviluppo narrativo.

Nel volume si analizza la geografia nell'opera, nei film, nella canzone e nel fumetto. Del fumetto si analizzano le opere di GiPi.

All'interno del volume ci sono anche speciali qr code che permettono al lettore di approfondire ed essere indirizzati ad accedere a contenuti multimediali, come audio, fotografie e video.

Marcello Tanca si racconta in questa intervista, analizzando geografia e fumetto.


Geografia e Fiction è un saggio che affronta con un punto di vista inconsueto, le opere, i film, le canzoni ed il fumetto. Come nasce l'idea di questo libro?
L'idea di questo libro nasce indubbiamente dai miei interessi personali e scientifici: sono un accanito fruitore di musica (di qualsiasi genere), amo il cinema, i fumetti, ecc.

Come geografo ho quindi cercato di conciliare l'utile e il dilettevole, concentrando il mio lavoro di ricerca su autori a me molto cari come Mozart, Wes Anderson, Paolo Conte e GiPi.

La sfida era dimostrare che la geografia - che è qualcosa di più del sapere che serve a ricordare le capitali, quanti abitanti ha il Belgio o l'altezza del Monte Bianco - può cimentarsi con queste forme di narrazione e mostrarcele sotto una luce diversa dal solito.

Quanto la geografia è essenziale per la creazione di un'opera?
Dipende... da tante variabili.

Il fatto che Mozart componesse Il flauto magico per un teatro "popolare" e periferico, non di corte, ha certo influito moltissimo sul profilo di quest'opera (a cominciare dal fatto che il libretto è in tedesco e non in italiano).

Anche il luogo in cui nasce o opera un artista o scrittore è certo importante.
Con notevoli eccezioni: Wes Anderson è texano ma il suo cinema guarda più all'Europa che all'America, perché i modelli a cui si rifà sono di stampo europeo.

C'è poi la componente narrativa, che è quella che esploro principalmente nel libro.

Se racconto una storia che regge benissimo anche mutandone l'ambientazione certo la geografia c'è, ma non ha un ruolo così importante: la storia fila a prescindere che io la ambienti nella pampa argentina, in un'abbazia di montagna o in un cantiere navale del nord della Germania. Questo aspetto è ciò che nel libro chiamo "mise en place", e cioè il fatto che la narrazione ha sempre bisogno di un contesto che fa da sfondo alle vicende. Il contesto però, in questo caso, non è essenziale, ma accessorio, intercambiabile a piacimento.

La geografia diventa essenziale quando ambientazione e narrazione sono fuse tra loro, ossia quando i luoghi nei quali si svolge la storia narrata sono necessari: se sposti la storia, se la ambienti da un'altra parte i conti non tornano, devi cambiare tutto. Questo secondo aspetto è quel che io chiamo "mise en scène".

Ci saranno quindi opere che si limitano a una generica "mise en place" e altre nelle quali invece assistiamo a una vera e propria "mise en scène" (e queste ultime sono naturalmente più interessanti per un geografo).

Per fare un esempio fumettistico: fuori dallo skyline di New York, l'Uomo-Ragno perde parte del suo appeal, perché gli viene a mancare un elemento caratteristico delle sue avventure: la giungla di grattacieli da scalare o tra i quali muoversi grazie alla sua ragnatela.

 
Il grande pubblico, probabilmente, non bada alle caratteristiche che rendono affascinante e veritiera un'opera (seppur spesso di estrema fantasia), ma definire gli spazi ed i luoghi è essenziale per rendere l'opera ancora più incredibile. Ad esempio, cosa ne sarebbe stato de "Il Signore degli Anelli" senza le sue mappe ed i suoi territori?
Esatto. Io direi incredibile e al tempo stesso credibile.

Le due cose non sono in conflitto, anzi. Non è un caso che molte opere di narrativa includano al proprio interno una mappa: questo permette al lettore di farsi un'idea del mondo nel quale si svolgono gli eventi, e seguire passo per passo gli spostamenti dei personaggi! Il gioco funziona così bene che delle volte ci si dimentica che quella geografia è puramente immaginaria e che quei luoghi purtroppo non esistono nel mondo nel quale ci muoviamo.

Entrando nello specifico nel mondo dei fumetti invece, si è concentrato su GiPi e i suoi lavori. Come mai ha pensato a lui? Quali sono le opere più rappresentative che collegano la geografia al fumetto, il tema del suo libro?
Credo che le qualità narrative di GiPi siano indubbie, come attestano i premi e l'apprezzamento che regolarmente ricevono i suoi lavori. Ho pensato a lui perché mi è parso che il suo modo di raccontare si ricollegasse molto bene a quella che è una delle idee di base del libro, e cioè che la fiction ci permette di cogliere al volo alcune potenzialità del nostro rapporto con i luoghi.

La fiction ha infatti questo di buono, che ci fa vivere seppure indirettamente in luoghi e situazioni delle quali non abbiamo una conoscenza diretta. In questo recupero la lezione di Gianni Rodari che in Grammatica della fantasia ci ricorda che l'arte di inventare storie poggia sulla capacità di porre domande come: che cosa succederebbe se Reggio Emilia si mettesse a volare? Che cosa succederebbe se improvvisamente Milano si trovasse circondata dal mare? e così via.

Allo stesso modo, in lavori come Appunti per una storia di guerra viviamo l'esperienza di tre ragazzi in un paese dilaniato dalla guerra che somiglia molto all'Italia; nella Terra dei figli si ipotizza cosa accadrebbe nel caso di un eventuale disastro ambientale che azzerasse la nostra civiltà e così via.

I lavori di GiPi permettono quindi di fare molte ipotesi su scenari diversi da quelli ai quali siamo abituati. In sintesi, ci permettono di viaggiare tra le possibilità e possono quindi essere considerate una forma di conoscenza.

Talvolta però avviene che prenda il sopravvento la deterritorializzazione come pretesto narrativo dell'opera. Quando e perchè?
Se con la parola "territorio" indichiamo il risultato della capacità umana di organizzare e modificare la Terra in modo da renderla un ambiente abitabile per la nostra specie, al contrario la "deterritorializzazione" indicherà il fallimento o il venir meno di questa capacità.

Questo "pretesto narrativo" ricorre con una certa frequenza nei lavori di GiPi: quelli che i suoi fumetti raccontano sono spesso mondi deterritorializzati, vale a dire mondi attraversati da una profonda crisi del rapporto tra l'uomo e l'ambiente.

In questa situazione di lacerazione, di incertezza e spaesamento, la realtà alla quale siamo abituati scompare per cedere il passo alla perdita di senso.

Un esempio tipico ci è fornito dalla Terra dei figli: i protagonisti si muovono in un mondo post-apocalittico nel quale tutti i punti di riferimento sono venuti meno, i luoghi non hanno più niente di familiare (sono anzi ostili), i legami sociali si sono lacerati.

È un pretesto narrativo molto interessante, perché ci costringe a riflettere sulla fragilità delle nostre certezze, sul fatto che tutto quello che ci sembra ovvio e dovuto potrebbe improvvisamente scomparire e quindi ci costringe a domandarci: come mi comporterei in una situazione del genere? Sopravviverei? Dove andrei a rifugiarmi? Su chi o cosa potrei contare? Sarei capace di proteggere le persone a me care?

Quali sono i suoi fumetti preferiti?
Sono cresciuto come molti con i personaggi Disney, quindi con Topolino, Paperino e company (cito nel libro anche la storia Zio Paperone e le vacanze in scatola scritta da Giorgio Pezzin e disegnata da Giovan Battista Carpi, pubblicata per la prima volta nel 1977).

Crescendo mi sono appassionato poi a Corto Maltese, che rimane uno dei miei personaggi preferiti, e quindi i classici italiani come Toppi, Battaglia, De Luca, Crepax, ecc. senza dimenticare il mondo Bonelli con Tex, Dylan Dog e così via.

Amo in particolare la linea chiara del fumetto franco-belga ma non disdegno Mafalda e i Peanuts e autori come Kenji Tsuruta ed Eiichirō Oda.

Segnalo qui i lavori di Giada Peterle, che è il primo caso di una geografa che è anche fumettista e viceversa


Se per le opere visive è più "semplice" trovare una chiave di lettura con la geografia, come avviene invece attraverso la musica?
Con la musica è meno immediato, ma non è detto che qualcosa non venga fuori.

La musica classica ad esempio è ricca di evocazioni di temporali, da Rameau a Vivaldi a Beethoven, Rossini ecc. - ovviamente si tratta di piogge che non bagnano nessuno, ma il cui valore narrativo è fuori discussione.

Un capitolo del libro è dedicato a Paolo Conte, al modo in cui questo artista ha saputo raccontare nelle sue canzoni la provincia italiana e il gusto per l'esotico; un'operazione che si potrebbe fare con altri artisti, se qualcuno volesse cimentarsi nell'impresa.

La geografia delle canzoni si dispone peraltro su più piani: non affiora soltanto dal e nel testo, ma anche attraverso il ritmo, la melodia, l'arrangiamento, ecc. che possono veicolare significati ed emozioni molto disparate.


Ci sono altri progetti simili ai quali sta lavorando e che vedranno la luce prossimamente?
Beh mi piacerebbe lavorare nei prossimi anni sul tema della finzione o meglio del rapporto tra vero e falso in geografia. Un argomento che chiaramente va a intrecciarsi con quello delle "macchine simulanti" ossia degli artifici con i quali costruiamo le nostre simulazioni del mondo.

In Geografia e fiction affermo che cinema, fumetto, videogiochi sono tipicamente macchine simulanti, vale a dire ambienti di apprendimento grazie ai quali, come accennato, impariamo molto su situazioni che non viviamo in prima persona ma che potrebbero accaderci.

Lo erano nei secoli passati le Wunderkammer e i diorami, oggi lo sono (e lo saranno sempre di più) i parchi a tema e soprattutto la realtà virtuale.

Penso che nel futuro queste macchine diventeranno sempre più importanti, esattamente come durante la pandemia molti musei hanno messo a disposizione in rete esperienze di fruizione virtuale delle opere d'arte.

Ma prima di scrivere qualcosa devo rifletterci per bene. Sì, la simulazione deve proprio essere al centro di quello di cui mi occupo.


Marcello Tanca è ricercatore confermato di Geografia presso il Dipartimento di Lettere, lingue e beni culturali dell'Università degli Studi di Cagliari. Insegna Geografia regionale presso i Corsi di Laurea Magistrale della Facoltà di Studi umanistici di Cagliari e, dal 2015, Geografia presso il Corso di Laurea in Lingue e letterature straniere dell'Università degli Studi di Milano. La sua attività di ricerca è incentrata sul ruolo della geografia all'interno delle dinamiche culturali della modernità e sulla funzione del paesaggio come indicatore di un rapporto positivo e attivo tra il territorio e i suoi abitanti. Nel 2012 ha pubblicato, per i tipi della FrancoAngeli, Geografia e filosofia. Materiali di lavoro.