«Giorni felici»:

un insolito Miguel Ángel Martín


Per la prima volta, il controverso autore spagnolo

fotografa la realtà attraverso gli occhi di un bambino.

 


 

La pioggia è acida, il mare contaminato, un grattacielo può raggiungere i duecentocinquanta piani.
È il mondo dei piccoli Jerry e Tina che, insieme ai genitori e al cagnolino robot Dinky, vivono i propri giorni felici. Scene di una serenità sconcertante, in una quotidianità dominata dalla tecnologia e in un ambiente sempre più degradato.
Con il suo inimitabile stile, in «Giorni felici» Miguel Ángel Martín fotografa la realtà senza ricorrere a filtri né giudizi.


C'è un Martín del tutto insolito dentro queste pagine. Noto per essere uno degli autori più controversi e discussi del nostro tempo, qui l’autore spagnolo riporta su carta le emozioni dell’infanzia.
Pur restando fedele alla propria cifra narrativa, mostra al lettore come anche una realtà asettica e alienante come quella descritta nel volume, possa apparire felice agli occhi di due bambini.
Disegnate nei primi anni Novanta come supplemento del quotidiano «Diario 16» - ai tempi uno dei principali quotidiani spagnoli - le storie di «Giorni Felici» (Días Felices) si rivolgevano a un pubblico di giovani lettori, per quanto gli spunti offerti fossero tutt’altro che “infantili”. L’ultimo episodio, Trick or Treat, è stato invece realizzato alla fine del 2009.


È proprio in questo fumetto che fece la sua prima apparizione Brian the Brain, l’iconico personaggio di Miguel Ángel Martín. L’autore lo introdusse come un nuovo compagno di classe dei due protagonisti. 

Una chicca imperdibile per gli appassionati: «Giorni felici», pubblicato da Edizioni NPE e in libreria dal 24 maggio.