Appena ieri è uscita su Netflix la serie Strappare lungo i bordi, scritta e curata da Zerocalcare alias Michele Rech (per i pochissimi che ancora non lo sanno), prodotta da Movimenti Production in collaborazione con BAO Publishing.

La serie ha sin da subito catturato l'attenzione di fans, curiosi e addetti ai lavori del mondo del fumetto non appena ne è stata lanciata la notizia della sua produzione, chiedendosi cosa ne sarebbe uscito fuori.

Certo, un piccolo "assaggio" di ciò che sarebbe potuto essere lo abbiamo avuto con la mini serie Rebibbia Quarantine (2020), andata in onda anche su La 7 durante il programma di Propaganda Live nei giorni del lockdown, ma Strappare lungo i bordi è qualcosa di estremamente curato e pensato.

Quel che ormai è accessibile a tutti è un qualcosa che, a mio avviso, è davvero una bella serie. Divertente, a volte intensa, piacevole. Ben fatta, a partire dalla storia, che fila in tutti i suoi punti, passando per il doppiaggio curato in toto da Zerocalcare, fino all'animazione impeccabile.

Ciò che vedrete nella serie è qualcosa che fa parte del mondo di Zerocalcare, dei suoi fumetti e del suo essere autore. Un qualcosa quindi di familiare per i suoi lettori e per chi lo conosce. Per i (pochi) che ancora non lo conoscono, sarà una bella scoperta e sono certa che la serie Netflix li spingerà a recuperare tutti i suoi fumetti.

Prima del debutto di Strappare lungo i bordi, la città di Roma è stata tappezzata di manifesti, in quelli che sono i punti cardine della città. Un po' perchè sotto gli occhi di tutti, un po' perchè sono i luoghi dove vivono Zerocalcare e il suo autore. E già quelli avevano aumentato le aspettative a mille.

Aspettative che non sono state affatto disattese, anzi. Molto di più di ciò che pensavo.

Gli episodi, sei in totale di circa 15 minuti ciascuno, attingono al mondo di Zerocalcare, a quelle atmosfere che si trovano nei suoi fumetti. Se vi aspettavate ciò, il risultato è più che garantito. I paesaggi che passano da Rebibbia, i personaggi (ir)reali, il suo vissuto mescolato a una storia dove molti si riconosceranno o dove forse alcuni avranno una sorta di rivelazione.

Se c'è qualcosa che Zerocalcare ha fatto per la sua generazione è stata quella di raccontarne le insicurezze, le paure, le paranoie, le aspettative disattese dalle mille promesse mai mantenute. Una generazione precaria, restata forse nel limbo e nella speranza di potercela fare, quando invece la vita ti porta fa fare altro. Quei bordi tratteggiati che vorremmo seguire per dare un senso alla nostra esistenza, ma che tra uno strappo e l'altro non è mai perfetto. Non è mai come vorremmo.

Tra una battuta e l'altra, s'intende.

E' andata così.


Ce lo ripetiamo sempre quando qualcosa non va nel verso giusto. E negli ultimi tempi a chi vuoi che sia andata tanto bene nella vita?

Strappare lungo i bordi fa ridere tantissimo, ma ci sono momenti in cui si riflette, si pensa, si somatizza.

Stacce.

I momenti intimi e delicati sono invece scanditi dalla musica. Dove non arrivano le parole e le immagini, c'è la musica a colmare quelle emozioni e sensazioni. Quegli spazi che a volte ci sembrano vuoti e incolmabili, che riusciamo a riempire solo con la musica.

O con tonnellate di plumcake.

La musica è un altro elemento caratterizzante di questa serie. La colonna sonora della serie è stata realizzata da Giancane, cantautore romano, che ha realizzato brani con sonorità anni '80, momenti funk o beatlesiani e composizioni al pianoforte.

All'interno della serie però ci sono anche altri brani di canzoni (presumo) stiano molto a cuore all'autore.

La coscienza di Zerocalcare è un altro piccolo capolavoro di questa serie: la voce dell'Armadillo è di Valerio Mastandrea. L'attore e regista romano da così vita a quella "vocina" che affiora e si manifesta nel G2 di Zerocalcare ogni qual volta ne abbia bisogno. E chi non vorrebbe avere un armadillo così all'occorrenza?

Strappare lungo i bordi è quel viaggio da compiere a un certo punto della propria esistenza, consapevoli o meno di quello che sta per accadere o accadrà. Nella speranza di tornare a sentirsi leggiadri come un filo d'erba che ondeggia in un grande prato verde, anche se ora ci sentiamo come carta stracciata dagli imprevisti della vita.