Telemark, Sabotaggio all'atomica è la nuova graphic novel di Luca Malagoli e Federico Appel, ispirata a un episodio storico -poco noto- del nostro tempo.

Nel 1942, difatti, alcuni uomini impedirono a Hitler il lancio della bomba atomica, con un'impresa spettacolare e apparentemente impossibile, che ha cambiato la storia.

In Norvegia, nella valle di Telemark, un gruppo di partigiani deve sabotare un impianto tedesco segreto di produzione di acqua pesante (arricchita con Uranio), necessaria alla
costruzione della bomba atomica da parte dei nazisti. 

Cosa succederà?

Non ci resta che leggere il fumetto e questa intervista a Luca Malagoli e Federico Appel per scoprire questo incredibile fatto storico, degno di un action movie.

SDC - Telemark è il vostro nuovo fumetto, ispirato a un fatto incredibile ma vero. Durante la seconda guerra mondiale, un gruppo di uomini si mossero per sabotare un impianto di acqua pesante in Norvegia per evitare che venisse prodotta l'atomica. Come nasce dunque l'idea di questo fumetto?
Federico Appel - Ho incontrato Luca per la prima volta ad Albinea, al Festival Libr'aria.

La prima volta che ci siamo visti io portavo Pesi Massimi. Da lì, leggendo quel libro, Luca mi ha proposto di provare a fare qualcosa sulla Fisica.

Abbiamo cominciato a ragionare, a confrontarci e in breve è uscita fuori l'idea di raccontare questa storia incredibile e stimolante da disegnare.

Poi la realizzazione è stata lunga, e anche entusiasmante per alcune cose, ma questa è un'altra faccenda.

Luca Malagoli - Al nostro primo incontro ad Albinea a me colpì molto la capacità di Federico di raccontare storie. Nella fisica, come in molte altre discipline, di storie ce ne sono parecchie, spesso affascinanti e poco conosciute. Così abbiamo iniziato a parlare.
 

SDC - Una storia realmente accaduta, quasi uscita dalla penna di uno scrittore con una fervida immaginazione. Quanto c'è di vero in questo fumetto e quanto invece si è modificato per rendere la storia più fluida?
Federico Appel - Altroché!

È veramente una storia dove ci sono talmente coincidenze e particolari incredibilmente romanzeschi (le tronchesi di Ronnenberg ad esempio), che sembrano quasi fatti apposta.

In realtà, più che modificare elementi della storia, noi abbiamo operato un lungo lavoro di sintesi, riducendo magari il numero dei personaggi o sorvolando su alcuni passaggi.

Studiando da più vicino la vicenda si pongono una serie di questioni pratiche (cosa hanno mangiato nel capanno innevato? Come hanno fatto ad andare e tornare dalla Norvegia, in tempo di guerra?) che è impossibile risolvere.

Noi abbiamo provato a tenerne conto, forzando qua e là un po' la mano.


Luca Malagoli - A me sembra un contenitore di storie incredibili.

Assieme a quanto indicato da Federico, ricordo il caso di Haukelid che si spara su un piede poco prima di partire per la missione, oppure la vicenda degli alianti utilizzati per arrivare in Norvegia.

Senza dimenticare i protagonisti scientifici di una vicenda intricata e appassionante: talmente tanti da non poter essere citati, ma solamente indicati.
 

SDC - Come vi siete documentati per la ricostruzione di questa straordinaria impresa storica?

Luca Malagoli - Da diverse fonti, anche se principalmente utilizzando testi di storia della fisica, ricostruzioni della vicenda ad opera di giornalisti, ma anche i documenti presenti nel portale dei Niels Bohr Archive.

Studi e ricostruzioni legati alla costruzione della bomba atomica statunitense o tedesca ne esistono di diverso taglio e da punti di vista differente; non altrettanto si può dire della vicenda dal punto di vista della storia norvegese.

SDC - Se i nostri eroi non fossero riusciti nella loro impresa, come avreste immaginato il futuro?
Federico Appel - Qui, in realtà c'è la terribile ironia di questa storia: anche se i nostri eroi non avessero distrutto il carico di acqua pesante destinato ai laboratori nazisti, ugualmente la Germania non sarebbe riuscita ad avere la sua bomba atomica.

Heisenberg, capo del progetto tedesco e geniale fisico teorico, stava infatti compiendo un errore "enorme" nel calcolo della quantità di uranio necessaria.

Quindi in realtà non sarebbe cambiato molto, forse.

Luca Malagoli - Aggiungo a quanto detto da Federico le enormi difficoltà logistiche incontrate dai nazisti; a differenza degli USA avevano la guerra in casa e pochissimi fondi per compiere un'impresa di una portata senza precedenti.

Quanto fatto negli USA rappresenta il primo caso di Big Science nel mondo, se si esclude il lavoro di Tycho Brahe a Uraniborg.

Dalla fine del 1944 era noto ai servizi segreti alleati l'abbandono del progetto nazista.

Da questo punto di vista è emblematica la fuga di Heisenberg in bicicletta attraverso la Germania in guerra. 


SDC - Durante il periodo della seconda guerra mondiale molti scienziati si "rincorsero" per creare una potentissima arma di distruzione poiché si pensava fosse l'unico sistema per porre fine alla guerra. A posteriori, possiamo affermare che ciò è vero? Qual è il limite etico che non si dovrebbe mai superare?
Luca Malagoli - Parto dalla tua prima considerazione: la lettura a posteriori è molto diversa, inevitabilmente, da quella nel momento degli avvenimenti.

La paura che i nazisti arrivassero per primi ad un'arma terribile e capace di spostare le sorti della guerra non va sottovalutata.

Inoltre, assieme agli scienziati coinvolti nel progetto Manhattan ce ne furono anche altri che non si fecero coinvolgere.

Personalmente non credo fosse l'unico sistema per porre fine alla guerra; in Europa era già terminata, mentre per il Giappone rimane sempre il dubbio dei termini usati per chiedere la resa.

A me è sempre parsa una strategia per guadagnare un peso politico post guerra ineguagliabile.

Non a caso, i sovietici pur alleati, vennero tenuti all'oscuro di tutto.  

Rispetto l'ultima parte della domanda la risposta è lunga e complessa. Provo ad essere breve, quindi non esaustivo.

La scienza deve essere libera di ricercare anche quando non si vedono le utilità immediate; basta pensare come la medicina nucleare sia frutto degli stessi studi sul comportamento del nucleo atomico che hanno portato alla fissione.

Discorso diverso se visto dal punto di vista dell'utilizzo delle scoperte scientifiche, quindi rispetto alla tecnologia. Penso che il limite sia da cercare in questa posizione, e grossolanamente potrei dire che coincida con le azioni capaci di portare beneficio all'umanità, anche se sono consapevole che così dicendo in realtà sposto solo il problema su un altro termine. 
 

SDC - In che modo i giovani lettori prenderanno coscienza di questa storia e la confronteranno con la modernità del nostro tempo?
Federico Appel -  Quello che abbiamo notato, lavorando a questa storia, è che in realtà moltissimi degli scienziati coinvolti in ognuno dei campi hanno avuto storie simili.

Storie di cinismo estremo, di freddezza glaciale, o viceversa di empatia con le faccende del mondo. In tutti i casi, storie di compromessi in buona o in cattiva fede con il potere.

Ci sembra interessante conoscere queste storie, e le pressioni cui questi uomini di scienza sono stati sottoposti, per ragionare sulla libertà della scienza e sulla necessità della condivisione del sapere.

La storia di Klaus Fuchs a me, ad esempio, mi sembra piena di dilemmi e struggimenti in cui si cerca di operare per il meglio nonostante il mondo viaggi in altra direzione.


Luca Malagoli - Si tratta di una storia di resistenza ad una forza negativa, al male assoluto del nazismo.

Per me un passaggio molto importante, su questo tema, lo si ebbe quando i resistenti norvegesi decisero di far affondare il traghetto con l'acqua pesante, consapevoli di compiere un'azione che avrebbe coinvolto anche persone innocenti. Scelta tanto drammatica quanto attuale, anche se, fortunatamente, in scala minore.

Ogni volta in cui siamo davanti a fatti gravi e decisivi dobbiamo essere in grado di valutare tutti gli aspetti e scegliere, ogni volta possibile, la via migliore.
 

SDC - In che modo si può raccontare l'orrore ai ragazzi, senza necessariamente traumatizzarli?
Luca Malagoli - Accompagnandoli passo passo, spiegando il contesto, ragionando sulle scelte e sulle conseguenze, gestendo sentimenti anche molto contrastanti.

Non possiamo dimenticare come gli adolescenti attuali hanno accesso ad una quantità di informazioni, in forma scritta ma anche visiva, praticamente infinita.

Penso che vadano seguiti nel percorso di crescita, partendo fin da piccoli e proponendo, mano a mano, situazioni adeguate all'età con cui ci si confronta, situazioni che siano comprensibili o su cui ci si possa confrontare.

Da questo punto di vista l'aspetto educativo veicolato della lettura fin dai primi anni di vita è decisivo: alcune delle favole maggiormente lette hanno contenuti impegnativi da un punto di vista del coinvolgimento personale: basta pensare ai fratelli Grimm le cui favole più famose parlano di situazioni al limite dell'orrore.

SDC - Quanto queste storie infondono nei giovani quella speranza che niente è perduto e che tutto può essere cambiato?
Luca Malagoli - Le storie hanno un potere notevole, sedimentano nel cervello e vengono rilette e pensate e possono diventare la base su cui costruire la propria identità da adulti.

Parlando di questa storia penso sia chiaro il messaggio di speranza: situazione molto difficile, perdite, ripetuti tentativi falliti, ma una costanza e una determinazione dettate dalla convinzione della correttezza della scelta da portare avanti.

Per me sarebbe un ottimo risultato instillare la convinzione non tanto che tutto possa essere cambiato, ma che anche a piccoli passi, facendo ognuno la propria parte, i risultati possono arrivare.

Talvolta piccoli, altre volte grandi.


SDC - Ci saranno eventi prossimamente per incontrare i giovani lettori e parlare di questa inimmaginabile storia?
Federico Appel  - Speriamo di sì!

Intanto saremo a Torino, al Salone del libro per presentare il volume, e poi a Pordenone Legge.

In ogni caso noi siamo pronti a parlare di tutto quello (di interessantissimo) che è rimasto fuori dal libro ma che continua a ronzarci in testa.

Gli autori:
Federico Appel è autore e illustratore. Il suo primo libro è stato Le memorie di Alessandro, pubblicato dalle Nuove Edizioni Romane nel 2008. Da allora, oltre a illustrare libri di altri autori (che è la cosa più divertente da fare), ha scritto altre storie ma anche fumetti come This Machine (con Simone Saccucci) o come Pesi Massimi. Storie di sport razzismi e sfide, ormai un vero long seller Sinnos.

Luca Malagoli, oltre a insegnare Fisica nei licei e all'Università di Modena e Reggio Emilia, è responsabile scientifico del Museo della Bilancia. Ha curato mostre e percorsi per le classi della scuola primaria e per il pubblico libero, ma anche laboratori per bambini e ragazzi dove incrocia gli esperimenti scientifici con la letteratura, e corsi di aggiornamento rivolti a personale scolastico e di biblioteca.

Telemark
Sabotaggio all'atomica
di Luca Malagoli e Federico Appel
Graphic novel - Sinnos editrice - Pag. 112, € 14,00
Dagli 11 anni - In libreria dal 26 Aprile 2024