Al PAFF si scopre il genio di Benito Jacovitti

con la mostra “Jacovitttti come non lo avete mai visto!”


Benito Jacovitti sarà il protagonista della prossima, grande mostra al PAFF! di Pordenone. Jacovitttti come non lo avete mai visto! (con 4 t!) è il titolo scelto per questa straordinaria esposizione, che trae origine dal racconto di Luca Raffaelli nell’intervista a Jacovitti inserita nel catalogo della mostra.

Racconta Raffaelli: “L’appartamento di Jacovitti, al quartiere Aurelio a Roma, è del tutto normale. Niente salami sul pavimento o lische di pesce come soprammobili. E neanche vermi o ragnatele. Nel suo studio, piuttosto, c’è un’interessante collezione di armi antiche, accanto a una serie di dipinti. Sulla sua scrivania una tavola appena abbozzata di dimensioni enormi (“se faccio i disegni più piccoli ci impiego un’eternità”), e sulla parete accanto un grosso cartello metallico con su scritto ‘Vietato cosare’. Più sopra un altro cartello con inciso Jacovitti con otto ‘t’. “

Da quella targa deriva, appunto, il titolo della mostra al PAFF!, che verrà inaugurata giovedì 6 giugno e sarà visitabile fino al 13 ottobre, a cura di Valerio Bindi e Luca Raffaelli, in un percorso che studia le caratteristiche dello stile, le particolarità della costruzione linguistica e della pagina che contraddistinguono Benito Jacovitti.

Oggi, trascorsi cento anni dalla sua nascita, possiamo ripercorrere la sua opera con uno sguardo nuovo e vedere il suo lavoro come se fosse la prima volta. A partire dal metodo: realizzava i suoi fumetti senza scrivere tracce di sceneggiatura e senza farsi aiutare dalla matita, disegnava direttamente a china, inventando a ruota libera le sue fantastiche storie surreali.

Nella mostra vedremo i celebri riempitivi di Jac: salami, vermi, farfalle, dadi e tutti gli oggetti che Jacovitti disegnava per riempire gli spazi vuoti e riprendere fiato prima di raccontare la sua storia. Capiremo come faceva a muovere in una vignetta i personaggi attraverso linee dinamiche e come suonava il suo mondo attraverso le onomatopee, quei suoni scritti che nei fumetti italiani sono di solito ripresi dagli inglesismi e che in Jacovitti diventano pùgno, schiàffo, patapùnfete degne di un grande artista rumorista. Anche le parole vengono continuamente reinventate con giochi e scioglilingua dadaisti come lascia l’ascia e accetta l’accetta, o anche poesie non-sense: “quando Jacovitti sverga le ciripicchie, tutte le biscagliette vengono in gnoffa a far zunzù”.

I corpi in questo mondo di fumetti sono sempre in bilico tra reale e grottesco, continuamente tagliati, spezzettati, segati, in un equilibrio instabile ma sempre ritrovato. Quasi a mostrare che il reale confina con tutto il suo mondo surreale, Jac inserisce a volte nelle sue vignette alcuni elementi di realismo che mostrano una montagna o un galeone disegnato con ombreggiature e dettagli, un diverso stile ma perfettamente integrato nel resto del mondo.

Alle volte non basta la superficie del disegno e allora Jacovitti spezza il patto narrativo stretto con il lettore e i suoi personaggi si rivolgono direttamente al loro autore o al pubblico per cambiare le sorti della vicenda che stanno vivendo. È un muro immaginario che separa gli attori dal pubblico che in gergo teatrale si chiama la “quarta parete”, e Jac lo rompe appena possibile anche con brevissimi interventi. Tutte queste caratteristiche si possono osservare nel percorso storico che corre parallelamente all’analisi stilistica: lo stesso visitatore può cercare e ritrovare questi caratteri nelle sezioni dedicate alle panoramiche, nelle tavole piene di dettagli da far “aguzzare la vista” o leggendo una storia di Cocco Bill nella sua interezza dove le tecniche vengono dispiegate. A questo personaggio la mostra dedica un omaggio tridimensionale come vorremmo vederlo in una piazza del nostro paese e un saluto nella sua versione odierna a firma Luca Salvagno.

La mostra presenta anche un inedito assoluto: “Black Jac”, una delle ultime panoramiche realizzate due anni prima della sua scomparsa.

Oltre al catalogo dove sono raccolte interviste inedite, contributi critici e le riproduzioni dei suoi originali realizzate per l’occasione, il PAFF pubblica un inserto speciale in stile Vittorioso, il celebre giornale cui Jacovitti collaborò a lungo: si tratta della pubblicazione di “Ciak!”, una storia dimenticata e restaurata per l’occasione con un saggio di studio di un maestro della critica fumettistica: Gianni Brunoro.

Mostra e catalogo saranno ulteriormente arricchiti da un carattere tipografico originale, elaborato appositamente per questa occasione, e derivante dalla maestria grafica di Jacovitti, che sarà messo a disposizione dal PAFF! per i suoi visitatori per diffondere anche questa peculiarità artistica.