Viviamo in un mondo che ci vuole conformi, felici, efficienti, “normali”.
E se non possiamo esserlo, se non sappiamo esserlo, ci viene almeno
chiesto di “sembrare” conformi, felici, efficienti, “normali”. Da un
lato sarebbe bene chiedersi cosa voglia dire, davvero, essere felici,
essere “normali”. Una volta trovata risposta a questa domanda, un’altra
sorge spontanea: perché? Perché, invece, non reclamare e difendere il nostro diritto al malessere? In
questo graphic novel, che parte dal dato autobiografico per espandersi a
un’invettiva che si fa manifesto, l’autore sadagari si e ci interroga
proprio su questi nodi centrali della contemporaneità : la
neurodivergenza e la disabilità , l’accettazione di sé e dell’altro, il malessere psicologico come condizione socialmente diffusa che invece viene troppo spesso ignorata o relegata a una sfera personale da tenere sotto controllo. Da tenere nascosta. Ecco quindi che affermare il proprio diritto al malessere diventa un atto rivoluzionario,
una presa di posizione che rifiuta la conformità a ogni costo, che si
discosta da un’idea di “normalità ” stabilita immancabilmente da qualcun
altro. Un esordio folgorante per lucidità e onestà intellettuale,
che muove dall’esperienza diretta per scavare nei lati nascosti di una
società che ci vorrebbe tutte e tutti ugualmente efficienti. Un libro
che sposta l’attenzione dal comodo “come fare a essere ciò che il mondo
vuole che sia?” a un radicale “perché dovrei esserlo?”. |
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