A6 era da tempo sulle tracce di Ratman, il famigerato supereroe che solo pochi fortunati al mondo avevano potuto incontrare, perdendo però subito dopo, i ricordi di quegli attimi.
Ritrovatisi svenuti nel cassonetto della carta da riciclare, solo un folle ambientalista, che stava tentando di sbarazzarsi di sacchi ricolmi di una sconosciuta fanzine (tra l’altro nostra acerrima concorrente), li aveva poi risvegliati.
Arrestato all’istante dalla pulizia, processato e condannato (dalle sue misteriose datrici di lavoro) a cinque anni di pignoramento del 90% della sua quota della fanzine per la quale lavorava (ogni riferimento è puramente casuale) per essersi fatto beccare per l’ennesima volta con le mani nel sacco, i miracolati vennero profumati e condotti alla centrale per l’interrogatorio, ma inutilmente.
Decisi io stessa allora, di far da esca, e attirare così il supereroe, che non avrebbe di certo lasciato nei guai una bella ragazza come me, in un vicoletto senza uscita, di notte, dove alcune figure poco distinte si scaldavano pappette di verdure geneticamente modificate.
Mai e poi mai Ratman avrebbe permesso loro di torcermi un solo capello.
Non ce ne fu bisogno: i miei folti ricci riccioluti, si arricciarono ad un fil di ferro che fungeva da antenna agli inquilini del sottoscala del palazzo che adombrava il vicolo.
" Ratman aiuto! Aiuto Ratman!".
Iniziai ad urlare così forte che anche i due posarono il loro passato di verdure e si diressero verso di me, confusi:
"Ma come avrà fatto ad impigliarsi, poverina.. così si rovinerà i suoi bei boccoli", e l’altro: "Li avevo avvertiti quei nanerottoli, ora riceveran notizie dal mio avvocato! Ma prima aiutiamola a liberarsi".
Si stavano avvicinando sempre più, e più erano vicini e più urlavo:
" Aiuuuto! Ratman! Quei bruti voglion fare dei miei ricci una parrucca! Aiuuuto!".
Quando improvvisamente una luce m’accecò, e qualcosa mi colpì alla testa.
Intravidi una figura, sfuocata, con le orecchie tonde e il mantello, tutto giallo:
"Ratman, sei tu! Mio eroe!", e poi svenni.
I due offrirono a Ratman la loro razione di minestrone, prima di venire a disincastrarmi: altrimenti si sarebbe freddato!
Mi risvegliai, nel mio letto, con le urla dei miei due collaboratori che litigavano per accaparrarsi le mie pagine nella Fanzine.
Accanto a me, c’era un vaso di girasoli profumati, ed un biglietto con su scritto:
"Dipingili pure, ma non tagliarti un orecchio! Baci, Rat-Man* ".
Un altro enigma mi arrovellava la mente ora:
"Ma cosa significa?!".
Questa però, era la prova inconfutabile dell’esistenza di Ratman, assieme al mio bernoccolo.
SaDiCa, con la Gentile partecipazione di *Leo Ortolani
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