La strada delle rondini è il nuovo fumetto di Alessandro Locati ambientato nel secondo dopoguerra in Italia.
E' la storia di due bambini provati dalla guerra e rimasti soli, che iniziano insieme una straordinaria avventura, cercando di realizzare un sogno. Un sogno che nonostante le brutture della guerra, fa ancora sperare loro in un futuro ricco di belle emozioni.

In questa intervista, Alessandro Locati, racconta di più su questo fumetto edito per Shockdom.


SDC - La strada delle rondini è il tuo nuovo fumetto, pubblicato da Shockdom. Un fumetto che ha come tema il dopo guerra, ambientato in una Italia disastrata, pronta a rimettersi in cammino, ma con una grande umanità. Come nasce l'idea di questa storia?
Alessandro Locati - Sono cresciuto con i Nonni ed anche i miei genitori erano bambini molto piccoli durante la guerra.  

I loro racconti di quel periodo erano frequenti e quotidiano era il paragone tra "il tempo di guerra" e gli anni successivi: "il dopoguerra". 

Il dopoguerra fa quindi parte del mio immaginario, come un'epoca di rinascita.

Ma ci sono ragioni più spontanee e per me, più appassionanti, che mi hanno spinto ad ambientare il racconto nel periodo immediatamente successivo al termine del secondo conflitto mondiale.  

La prima è l'emozione di immaginare un tempo dove quasi tutto è stato distrutto: beni materiali e strutture sociali, un tempo dove essere orfani era rimanere senza nulla, eppure: estremamente liberi, nel senso più letterale del termine.  

Oggi si parla spesso di "uscire dalla comfort zone" per godere dell'ignoto e delle sue opportunità.  

La comfort zone di Attilio e Giovanni (i due protagonisti) viene polverizzata dalle bombe.

Ciononostante i due ragazzini se la sanno cavare.  

Mi ha sempre affascinato osservare quante cose sapessero fare i miei nonni, quante conoscenze avessero, ad esempio, su cosa raccogliere per nutrirsi in un bosco o in campagna.  

Abilità e informazioni imparate e accumulate sin da bambini.

Durante il racconto non ho fatto altro che passare ai protagonisti questa esperienza.

Un altra ragione per cui ho scelto l'immediato dopoguerra è la pericolosità di quel tempo.

Le armi stavano ovunque: abbandonate, nascoste, sbandierate da incompetenti con leggerezza.  

Le truppe erano in transito, a volte senza controllo.  

Eppure i bambini vivevano la strada con naturalezza. L'ingenuo, superficiale fatalismo dei genitori li lasciava liberi.  

Non c'era nulla di strano nel vedere i ragazzini percorrere chilometri a piedi, magari scalzi, per raggiungere un luogo in completa solitudine.  


SDC - Attila e Jack, i due bambini protagonisti, attraverso i loro occhi, raccontano quella voglia di tornare alla normalità, nonostante tutti i drammi che hanno vissuto nella loro breve vita. L'allegria dei due, la speranza, è qualcosa a cui si aggrappano. I colori tenui e solari utilizzati nella storia, ne sottolineano questo aspetto.
Alessandro Locati - Uso i colori anche con una connotazione emotiva e questa tua osservazione è corretta. Inoltre la storia è ambientata d'estate ed essendo un frequentatore assiduo dei luoghi dove si snoda il racconto, ne conosco le sfumature: colori delicati e profili morbidi, un percorso di speranza ma attenzione, siamo comunque in un epoca travagliata...

SDC - Alla luce degli accadimenti odierni, il tema -purtroppo- è tornato di attualità. La guerra che miete vittime, la guerra che crea mostri, ma che per fortuna, lascia emergere anche l'umanità. Nella tua storia è Oscar e tante altre persone ad aiutare i due piccoli protagonisti a ritrovare quella normalità perduta.
Alessandro Locati - Da bambino ho sempre guardato agli adulti con curiosità, alcune delle persone incontrate e frequentate mi sembravano dotate di superpoteri, mio padre era un artigiano e collaborava con idraulici "eroici", amici dalle tante abilità, entusiasti, istrionici, generosi.

Penso che se mi fossi trovato in difficoltà ci sarebbero state tante persone pronte ad aiutarmi piuttosto che individui pericolosi.

Ho preferito condividere con i protagonisti questa umanità, che ritengo particolarmente generosa ed eroica in periodi difficili come quelli durante un conflitto.
 


SDC - Il fumetto ricorda le atmosfere raccontate dai film neorealisti di Vittorio De Sica. Quale in particolare ti senti di associare?
Alessandro Locati - Nel mio cuore porto "Miracolo a Milano" di De Sica, come esperienza indelebile.

Milano è la partenza della mia storia. Da questo film traggo l'ingenuità, la semplicità di un'epoca lontana, l'entusiasmo di chi non ha nulla e per questo nulla da perdere.

I bambini spesso erano protagonisti o comunque personaggi in primo piano dei film neorealisti, ricordo: "Roma città aperta", "Ladri di biciclette", per citare i più celebri.

In quei film I bambini non erano "piccoli umani" a cui dispensare esperienze "light" o "per bambini", al contrario vivevano sentimenti complessi, pericoli reali ed esperienze difficili per un qualsiasi adulto.

I film di questo periodo erano in bianco e nero, la loro luce era forte, dal contrasto deciso, spero di aver reso la medesima atmosfera in alcune sequenze del mio racconto.  

SDC - Il finale commovente, ci riconduce ai giorni nostri. Come sei venuto a conoscenza di questa storia?
Alessandro Locati - La storia è una completa invenzione, frutto della mia fantasia e tanta voglia di andarmene a zonzo! 

Richiama in alcuni eventi degli elementi autobiografici ma molto sgranati, semplici accenni.

SDC - Come ti sei documentato per raccontarla?
Alessandro Locati - A casa di mio nonno paterno c'erano alcuni numeri di "Storia Illustrata" un periodico che il nonno acquistava.

Io bevevo letteralmente quelle riviste, le ho talmente interiorizzate che per certi elementi è bastato richiamare alla mente quelle immagini.

Inoltre sono un assiduo frequentatore di mercatini, dove si trovano cartoline d'epoca di vari luoghi che servono da riferimento iconografico.

Infine, essendo un appassionato lettore e ammiratore di libri di fotografia, ho a casa una discreta riserva di immagini storiche.
 


SDC - Stai lavorando a qualche altro progetto di cui vuoi parlarci?
Alessandro Locati - Ho appena terminato sceneggiatura e storyboard ("la brutta" come la chiamo io) di una nuova graphic novel.

È un libro a cui tengo moltissimo, saranno 130 pagine di racconto autobiografico, intrecciate ai cambiamenti del luogo dove ho trascorso infanzia e giovinezza. 

Ho iniziato "la bella" e sono a pagina 5....spero nella benevolenza di Shockdom anche per questa storia.

E' bello lavorare per loro, sono una squadra seria, simpatica e audace.



Titolo                                 La strada delle rondini

Dimensioni21 × 29.7 cm
Anno di pubblicazione

2022

Autore

Alessandro Locati

Collana

Fumetti Crudi

Genere

Drammatico

Pagine

144

Rilegatura

Cartonato

Serie

Volume unico

Stampa

Colori

Tipologia

Fumetto