In esclusiva per Lucca Comics & Games 2024, Società Editrice La Torre celebra il ritorno dello scrittore di fantascienza animeucronica Davide Tarò con la presentazione in anteprima del suo nuovo romanzo Yōkai MacaroniHorroR che compone un intrigante mélange tra la produzione cinematografica italiana del terrore degli anni Sessanta e quella degli anime di genere horror che nello stesso periodo infestavano le televisioni giapponesi.

In questa intervista in anteprima a Davide Tarò scopriamo di più su questo avvincente romanzo che mescola la cultura giapponese e quella italiana, in tinte horror.


SDC - YŌKAI MacaroniHorroR è il tuo nuovo romanzo, in uscita per Lucca Comics and Games 2024, il festival del fumetto, gioco, videogioco e cinema. Come nasce l'idea di questo romanzo?
Davide Tarò - Nasce nel momento in cui – nel 2006, se non erro – il buon Gianluca Aicardi, allora responsabile del settore Approfondimenti di Dynit, mi commissionò un articolo sul mitico anime horror sessantottino Bem, il mostro umano in occasione della pubblicazione della serie in una edizione in DVD da edicola. Fu così che scrissi Bem e il maccaroni horror – un termine coniato dal mercato giapponese per indicare proprio quell’ondata di film italiani dell’orrore degli anni Sessanta, primo fra tutti La maschera del demonio di Mario Bava che arriverà in Giappone soltanto un anno dopo l'uscita nazionale italiana, e che poi è stato scelto, non a caso, come sottotitolo del mio nuovo romanzo animeucronico.

Proprio in quell’articolo facevo un ardito, ma tutt'ora neppure troppo, confronto tra il personaggio della strega Asa, protagonista de La maschera del demonio di Bava interpretato dall’affascinante attrice inglese Barbara Steele, e le fattezze di Bera, personaggio femminile della serie animata giapponese Bem, il mostro umano che avrebbe visto la luce circa otto anni dopo. Pur non avendo trovato (ancora) nessun riscontro ufficiale nelle interviste dell’epoca allo staff dell'anime, la fortissima sensazione semiologica e non soltanto che il languido volto di Bera fosse plasmato sul volto altrettanto conturbante di Barbara Steele si faceva sempre più forte in me mentre ne scrivevo per la prima volta.


SDC - Il tuo romanzo prende spunto da eventi storici cinematografici e televisivi, intrecciandosi con la realtà del tempo, a partire da Barbara Steele e la "sua" maschera del demonio. Quanto è importante questa pellicola cinematografica per il tuo romanzo?
Davide Tarò - È essenziale, come dicevo, ne diventa addirittura il punto cardine. Ancora di più nella revisione del testo in cui, grazie ai consigli dell’editore Gianluca Di Fratta e dell’impagabile collega Cristiano Brignola (che fa parte del collettivo di scrittori bolognesi Shingo Tamai, autore della seminale serie di anime novel italiani del ciclo Dei o Demoni), la maledizione dei Bava diventa il motore occulto di tutta la vicenda animeucronica del romanzo.

SDC - Nel romanzo c'è inoltre il richiamo alla sigla di Bem, il mostro umano, cantata da Nico Fidenco. Una filastrocca nera che ai bambini dell'epoca deve aver un po' fatto paura, ma sicuramente li ha catapultati in un universo accattivante e "proibito".
Davide Tarò - Un universo che cerco di descrivere e piegare al gotico rurale italiano, con quella sensazione suadente di proibitivo – la sessualità neanche troppo nascosta di Bera e della splendida Barbara Steele – pur cercando di mantenere intatte le atmosfere malate, le scenografie decadenti, le musiche cupe e al tempo stesso graffianti dell'anime.


SDC - Ma c'è un vero legame tra l'anime di Bem e i film horror italiani? L'anime, dopotutto, attingeva chiaramente alle atmosfere delle nostre pellicole, appena sbarcate in Giappone. Un fascino, possiamo dire, vicendevole.
Davide Tarò - Fascino vicendevole, ma anche interesse vicendevole, realmente “successo” ma ancora troppo poco studiato dai critici e dai saggisti di cinema. Nel mio mondo animeucronico lo faccio accadere con più forza, quasi facendolo gridare (di dolore) ai protagonisti, ma sicuramente il tutto è – si potrebbe dire in questo caso – “tratto da una storia vera”.

SDC - Protagonista del tuo romanzo è Adalcasio, un bambino in età pre-adolescenziale (ma negli anni in cui è ambientata la storia forse una condizione ancora poco marcata) che si imbatte in Bem e in tutto ciò che scaturisce da quelle visioni. È soltanto un incubo o la sua realtà sta cambiando?
Davide Tarò - Adalcasio, evidentemente o forse probabilmente, ha qualche potere di “manipolazione della realtà” innato e di cui non è assolutamente consapevole (ma non lo hanno tutti i bambini, a pensarci bene?). Lui vede (e forse crea) quello che vuole vedere, ciò che ha più a cuore nella sua condizione di bambino emarginato: i film horror con Barbara Steele e questo nuovo cartone giapponese che danno sulle reti private così ancora poco diffuse. Indubbiamente, per arcane armonie e forse qualcosa di più, gli eventi sembrano davvero collegati gli uni con gli altri, e chi sono io per dire che non lo sono davvero?

SDC - Il nostro povero Adalcasio, però, sembra essere uno di quei protagonisti degli anime per la televisione. Quanto la realtà, talvolta, può essere mostruosa? Specialmente quando ci sono delle disabilità?
Davide Tarò - La disabilità di Adalcasio lo rende un diverso, un emarginato, proprio come il piccolo Bero di Bem, il mostro umano. Gli stessi due strani personaggi adulti che lo accompagnano, Bertot e Barbara (o Bera), sono dopotutto degli emarginati, chiunque essi siano davvero (forse addirittura un “mascone” e una “masca”). Insieme rispecchiano perfettamente la famiglia disfunzionale, perseguitata ed odiata, dei tre yōkai dell'anime.

SDC - A Niella Tanaro, il paesino di Adalcasio, però sembrava davvero che stesse succedendo qualcosa. Ti sei ispirato ai (purtroppo) numerosi casi di cronaca nera che capitano nella provincia italiana?
Davide Tarò - Non direttamente, ma studi antropologici di Nuto Revelli (citati all'inizio del romanzo) e cronache “leggendarie” di Niella Tanaro, anche piuttosto conosciute, sono state dirette o indirette fonti di ispirazione. 

 

SDC - Nel romanzo si accenna anche all'episodio della scomparsa di Luigi Tenco nel 1967 al Festival di Sanremo. Anche in questo caso la storia gioca un ruolo da protagonista?
Davide Tarò - Assolutamente sì. Quando lessi che quella notte era stato invitato a partecipare al Festival anche un giovane Nico Fidenco, tutto mi è stato chiaro, tutto appariva collegato nella realtà animeucronica, soltanto dovevo scriverlo.

SDC - Chi sono dunque i mostri, gli yōkai? E come si combattono?
Davide Tarò - L’anime di Bem ci diceva essere creature “diverse” dall'umanità e perciò relegate in un limbo di solitudine e di segregazione: il folklore giapponese è ricco di questi esseri che infestano il Giappone, dalle campagne alla città. Lo studio definitivo sull’argomento è a opera del mangaka Shigeru Mizuki (autore, peraltro, dello storico manga dell’orrore Kitaro dei cimiteri) che ha realizzato una guida agli yōkai, agli spiriti e ai mostri del Giappone, ma è importante ricordare anche Lafcadio Hearn, giornalista e scrittore irlandese naturalizzato giapponese, che nei primi del Novecento compone una suggestiva raccolta di racconti fantasmagorici dal titolo Kwaidan. Storie di spettri giapponesi. Dalla loro lettura emerge chiaro il concetto che gli yōkai non si devono combattere, ma conoscere e abbracciare, come tutte le diversità.

SDC - Il tuo romanzo, si diceva in apertura, sarà presentato in anteprima a Lucca Comics and Games 2024. Puoi già accennare gli appuntamenti con i lettori?
Davide Tarò - A Lucca si terranno due sessioni di firmacopie presso lo stand dell’editore in Piazza San Martino (Società Editrice La Torre, Padiglione San Martino, Stand SMT224): il primo venerdì 1° novembre dalle 16 alle 18 e il secondo sabato 2 novembre dalle 11.00 alle 13.00. Per l’occasione sarà presente anche il maestro Andrea Gatti, autore dell’illustrazione di copertina di YŌKAI MacaroniHorroR e della maggior parte dei miei precedenti lavori che, in occasione della presentazione in anteprima del mio nuovo romanzo, allestirà una personale di tavole pittoriche a tema animeucronico presso lo stand. Ci potrete trovare in giro per gli stand anche domenica 3 probabilmente (io con la maschera da OrfanoRoboT).



Autore
Davide Tarò

Editore
Società Editrice La Torre

Anno
2024

Caratteristiche
120 pp., cm 14,80 x cm 21, brossurato con copertina a colori

ISBN
978-88-96133-73-6

Prezzo di vendita
16,50 



Biografia dell'autore
Davide Tarò (Torino, 1976) vive a Settimo Torinese, smart city alle porte della sabauda Torino, disseminata di fantastiche rovine e di architetture post-industriali appena sotto la verde collina torinese e sulle sponde del Po, fantascientifica e cyberpunk al punto giusto. Scrittore, saggista ed esperto di cinema giapponese, fa parte del comitato scientifico del MUFANT Museo del Fantastico e della Fantascienza di Torino. Nel 2012 pubblica il suo primo romanzo EMINA OrfaniRoboT per 001 Edizioni, segnalato al prestigioso premio World SF Italia, a cui seguono i racconti KODOMO TauriNoruM, pubblicato nell'antologia TOnirica (Il Foglio, 2013) a cura di Alessandro Del Gaudio, e i romanzi OroborO (Chance Edizioni, 2019) e, con lo pseudonimo di Aristide Universo, Primo Levi, agente del MEME (Scudo Edizioni, 2022). Nel 2021 si classifica al terzo posto nel Tomo Contest con il racconto Il Dio Tratòr, successivamente pubblicato nell'antologia Junk (Delos, 2022) a cura di Giulia Abbate. Collabora all'Almanacco dell'Italia occulta (Odoya, 2021) a cura di Fabio Camilletti e Fabrizio Foni con il racconto folclorico Sotto la pauta la carta crepa e nel 2023 pubblica per Yume Edizioni l'opera spiritista Lombrosiana. Per i tipi di Società Editrice La Torre ha pubblicato il racconto Corazzata Spaziale Mussolini (2014) e il romanzo animeucronico FURUSATO CombattiLaTuaTerrA (2016).