Play: festival del gioco da tavolo. Edizione 2023



Quando mi sono messo in viaggio per il Play di Modena (la fiera del gioco da tavolo più importante della penisola, svoltasi dal 19 al 21 maggio scorsi) ero ancora frastornato, e anche un po' impaurito, dalla tremenda alluvione che stava devastando parte dell'Emilia Romagna. Sapevo che alcune mie conoscenze avevano deciso di rimanere a casa, un po' per la paura, un po' per il rispetto verso le vittime dell'alluvione. Non giudicherò tale scelta. Preferisco anzi raccontare la mia breve esperienza durante questa edizione, che mi ha visto partecipare solamente nella giornata di venerdì 19.

Sono molti i motivi del perché una persona dovrebbe partecipare ad una fiera del gioco da tavolo: innanzitutto per conoscere le novità. Quali sono i giochi nuovi? Cosa danno in più rispetto ai giochi vecchi? Ma non meno interessante è provare questi giochi, chiacchierare con gli autori, testare prototipi (ossia giochi non ancora in commercio), acquistare giochi in sconti, o semplicemente respirare l'atmosfera del mondo del gioco da tavolo, sedendosi cioè ad un tavolo a giocare con persone totalmente sconosciute. Quest'anno in particolare, ci fanno sapere gli organizzatori, oltre ad un numero sempre crescente di visitatori, hanno girato per i padiglioni oltre 2.000 studenti delle scuole medie e dei licei, a dimostrazione di come il gioco possa riguardare anche (se non soprattutto) le nuove generazioni.

A tal proposito partirei proprio dalle nuove generazioni. Uno dei giochi che ho provato, dal nome Repubblica Ribelle, realizzato in collaborazione con Istituto Storico di Modena, mi è stato presentato proprio da alcuni studenti di un liceo del circondario. Il gioco ripercorre le vicende della resistenza della Repubblica partigiana di Montefiorino (durata dal 17 giugno al primo agosto 1944), evento a me totalmente ignoto fino a quel momento. I giocatori interpretano i protagonisti di quella Resistenza, e ne ripercorrono tutte le tappe attraverso mappe, carte, segnalini, e dadi. Un gioco di sicuro "stimolante" dal punto di vista della conoscenza storica.


Altro gioco provato è stato I Principi di Firenze (proposto dalla Cranio Creations), gioco vecchiotto a dir la verità, ma riproposto quest'anno non solo con una nuova veste grafica, ma anche con un paio di aggiunte al regolamento che avevano destato la mia curiosità. I giocatori interpretano dei signorotti della Firenze rinascimentale, intenti ad assoldare artisti di ogni genere da mettere al servizio nel proprio palazzo. A dir la verità queste aggiunte non mi hanno poi del tutto convinto, ma mi ha fatto comunque piacere averlo provato.

Altro gioco che da un bel po' aveva attirato il mio interesse, e che proprio al Play sono riuscito a provare, è stato Vampire: La Masquerade, il gioco di carte, dello stesso autore del fortunatissimo Magic (ossia Richard Garfield). Ogni giocatore impersonifica un vampiro, che ha come obiettivo quello di uccidere tutti gli altri vampiri interpretati dagli altri giocatori. Il tutto si svolge con la pesca di carte tramite un mazzo personalizzato per ogni giocatore (proprio come in stile Magic). L'atmosfera del gioco di ruolo di Vampiri: La Masquerade è ben riprodotta. Si sente molto lo spirito dell'interpretazione, della voglia di fare alleanze, come della voglia di tradire un patto stipulato in precedenza! Il gioco, però, a mio avviso ha tre grosse pecche: la prima è che è totalmente in inglese, e non si parla ancora di una sua potenziale traduzione in italiano. Essendo un gioco totalmente dipendente dalla lingua, chi non mastica un minimo di inglese (ed in Italia siamo ancora in molti) potrebbe riscontrare non poche difficoltà nel giocarlo (essendo un gioco cosiddetto "a combo", in cui cioè le carte che si giocano hanno un senso solo se combinate con altre carte del mazzo); la seconda pecca è il numero di giocatori. Contrariamente a Magic, dove era possibile giocare in uno contro uno (pratica che tra l'altro veniva svolta il più delle volte), in questo nuovo gioco di Vampiri: La Masquerade il numero di giocatori è quattro o cinque (non uno di più, non uno di meno), rendendo tale gioco praticamente giocabile quasi esclusivamente da un gruppo di soli appassionati; terzo "neo", sempre a mio avviso, riguarda l'eliminazione dei giocatori. In questo gioco i vampiri interpretati dagli avversari dovranno essere sconfitti per portarci alla vittoria. Ciò significa che il giocatore, una volta eliminato, è effettivamente eliminato dal gioco. Non potrà rientrare né interagire con il resto del gruppo in alcun modo, ed il gioco non ha l'aria di essere sufficientemente "veloce" da chiudersi in breve tempo (come lo sono ad esempio i giochi Love Letter, e Bang!).


Dopo aver attraversato un Risiko formato gigante, e un altro padiglione, finisco a provare Zombicide - Undead or Alive, versione "stand alone" di Zombicide (siamo sempre in casa Asmodee). Questa nuova versione, ambientata in un western dispotico, propone alcune modifiche rispetto al classico gioco sugli zombi che siamo stati abituati a conoscere. Il focus rimane naturalmente lo stesso: i giocatori devono compiere alcune missioni cercando di evitare di venire sopraffatti da zombi assetati di sangue e cervelli. La differenza fondamentale rispetto al gioco "base" è che in questa nuova versione se anche uno solo dei personaggi muore, tutti i giocatori perdono. Il gioco diventa, così, un collaborativo cosiddetto "puro", dove la sconfitta di uno solo rappresenta la sconfitta di tutti. Difendere gli altri sarà importante tanto quanto svolgere la missione. Anche l'assegnazione dei danni subisce delle modifiche, con dadi differenti rispetto al gioco base. Anche la regola sul "rumore", ossia sul rumore che attira gli zombi, è resa più snella e di più facile interpretazione rispetto al vecchio gioco. Le miniature sono strabilianti, e sicuramente il gioco merita una possibilità da parte degli appassionati del genere.


Pur avendo provato numerosi giochi, chiudo citandone altri due, ma molto più leggeri rispetto a quelli descritti fino ad ora. Il primo si chiama Savernake Forest, della Devir. Siamo di fronte ad un classico gioco di piazzamento tessere, in cui i giocatori devono far "mangiare" ai propri animaletti più cibo possibile, combinando gli animali con il cibo che piace più a loro. Nel farlo, i giocatori dovranno prendere una tessera tra quelle disponibili e metterla subito nella loro "griglia" personale. Ogni tessera si porta dietro un'azione particolare, differente da tessera a tessera. Per cui le scelte dei giocatori limitano le scelte degli avversari, i quali non potranno svolgere la stessa azione "secondaria" svolta dagli altri. Gioco in sostanza semplice, ma con una sufficiente profondità da renderlo rigiocabile praticamente all'infinito.

In ultimo cito un gioco della Studio Supernova: Kites - il tempo vola!, un party game di quelli davvero ansiogeni! Solitamente non gioco ai party game, non sono proprio il mio genere, ma passando da quelle parti non ho saputo resistere nel vedere tutte quelle clessidre colorate. In questo gioco, collaborativo, i giocatori hanno a che fare con sei clessidre di colori e tempi differenti. Ogni giocatore, a turno, dovrà giocare una delle proprie carte, girando la clessidra del (o dei) colori corrispondenti alla carta giocata. Se anche una sola delle clessidre dovesse finire il suo tempo, i giocatori avranno perso. Kites è un gioco di velocità, e inevitabilmente di comunicazione! I giocatori dovranno non solo capire in un istante quale delle clessidre sta per finire, ma anche pregare di avere la carta giusta per poterla rigirare in tempo! Feci due partite a quel gioco, con cinque sconosciuti. Perdemmo entrambe le volte. Perdemmo male aggiungerei! Ma il divertimento con questo gioco è assicurato.


In definitiva posso dire che questa Play, nonostante la brutta pioggia, ha riservato come al solito belle sorprese. Se avessi avuto più tempo, naturalmente, avrei provato altri giochi, magari avrei provato una seduta a qualche gioco di ruolo, o magari avrei seguito qualche talk! Ma il tempo è sempre tiranno, e spesso è già tanto se si riesce a passare una giornata tra quei padiglioni. Il mio consiglio, e chi mi conosce lo sa, ancora una volta è sempre lo stesso: giocate. Non importa dove, ma giocate. Se lo fate al Play probabilmente entrerete in contatto con realtà nuove, con giocatori nuovi, con giochi nuovi, con autori nuovi, con ambienti nuovi in generale. Una ricchezza, non solo culturale, difficile da trovare altrove.