Un nuovo saggio rivoluzionario del professor Antonello Fabio Caterino sostiene che la saga di Harry Potter sia stata ispirata dal "Secretum" di Francesco Petrarca.
Una tesi che unisce due mondi apparentemente lontanissimi.
SDC - Nel saggio "Harry Potter e l'ombra del Secretum" affermi ci sia un nesso tra il nostro Petrarca e il protagonista della saga scritta da J.K. Rowling. Quali sono gli indizi, gli studi e le tesi che creano questo fil rouge?
Antonello Fabio Caterino - Il punto di partenza è tanto semplice quanto disarmante: sia Petrarca nel Secretum, sia Harry Potter nella saga, si confrontano con un'identità frantumata. Petrarca parla di anime fragmenta, di un io lacerato tra desiderio di gloria e bisogno di salvezza. Harry, lungo il suo percorso, vive la stessa tensione: non è mai un eroe compatto, ma un ragazzo che deve ricomporre i pezzi della propria coscienza. Gli horcrux sono, letteralmente, frammenti d'anima.
SDC - C'è qualche aspetto in particolare che vorresti esporre all'attenzione dei lettori?
Antonello Fabio Caterino - Sì. Vorrei che i lettori capissero che il Secretum non è solo un libro scolastico, da antologia, bensì un'opera viva. È il primo grande racconto moderno di un dialogo interiore, di un uomo che si interroga, che lotta con la propria coscienza. Questo dialogo si ritrova, in forme nuove, nella saga di Harry Potter. Ogni volta che Harry si ferma, riflette, ogni volta che Silente o Piton diventano voci guida, stiamo assistendo a un ritorno dell'umanesimo petrarchesco. Non è una citazione, è una dinamica culturale che si riattiva.
SDC - Possiamo affermare che la saga sia ispirata a Petrarca più di quanto si pensi?
Antonello Fabio Caterino - Non solo possiamo, ma dobbiamo affermarlo. Non è una suggestione: è una tesi dimostrata. Il mio saggio non si limita a proporre analogie superficiali, ma dimostra filologicamente che la struttura simbolica e narrativa di Harry Potter ha un legame diretto con il Secretum di Petrarca. Ho condotto uno studio di fattibilità serio, incrociando le fonti, verificando ogni traccia nella bibliografia precedente e integrando l'analisi con l'uso di LLM interrogati attraverso prompt di stilistica comparata. La filiazione culturale che emerge è chiara, profonda, e non dipende dalle dichiarazioni d'intento dell'autrice.
SDC - Come gli appassionati potranno rileggere e rivedere la saga alla luce del tuo saggio?
Antonello Fabio Caterino - Dopo aver letto questo saggio, chi ama Harry Potter non potrà più guardare quella storia con gli stessi occhi. Ogni scena, ogni scelta morale di Harry diventerà leggibile come parte di una tradizione ben più ampia: quella dell'umanesimo petrarchesco. Gli horcrux non saranno più solo artefatti magici, ma figure letterarie di un conflitto interiore. La saga diventerà , per chi saprà rileggerla così, un grande Secretum visivo. E questo cambia tutto: non si tratta più di subire passivamente una narrazione, ma di riattivare una coscienza critica.
SDC - In che modo ti sei documentato per la stesura del saggio?
Antonello Fabio Caterino - La documentazione è stata duplice. Da un lato, ho preso in mano tutta la bibliografia esistente, a partire dagli studi di Beatrice Groves, che ha svolto un lavoro importantissimo nell'individuare le allusioni letterarie più evidenti nella saga, soffermandosi in particolare sulla ricezione di Shakespeare e sulle tracce del Canzoniere dello stesso Petrarca. Io però ho voluto compiere un passo ulteriore, spingendomi fino al Secretum, che fino ad ora non era stato considerato nella riflessione sulla saga potteriana.
Ho ricostruito un quadro filologico preciso, ricondotto ogni indizio alla sua fonte e verificato le strutture profonde che legano il dialogo interiore di Francesco alle scelte narrative della Rowling. Ma la parte più innovativa del mio approccio è stata l'integrazione di strumenti linguistico-computazionali: ho utilizzato LLM interrogati con prompt progettati per evidenziare corrispondenze e retoriche che la lettura lineare non può sempre rilevare. Questo doppio livello – filologia tradizionale e analisi linguistica computazionale – mi ha permesso di dimostrare il legame con il Secretum non come suggestione, ma come fatto strutturale.
SDC - Hai interpellato la Rowling per confrontarti su questa tesi?
Antonello Fabio Caterino - No, e per scelta precisa. Il mio lavoro si basa sui testi, non sulle dichiarazioni. Anche se domani la Rowling mi dicesse che non ha mai letto Petrarca, la mia tesi non cambierebbe di una virgola. Perché non sto parlando di ispirazione, bensì di filiazione culturale profonda incarnata nella storia dei testi.
SDC - Come hanno reagito i fan più accaniti alla tua tesi?
Antonello Fabio Caterino - Con stupore, ma uno stupore produttivo. Nessuno si è sentito tradito. Al contrario, molti mi hanno detto che dopo aver letto il saggio non riuscivano più a guardare certe scene allo stesso modo: il duello di Silente, la stazione di King's Cross, le lacrime di Piton. Tutto si è caricato di un peso morale più profondo. Il mio lavoro non toglie nulla all'emozione della saga: al contrario, la amplifica. Non mi aspettavo un interesse così diffuso. Di solito la filologia non ha chissà quale fascino. Ed è un peccato, perché ha mille possibilità applicativi nel mondo d'oggi e altrettante ragioni per essere amata.
SDC - Qual è il personaggio che più incarna il legame con Petrarca? Qual è il tuo preferito?
Antonello Fabio Caterino - Il personaggio che rende più evidente il legame con il Secretum è senza dubbio Voldemort. Questi cerca i frammenti dell'anima, ma per le ragioni sbagliate. Dove Petrarca si confronta con la frattura per salvarsi, Voldemort nega la frattura e tenta di dominarla, frantumando se stesso. Gli horcrux sono il contrario del Secretum: la sua ombra, la sua perversione. Ma proprio per questo Voldemort è il personaggio in cui si manifesta con più violenza la crisi dell'io.
Il mio personaggio preferito, però, resta Harry. Non perché sia l'eroe perfetto, ma perché accetta la morte. Harry è colui che si salva riconoscendo la propria natura mortale. La sua forza non è la potenza, è l'accettazione della propria umanità fragile, contraddittoria. Questo lo rende il vero erede dell'umanesimo petrarchesco.
SDC - Quali sono, secondo te, i tre elementi chiave del Petrarca affini alla saga?
Antonello Fabio Caterino - Frammentazione, memoria, redenzione. La frammentazione è il punto di partenza: l'identità come entità fragile, spezzata. La memoria è la chiave: non semplice nostalgia, ma strumento etico per rileggere la propria storia. E infine la redenzione, che non è salvezza automatica, ma un percorso interiore fatto di consapevolezza e accettazione del limite. Questi tre elementi sono il cuore del Secretum e il cuore della saga.
SDC - C'è un aspetto che speri sia approfondito nella serie TV?
Antonello Fabio Caterino - Non amo le serie tv, ma mi auguro che la serie abbia il coraggio di restituire la dimensione interiore della saga. Spero che Silente venga rappresentato non come il mentore onnisciente, ma come uomo tragico, lacerato dalle sue scelte. E spero che la scena della stazione di King's Cross venga trattata come ciò che è: uno spazio metafisico, un luogo della coscienza. Lì si gioca il cuore della saga. Se la serie saprà dare il giusto peso a questi momenti, potrà davvero restituire la complessità umanistica della storia.
SDC - Su quali progetti stai lavorando?
Antonello Fabio Caterino - Il cuore del mio lavoro oggi è proprio la sinergia tra ricerca accademica e impresa. Sono docente universitario, ma anche imprenditore: non vedo queste due dimensioni come mondi separati. Al contrario, credo che la vera sfida per chi si occupa di umanistica sia trasformare la ricerca in soluzioni concrete, che abbiano un impatto reale sulla società . Le mie aziende sono nate proprio per sviluppare modelli innovativi di trasferimento tecnologico dei saperi umanistici.
Sto lavorando su tre filoni principali. Il primo è la linguistica forense, dove stiamo progettando algoritmi di intelligenza artificiale per la prevenzione della radicalizzazione terroristica. Si tratta di sistemi capaci di individuare segnali linguistici di allarme nei discorsi d'odio e nei processi di radicalizzazione, con un approccio scientificamente rigoroso ed eticamente sostenibile.
Il secondo ambito è la linguistica clinica computazionale. Qui stiamo sviluppando test linguistici assistiti da AI per individuare precocemente segnali di decadimento cognitivo e malattie neurodegenerative. L'idea è che il deterioramento cognitivo lasci tracce nei modelli di linguaggio molto prima che emergano i sintomi clinici, e che questi strumenti possano diventare fondamentali per la prevenzione.
Il terzo asse è quello di innovare i modelli di trasferimento tecnologico dei saperi umanistici, creando un ponte solido tra la teoria e la pratica, tra la ricerca accademica e le necessità concrete del mondo produttivo, della sanità , della sicurezza. Credo che l'umanistica abbia oggi la responsabilità di entrare nei luoghi della decisione, e non restare chiusa nei laboratori.
Questa è la sfida su cui concentro il mio lavoro ogni giorno. dalla scuola alla sanità , fino alla sicurezza. Credo che l'umanistica debba entrare nella società , non restare chiusa nei laboratori.
SDC - Ci sono tracce di Harry Potter in Molise?
Antonello Fabio Caterino - Harry Potter, di per sé, non ha legami diretti col Molise. Ma il Molise è una regione ricca di storia, di tradizioni, di folklore. È una terra dove il concetto di identità e di anima si vive ancora quotidianamente. Le strade morali e avventurose che portano alla ricerca dell'io, nel Molise, sono antropologicamente infinite.
SDC - C'è qualche storia molisana che vorresti raccontare in un libro?
Antonello Fabio Caterino - Sì, la storia delle comunità arbëreshe del Molise. Io stesso sono arbëresh, e questo legame personale rende la questione per me molto sentita. Mi piacerebbe dedicare uno studio specifico alla lingua e alla cultura arbëreshe molisana.
Ma la verità è che, con tutti i progetti in corso, il tempo è il vero limite. È un progetto che richiede dedizione totale, e in questo momento non riuscirei a farlo come meriterebbe. Ma resta un nodo aperto, e prima o poi lo affronterò.



0 Commenti
Cosa ne pensi? Scrivici