Il 27 settembre arriva in libreria il saggio "Zerocalcare – L'arte narrativa di Michele Rech" di Matteo Boni, edito da Edizioni NPE.

Un viaggio alla scoperta del mondo di Zerocalcare, analizzando l'arco narrativo ed i personaggi che pullulano le opere di uno degli autori di fumetti più noti nel panorama fumettistico italiano.

In questa intervista a Matteo Boni, scopriamo in anteprima alcune caratteristiche del suo meticoloso lavoro racchiuso in questo saggio.




SDC - Zerocalcare è uno dei fumettisti italiani più in vista del nostro panorama. Come nasce l'idea di questo saggio?
Matteo Boni - Mi piacciono molto le monografie dedicate agli stili dei singoli autori. Le trovo molto interessanti perché mi permettono di approfondire l'operato di un determinato fumettista e di comprendere i vari aspetti che concorrono alla creazione della sua specifica "voce". È bello sbirciare dietro le quinte e osservare come gli artisti organizzano il proprio lavoro; lo trovo istruttivo, probabilmente perché, oltre ad essere un lettore di fumetti, sono un fumettista a mia volta.

L'idea del saggio nasce da una riflessione che mi sono trovato a fare nell'estate del 2022.

Vista la notorietà dei fumetti di Zerocalcare, trovavo curioso che non fosse stata ancora realizzata un'analisi del suo stile narrativo. Una curiosità che si è ulteriormente rafforzata con le ricerche che ho svolto prima di decidere se scrivere o meno il saggio in questione (sondo sempre la fattibilità delle mie idee).

Ovviamente non sono io il primo a fare un'analisi di questo tipo. Niente nasce dal nulla.
Ci sono stati dei pionieri (ne parlo nell'introduzione del saggio), ma gli articoli in questione non prendevano in esame lo stile di Michele Rech come un tutto, limitando la trattazione ad alcuni aspetti ritenuti caratteristici.

Il web, al contrario, offriva molto materiale (articoli, recensioni, video, interviste ecc.) sui temi trattati dai fumetti di Zerocalcare, sul contenuto delle sue opere, tralasciando però le modalità con cui questo contenuto veniva trasmesso ai lettori.

Considerando che mi sarebbe piaciuto molto leggere un saggio di questo tipo, ad un certo punto ho deciso di rimboccarmi le maniche e realizzare io stesso questa analisi.

Per fortuna avevo già scritto qualcosa di simile in passato (la mia tesi di laurea magistrale era un'analisi dei fumetti cinesi), quindi ho potuto fare affidamento su una metodologia di ricerca già collaudata.

Ora vediamo cosa ne penseranno i lettori.

SDC - Quali sono i punti di riferimento dai quali partire e sviluppare con il lettore sulla figura di Zerocalcare?
Matteo Boni - Parlare dello stile di un autore di fumetti significa muoversi essenzialmente su due piani, collegati fra loro: quello narratologico e quello visivo. 

Nel primo abbiamo tutti gli aspetti sottesi alla narrazione (generi narrativi, struttura delle storie, gestione dei personaggi ecc.), nel secondo la loro concretizzazione tramite il linguaggio del fumetto (storytelling visivo, vignette e inquadrature, lo stile di disegno ecc.). 

Di conseguenza, un'analisi dello stile narrativo di Michele Rech avrebbe dovuto partire necessariamente da questo binomio, scendendo poi sempre più in profondità; i legami che intercorrono tra le varie componenti, comprese quelle più piccole, si sarebbero dipanati con il procedere della trattazione.

Nel saggio utilizzo il termine "ecosistema stilistico" proprio per questo motivo: ogni singolo aspetto contribuisce all'effetto finale del tutto.

Il pericolo di una trattazione confusionaria era però dietro l'angolo. 

Per questo motivo ho deciso di organizzare i capitoli in ordine decrescente: dagli elementi narratologici generali dei primi tre capitoli (genere, struttura e personaggi) si passa poi via via agli aspetti visivi di dettaglio del quarto capitolo (per es. le espressioni dei personaggi). 

I punti salienti emersi da questi capitoli saranno poi ripresi dagli ultimi due: non si potrebbero altrimenti comprendere i punti di contatto tra i fumetti di Zerocalcare e, ad esempio, le due serie animate uscite per Netflix.

Per legare coerentemente tutti gli argomenti e renderne l'esposizione piacevole, ho impostato l'intero saggio come se fosse l'itinerario di un viaggio che parte dal primo capitolo e si conclude con l'ultimo.
 

 

SDC - Se spesso le opere sono le vere protagoniste che restano nella memoria collettiva, quasi "dimenticando" l'autore, non è così nel caso di Michele Rech. Come te lo spieghi?
Matteo Boni - Oltre a ciò che rende comunemente riconoscibile un autore (stile, temi, storie, ecc.), nel caso di Michele Rech credo che la risposta sia da ricercare nel particolare patto narrativo che le sue opere instaurano con i lettori/spettatori: il patto autobiografico.

In sintesi, questo genere di patto narrativo fa sì che il lettore percepisca l'autore e il personaggio protagonista come un'unica entità (ne parlo nel primo capitolo del saggio).

Un simile patto, insieme a tutto il resto, va inevitabilmente a rafforzare il rapporto che i lettori hanno con il fumettista romano. Tuttavia anche in assenza del patto autobiografico si può osservare un meccanismo simile; tutti noi tendiamo a proiettare sugli autori il rapporto emotivo (positivo o negativo) che abbiamo instaurato con le loro opere.

I fandom sono un fenomeno esemplificativo di questa tendenza.

SDC - Un saggio per meglio comprendere l'universo narrativo e umano del fumettista e di tutto ciò che lo circonda. Non a caso, le tematiche affrontate nei fumetti di Zerocalcare sono di ispirazione autobiografica, ma che in qualche modo coinvolge tutti. Come ci riesce?
Matteo Boni - In un'intervista con Laura Scarpa, Michele Rech spiega che il materiale autobiografico viene inserito in una storia solo nel caso in cui egli reputi che possa parlare anche al lettore. Questo processo di selezione evidenzia, oltre alla consapevolezza narrativa dell'autore, una volontà di raccontare storie che risuonino emotivamente con chi legge. 

Non con le sue esperienze quotidiane propriamente dette, inevitabilmente differenti, ma con i sentimenti che le contraddistinguono. Lo spunto autobiografico diventa quindi un mezzo per raccontare una storia di più ampio respiro.

Ovviamente anche il modo con cui questo materiale viene elaborato ha un suo peso nella resa finale.

SDC - L'elemento fantastico è un altro aspetto rilevante della narrazione di Zerocalcare. Qual è quello più ricorrente?
Matteo Boni - Le più rappresentative sono senza dubbio le metafore visive, a cui non a caso è dedicato un paragrafo del quarto capitolo del saggio.

Chiunque abbia letto un fumetto di Michele Rech si è trovato in un mondo dall'assetto singolare, in cui interagiscono personaggi umanoidi e personaggi che hanno ora le fattezze di animali antropomorfi, ora quelle di personaggi provenienti da altre opere (da film, serie tv, musica ecc.); molto spesso questi personaggi sono delle autentiche proiezioni della mente di Zerocalcare, come nel caso dell'armadillo.

Il fantastico ha diverse funzioni nei fumetti di Zerocalcare, ma, volendo sintetizzare, il suo utilizzo serve principalmente a mostrare come il protagonista percepisce emotivamente gli eventi narrati nella singola storia.

SDC - Zerocalcare con "Kobane Calling" racconta una realtà a noi lontana, ma terribile. Una storia di guerra, resistenza e lotta per la libertà. Tematiche care all'autore, socialmente impegnato anche in attività che discostano dal suo lavoro di fumettista ma che anzi, riesce a convogliare in quello che sa fare meglio: raccontare e far discutere.
Matteo Boni - Se non vado errato fu proprio la necessità di raccontare gli eventi del G8 di Genova a spingere Michele Rech a scrivere il suo primo fumetto; quindi sì, l'impegno sociale è ben presente nella produzione a fumetti dell'autore, fin dal principio. E ancora oggi alcuni suoi fumetti continuano a trattare temi socialmente e politicamente rilevanti (un esempio recente è il fumetto Una giornata a Budapest. Diario di un'udienza del processo a Ilaria Salis, dedicato alla detenzione di Ilaria Salis in Ungheria).

Kobane Calling poi rappresenta anche un momento di passaggio nella carriera del fumettista romano: il racconto del suo viaggio nel Rojava, uscito sulla rivista Internazionale, lo ha avvicinato a una nuova fetta di lettori.

Da un punto di vista strutturale questo fumetto presenta poi degli aspetti peculiari molto interessanti. È suddiviso in episodi autoconclusivi (non tutti, come vedremo nel saggio) legati da un tema comune e, soprattutto, da un escamotage narrativo già impiegato dall'autore ne La profezia dell'armadillo, a cui ho dato il nome di "struttura domanda-risposta".
 

 
SDC - I personaggi presenti nelle storie di Zerocalcare sono un altro punto di riferimento del suo universo narrativo. L'Armadillo, Secco, Sarah, l'Amico Cinghiale, Lady Cocca. Quanto queste figure sono essenziali nel raccontare le sue storie?
Matteo Boni - Direi che sono fondamentali. 

Ognuno dei suoi personaggi è un archetipo ben riconoscibile che contribuisce, con la sua caratterizzazione, alla narrazione delle storie; tra i personaggi fondamentali va annoverato anche lo stesso Zerocalcare, che nel saggio tratto come un personaggio vero e proprio, scindendolo da Michele Rech (il motivo di questa separazione la illustro nell'introduzione del saggio). 

Zerocalcare concentra su di sé la maggior parte delle funzioni narrative che sorreggono lo storytelling dell'autore.

Il contributo di ciascun personaggio alla storia dipende anche dalle funzioni narrative che gli sono attribuite all'interno del singolo fumetto.

L'armadillo è, per esempio, un evidenziatore dei conflitti interni del protagonista: ogniqualvolta Zerocalcare si trova davanti ad una scelta o a una situazione complessa che lo blocca, l'armadillo tende a esasperarla ancor di più.

Altri personaggi invece, come Sarah e Secco, in alcune storie sono apparentemente secondari, mentre in altre sono maggiormente in rilievo.

In conclusione, il cast è molto nutrito e il fumettista romano dosa la presenza di certi personaggi basandosi su ciò che vuole raccontare.


SDC - Felicità e dolore, ansia e paura, rabbia: queste sono le emozioni con le quali Zerocalcare racconta alcuni aspetti delle sue storie, affrontando persino quei "demoni" che talvolta ci lasciano immobili. Possiamo definirla come una sorta di auto-analisi collettiva?
Matteo Boni - Più che di un auto-analisi collettiva, io parlerei di rappresentazione emotiva corale. 

Le emozioni raccontate nei fumetti di Zerocalcare, da quelle positive a quelle negative, sono fortemente collegate non solo a determinate situazioni, ma anche a uno specifico momento storico, il nostro.

Poi ovvio che non si possa generalizzare quando si parla del riscontro emotivo che ciascun lettore trae da una specifica storia: ognuno di noi stabilisce il suo rapporto con l'opera e le emozioni che evoca. Ad esempio, io non ho vissuto la stessa situazione di Sarah, ma ho comunque fatto esperienza, ad un certo punto del mio percorso, di quel senso di immobilismo esistenziale di cui il personaggio si fa portavoce.

Le storie di Zerocalcare raccontano emozioni e sentimenti che fanno parte, in varia misura, dell'esperienza quotidiana di molte persone; per questo preferisco parlare di rappresentazione corale.

SDC - Non solo fumetti. Zerocalcare ha letteralmente tampinato Netflix (una delle più note piattaforme di streaming di cinema e serie tv) per presentare il suo progetto di animazione, realizzandolo così come lo aveva ideato. Quali sono le differenze narrative in questo frangente?
Matteo Boni - L'animazione ha il vantaggio di condividere con il fumetto l'immagine disegnata, di essere un "medium ponte" tra cinema e fumetto, riprendendo l'azzeccata definizione di Giorgio Ghisolfi.

In virtù di ciò, l'animazione ha accolto molte delle caratteristiche narrative dello stile di Michele Rech, a partire da quelle legate al disegno. C'erano però numerosi fattori nuovi da tenere in considerazione, come il movimento e il sonoro, tanto per fare due esempi. È stato quindi necessario fare degli adattamenti.

Nel sesto capitolo del saggio entro nel dettaglio di questi adattamenti; in questa sede mi limiterò a dire che la collaborazione molto stretta tra l'autore e lo studio Movimenti Production ha fatto sì che la "voce" di Zerocalcare venisse adattata al nuovo medium senza essere snaturata.

SDC - Quali altre chiavi narrative emergono nelle serie animate "Strappare lungo i bordi" e "Questo mondo non mi renderà cattivo"?
Matteo Boni - In entrambe le serie la narrazione di ogni episodio è divisa in due sezioni; nella prima sezione di ogni episodio abbiamo il passato della storia, rievocato in prima persona da Zerocalcare, mentre nella seconda trovano spazio le vicende vere e proprie, ambientate nel presente.

Inoltre, al centro di questa struttura ci sono due personaggi che fanno da collegamento tra le due sezioni di ogni episodio: Alice e Cesare. Questo perché i personaggi sopracitati sono direttamente collegati tanto alla storia narrata quanto ai conflitti interni di Zerocalcare stesso.

Tuttavia, dal momento che le due serie sono indipendenti e trattano temi diversi, con toni diversi, la suddivisione appena enunciata assume un peso diverso in ciascuna di esse: in Strappare lungo i bordi evidenzia contenuti narrativi diversi rispetto a quelli di Questo mondo non mi renderà cattivo, e viceversa.

SDC - Fumetto o animazione? Quale sarà secondo te la prossima opera che ci sarà presentata da Zerocalcare?
Matteo Boni - Difficile dire cosa ci riserverà l'autore in futuro, le vie della creatività sono infinite. Staremo a vedere.






Titolo: Zerocalcare – L'arte narrativa di Michele Rech
Autore: Matteo Boni
Collana: Saggistica & Narrativa
Numero in collana: 52
Formato volume 19x26 cm, cartonato a colori, pg.136
ISBN9788836272419
Prezzo   € 19,90
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