Leggenda narra di una misteriosa terra lontana, dove gli uomini che vi mettono piede, diventano immortali. Strane creature si aggiravano nel fitto bosco.
Altissime, avvolte da un'aura splendente, si mostravano solo a coloro di animo buono, concedendo loro di vivere per sempre in armonia con la natura e con le persone a cui volevano bene.
Chi invece aveva male intenzioni, una volta entrato nel bosco, ne usciva impazzito, e fuori di senno, scompariva nelle tetre montagne che accoglievano questi poveri diavoli.
Le montagne erano così infestate di spiriti irrequieti, che solo l'oro riusciva a placare: la loro smania di ricchezza e potere purtroppo, non veniva cancellata dalle maledizioni.
Così capitava che, chi avesse un nemico da eliminare, si rivolgesse a queste infernali creature.
Pericolosamente la montagna tremava ogni qual volta le perfide creature ghignavano al tintinnio del vile denaro.
La loro anima dannata non si sarebbe più salvata: a loro interessava solo lo splendore delle monete sonanti.
Un giorno capitò che una fanciulla d'animo buono venisse ingannata da colui che credeva l'amasse.
L'ira iniziò ad impossessarsi di lei, e pur di ottenere vendetta, s'inoltrò nel bosco, consapevole che da lì non ne sarebbe uscita più come era prima.
Il bosco non l'aveva mai intimorita prima d'allora: da bambina, le piaceva ascoltare le Buone Creature cantare i loro inni alla natura.
Sapeva che la sua rabbia l'avrebbe condotta agli inferi, ma non le importava.
Quel che la leggenda non aveva mai detto però, è che le Buone Creature, davano sempre a chi si addentrava con rancore, la possibilità di liberarsi il cuore, così da salvare la loro anima.
La fanciulla pianse alla loro vista. Le Buone Creature cantarono per lei, come usavano fare quando era ancora una sorridente bambina piena di vita e speranza, desiderosa d'affetto, e lei cessò di versare lacrime.
Dimenticò persino quel bugiardo ingannatore, anzi, le Buone Creature cancellarono tutti i ricordi riguardanti lui. Rigenerata, tornò al villaggio, dove riprese la vita di sempre, con il cuore di nuovo leggero e libero di esplorare nuove emozioni.
Quando il fedifrago la incontrò di nuovo, però, accadde una strana cosa. Come un sadico sortilegio, come un fulmine a ciel sereno, lui si innamorò di lei.
Dolore e desiderio subissarono il suo cuore, ma ella, non aveva amore da donargli.
Non ricordava nulla delle sue sofferenze, ma qualcosa le diceva che non avrebbe dovuto fidarsi.
Lui iniziò a riempirla di attenzioni, di dolci parole e di profumati fiori, ma ciò non servì a niente.
Maledisse il giorno in cui le aveva spezzato il cuore; maledisse la sua cinica libertà e la sua testardaggine.
Non aveva mai pianto in vita sua.
Non aveva mai assaporato le amare lacrime di un amore non corrisposto, di un amore che solo pochi giorni prima aveva gettato alle ortiche.
Avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di poterla riconquistare.
Dapprima andò nel bosco, a chiedere aiuto alle Buone Creature: intenerite dal suo cuore, avrebbero voluto aiutarlo, ma ahimè! Se l'incantesimo si fosse spezzato, l'anima della sua amata sarebbe volata via, lasciando che il marciume intaccasse il suo corpo.
Ma un rimedio c'era, se pur rischioso. Le Buone Creature dissero al pentito amante di andare su per la montagna: se avesse trovato il modo di far piangere una di quelle orrende creature, e se avesse raccolto quelle lacrime, in modo tale da trasformarle in puri diamanti, la sua bella sarebbe tornata sua.
Niente gli sembrava impossibile: così partì subito per le montagne.
Il cielo era scuro, come a presagire sventura. Iniziò a piovere, e il vento forte lo rimandava indietro, quasi ad avvertirlo del pericolo, a farlo desistere.
Ma lui avanzava, mosso dal rimorso e dall'amore che mai prima d'allora aveva mai provato.
Le montagne urlavano disperate. Dalla cima fuoriusciva un fumo nero: lì avrebbe trovato le creature malvagie.
Per la foga, non aveva pensato a come poter intenerire quelle creature, a come farle piangere.
Minacciose si avvicinarono a lui e lo perquisirono, cercando l'oro che tanto bramavano.
Non lo trovarono e si infuriarono, scatenando un terremoto. La montagna si stava sgretolando: le roccie avrebbero travolto il viallaggio se quei folli non avessero smesso.
Lui aveva paura e pianse per la sua bella: "Basta, vi prego, risparmiate la mia bella ed il villaggio.
In cambio prendete me e la mia anima". Le creature malefiche non se lo fecero ripetere due volte.
E fu così che l'incantesimo si ruppe: lei ricordò tutto e pianse, perché sapeva che lui l'amava, ma sapeva anche che non lo avrebbe più rivisto.
Lui, trasformato in una creatura infernale, se ne sarebbe stato sulle montagne, ad urlare tutto il dolore, per un amore perduto che ormai più non ricordava.
SaDiCa
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