Filippo Pieri
, autore di “Non volevo fare il pompiere (ma il fumettaro)”, racconta il meglio ed il peggio di 25 anni di fumetti ed il suo errere “fumettaro”.

 
Non volevo fare il pompiere (ma il fumettaro) è uno dei tuoi ultimi fumetti. Una raccolta delle tue creazioni in 25 anni di fumetti. Come nasce l’idea di questo progetto?
Premesso che io sono antico (non vecchio), in quanto amo ancora leggere i fumetti su carta, perché come diceva Stan Lee: “i fumetti sono come le tette, sono meravigliose su internet ma preferisco stringerle tra le mani!” volevo fare il punto dei miei primi venticinque anni di carriera e allo stesso tempo mettere su carta quelle serie che erano uscite solo sul web come Meglio l’ergastolo o Scorie. 

Il titolo dell’albo invece è un omaggio a mio padre, scomparso recentemente, che mi avrebbe voluto pompiere come lui.
                                                           

Oltre ai fumetti, diversi sono gli interventi raccolti in questo libro, di estimatori e compagni di avventure a fumetti, che ne tracciano il ricordo.
Si, come dicevo questo libro è come una festa di anniversario a cui partecipano amici di lunga data che hanno fatto questo percorso insieme a me. Moreno Burattini & Francesco Manetti, che sono leggermente più grandi di me, li conosco dai tempi della fanzine Collezionare (non a caso nel libro
troviamo una storia di Battista il Collezionista, mascotte della rivista e creato da Burattini) da quando li tampinavo proponendo loro le mie storie. E’ grazie a essi che è avvenuto il mio debutto nel mondo del fumetto, perché hanno continuato a spronami ad andare sempre avanti, anche quando io stesso iniziavo a dubitare delle mie capacità. 

Alessio Bilotta & Antonio Marangi sono invece due editori che ho conosciuto proponendo loro i miei lavori e con i quali siamo diventati amici. Con Marangi è nata in seguito anche una collaborazione, prima sulle pagine della rivista Sbam! Comics e successivamente con la sua etichetta Sbam! Libri.

Grande supporto per le tue storie arriva dai disegnatori che nel corso degli anni hanno dato vita a personaggi e situazioni. Cosa vorresti dir loro?
Ad ognuno di loro sono legato in maniera particolare e non posso far altro che ringraziarli.

Tommaso Ferretti, Andrea “Kant” Cantucci e Matteo Piccinini li ho conosciuti ai tempi della scuola ed essendo molto più bravi di me a disegnare, hanno illustrato le idee e i progetti che ho condiviso nel tempo con loro. Adesso, per motivi diversi, le nostre strade si sono separate: Piccinini si occupa di regia cinematografica, Ferretti di grafica pubblicitaria, mentre Cantucci collabora con Fumo di China e altre riviste. Tuttavia non è escluso che in futuro possiamo tornare a far qualcosa assieme, se ci fosse la possibilità.

Cristiano “Cryx” Corsani, lo conosco invece da meno tempo, nonostante abbia vissuto tanti anni a Firenze, tuttavia è come se lo conoscessi da sempre, ci sentiamo praticamente ogni giorno e grazie a lui ho realizzato il progetto di Viviane l’infermiera che avevo nel cassetto da molti anni.

Ordunque, anche se il desiderio di diventare fumettista non si è (in parte) avverato, quanto è stato importante per te la realizzazione dei tuoi fumetti?
Anche se non è diventata la mia attività principale, è stato fondamentale in quanto mi ha permesso di allontanarmi dall’energia negativa che accumulavo tutti i giorni come impiegato in una megaditta e che stava creandomi problemi fisici. Infatti, dopo un periodo di tempo in cui avevo smesso di fare fumetti, fu mia moglie a suggerirmi di tornare a farli per me stesso, anche se non avevo nessuno a cui proporli. 

E’ una passione innata, come la corsa per un corridore o la pesca per un pescatore.

Cos’è per te l’arte e l’essere artista? Ti consideri tale?
Per carità, io mi ritengo un artigiano della nona arte, un fumettaro, nemmeno un fumettista.

Gli artisti, quelli veri, hanno doti fuori dal comune e la loro arte non deve piacere a tutti, perché piacere a molti è male come diceva Schiller.

Un artista per me è Lucio Fontana, che con i suoi tagli ha rivoluzionato e influenzato il mondo dell’arte, ha avuto il coraggio di sperimentare e trovare una strada diversa.

Nel campo dei fumetti direi Andrea Pazienza, che con le sue storie ha lasciato un segno indelebile nel mondo dei fumetti e ha ispirato intere generazioni.

Quanto la toscanità, secondo te, ha influito nei tuoi fumetti?
La toscanità è una caratterista antropologica che fa ridere anche solo parlando in dialetto, perfino dicendo cose serie.

Nei miei fumetti è venuta fuori soprattutto negli ultimi anni in lavori come 50 sfumature di Baugigi (che sarebbe il sedere in italiano) e soprattutto in Viviane l’infermiera, dove gli anziani protagonisti sono cinici e autoironici, alcuni con una grande capacità di affabulazione e tutti con una sana componente sessuale come accade a noi toscanacci.

In generale trovo che parlare in dialetto sia molto divertente nonchè una risorsa a cui attingere piuttosto che trascurare.

Quali sono i tuoi fumetti o fumettisti preferiti?
Sono un lettore onnivoro e quindi mi piace leggere di tutto.

Da sempre seguo la Bonelli, ma anche i Supereroi, Alan Ford, i fumetti a strisce, il Vernacoliere e quant’altro.

Un autore che ha colpito la mia immaginazione da bambino è stato Emilio Salgari, non a caso ho dedicato a Sandokan una parodia “I pirati della Magnesia” con la prefazione dei professori Claudio Gallo e Giuseppe Bonomi, massimi esperti dell’opera Salgariana.


Stai lavorando a qualche altro progetto? Puoi darci una anticipazione?

A Lucca Comics e Games 2021è uscito l’albo edito da Sbam! LibriSulle tracce di Viviane l’infermiera”, ideale seguito del primo volume uscito nel 2018, disegnato da Cryx.
            
Nel 2022 uscirà la raccolta delle strisce eroicomiche “Luke Ness Phd”, una serie ispirata alla produzione sindacata americana classica e ad avventurieri come Indiana Jones e Martin Mystère, scritta da Francesco Manetti e disegnata da me.

Infine sto lavorando alla mia prima opera come autore completo “Dispersi”, la cui prima striscia è uscìta in anteprima su Dime Web, che narra le avventure di due naufraghi su un’isola deserta.

 




Questa intervista è apparsa anche su A6 Fanzine numero 40. Lo trovi qua.