Lo scorso 26 Agosto è uscito per NPE il saggio "Ridley Scott. Cinema e visioni dalla New Hollywood", scritto da Riccardo Antoniazzi.

Un saggio che analizza le opere cinematografiche realizzate dal versatile regista: i due film cult che tutti conoscono sono Alien e Blade Runner, ma Ridley Scott si è cimentato non solo nella fantascienza, ma si è tuffato anche nei thriller, nella storia e nella commedia, dando vita ad esempio a film come Il Gladiatore e Thelma & Louise.

Attesissimi i suoi due ultimi film, House of Gucci e The Last Duel, presenti alla 78esima Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia.

Riccardo Antoniazzi racconta in questa intervista come è nato il progetto editoriale, rivelando anche una piccola chicca su uno dei prossimi progetti di Ridley Scott.


Come nasce l'idea di questo saggio?
Tra i numerosi registi di cui sono estimatore, Ridley Scott è senza ombra di dubbio il mio favorito (se hai nel curriculum roba come Alien o Il Gladiatore, non potrebbe essere altrimenti).

Ha una visione ben precisa dell'utilizzo della macchina cinema, che sa piegare a suo piacimento per raccontare storie attraverso le immagini, in un modo che non può essere eguagliato in nessuna maniera.

L'intento del saggio è offrire in primo luogo un tributo accorato a un uomo che come pochi altri ha segnato l'immaginario collettivo, ripercorrendone l'evoluzione artistica in modo da contestualizzare ogni singola opera e dargli un valore.

Negli ultimi anni, molta gente recrimina a Scott di "aver smarrito lo smalto", consacrandosi a prodotti commerciali e senz'anima, ma non credo che le cose stiano così: con questo volume monografico voglio passare il messaggio che, pur con tutte le criticità ravvisabili, anche i più recenti titoli "minori" sono inseriti in un discorso autoriale trascendente l'idea di mero "lavoro su commissione".

Ridley Scott non vale certo meno di un David Lynch o Martin Scorsese!


Qual è l'opera di Ridley Scott che secondo te rappresenta al meglio la sua visione cinematografica?
Come ho detto, a parte un paio di titoli di cui ho evidenziato le problematicità nel libro, trovo che in ogni opera di Ridley Scott ci siano degli elementi che portano avanti una poetica sempre in divenire, pur ancorata a degli evidenti punti fermi tematici.

Volendo essere più selettivi e trovare la summa del suo pensiero, è inevitabile confrontarsi con Blade Runner: da qui, infatti, scaturiscono tutte le ossessioni del regista per il rapporto creatore-creatura, per l'introspezione di interrogativi universali, nonché l'interesse per antieroi solitari in competizione per avere salva la vita o consacrarsi a un ideale.

Ricordiamoci, poi, che con Blade Runner nasce pure il concetto di director's cut per come lo conosciamo ora, ossia il rimaneggiamento del film a livello di montaggio che spesso cambia totalmente il senso dell'opera, secondo quanto idealizzato dal suo autore


Il regista ha realizzato una varietà di pellicole, con film apprezzatissimi sia dalla critica che dal pubblico. Qual è, secondo te, la chiave di questi successi?
La chiave del successo di Scott è la sua versatilità, la sua capacità di rinnovarsi, di risorgere dalle ceneri degli sporadici fallimenti attraverso una continua e repentina indole camaleontica.

Da regista simbolo del post-moderno, Scott è un attento osservatore di ogni corrente cinematografica di successo, e ci si inserisce senza sforzi, importando tutto un bagaglio immaginifico che gli consenta poi di essere sempre personale.

Per fare qualche esempio: Alien è la sua risposta all'immaginario dettato da Star Wars a fine Anni Settanta, contaminata con suggestioni gotiche provenienti addirittura da Mario Bava e Alejandro Jodorowsky; il mai troppo ricordato Black Rain è un'ibridazione perfetta tra il noir in stile hard boiled (di cui Michael Cimino, tra gli altri, era maestro) e l'action muscolare degli Anni Ottanta; Il Gladiatore si è inserito in quel filone di film d'avventura in costume rivitalizzato da Braveheart di Gibson, e a sua volta ha influenzato innumerevoli altri registi che poi si sono misurati con questo genere, da Oliver Stone a Zack Snyder.


Blade Runner e Alien sono due dei suoi film visionari divenuti un cult: sono questi, secondo te, i film che segnano in modo dirompente la sua carriera? Sicuramente, ne hanno segnato l'immaginario collettivo fantascientifico.
Basterebbe il recente videogioco Cyberpunk 2077 a rimarcare l'influenza dello Scott fantascientifico per i media più disparati.

Tuttavia associare Scott alla sola fantascienza è riduttivo, proprio per la versatilità di cui sopra. Thelma & Louise, Il Gladiatore, American Gangster e Black Hawk Down sono titoli che lo rendono un demiurgo del cinema tout-court tanto quanto Blade Runner, dei punti di riferimento nei loro rispettivi generi da non trascurare.

E questo senza menzionare un'altra opera sottovalutata come Le Crociate, fotografia perfetta di conflitti insoluti che insanguinano il mondo da ormai più di mille anni.


Il regista, ancora in attività, sembrerebbe sfornare memorabili pellicole, che catturano senz'altro l'attenzione. Sto parlando di House of Gucci, il film sulla storica casa di moda Gucci, con protagonisti Lady Gaga e Adam Driver. Cosa ne pensi di questa storia? È un film che si addice a Scott?
Ammetto che prima dell'annuncio di questo film, sapevo molto poco della vicenda.

Il fatto, però, che Scott si porti dietro questo progetto da più di dieci anni è sufficiente a stabilire che sia perfettamente nelle sue corde.

Nello specifico: Scott è un regista formatosi nella pubblicità, che soprattutto negli Anni Ottanta ha saputo cogliere istantanee delle mode e degli accenti kitsch di quell'epoca attraverso i suoi spot; immagino si sia sfregato le mani quando gli si è presentata l'opportunità di ricreare quel mondo segnato dall'edonismo sfrenato e dalla rincorsa all'opulenza.

Oltre a questo aggiungo che con il personaggio di Patrizia Reggiani, Scott si avvia ad aggiungere un altro tassello alla sua sterminata galleria di donne iconiche, indagando un lato della femminilità meno luminoso e consolatorio di quelli sviscerati dalle varie Ripley o Sybilla di Gerusalemme.

Come d'altronde aveva già fatto con Malkina, famelica femme fatale protagonista di The Counselor, interpretata da Cameron Diaz.


Un altro attesissimo film, presentato alla Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia è The Last Duel, una pellicola che si preannuncia essere un kolossal dal sapore storico, tratto dal romanzo storico L'ultimo duello. La storia vera di un crimine, uno scandalo e una prova per combattimento nella Francia medievale, ambientato nel Medioevo. Personalmente, adoro questo periodo storico. Cosa ne pensi del film?
Quello storico è l'altro genere dove, oltre alla fantascienza, Scott si trova davvero di casa.

Anch'io attendo molto questo film, soprattutto perché si pregusta la stessa possente austerità con cui il regista ha parlato di conflitto religioso e moralità umana in Le Crociate.

Essendo il film scritto dagli stessi protagonisti Ben Affleck e Matt Damon, che sono pure degli sceneggiatori di grande talento, mi aspetto davvero un kolossal con il cuore, di quelli che farei carte false per vedere più spesso in sala.

Sicuramente l'elemento di maggior interesse per me è l'interpretazione di Adam Driver, che non mi vergogno ad annoverare tra i volti più interessanti dell'odierno star-system. In lui rivedo la stessa presenza sanguigna e incendiaria che caratterizzava Russell Crowe vent'anni fa, quando iniziò il suo sodalizio con Scott: mi piace immaginare che per Ridley valga lo stesso.


Seppur Rydley Scott non sia giovanissimo, il regista è molto prolifero, raccontando storie che colpiscono il pubblico. Cosa dunque dovremmo aspettarci in futuro dal regista? Quale storia ti piacerebbe che lui dirigesse?
Zitto zitto pare che Scott stia per avverare uno dei miei sogni più reconditi: un film su Napoleone diretto proprio da lui!

Per quanto riguarda il futuro, conoscendo Ridley di sicuro ci sorprenderà con qualche altro dei suoi imprevedibili scatti camaleontici.

Mi piacerebbe, però, che riuscisse a dare una conclusione alla sua contestatissima trilogia prequel su Alien, a dispetto di critiche dei detrattori e capricci di Casa Disney, a cui ormai sono finiti in mano i diritti della saga.


Stai lavorando a qualche altro progetto in questo periodo?
Mi sto facendo in quattro assieme a un fidato collaboratore per riuscire ad assemblare la sceneggiatura di un cortometraggio.

Nel frattempo sono occupato pure nella stesura di un saggio su un altro regista che in questi anni polarizza molto l'opinione dei cinefili. Su quest'ultimo vi lascio il beneficio della sorpresa.



Titolo: Ridley Scott – Cinema e Visioni dalla New Hollywood
Autore: Antoniazzi Riccardo
Collana: Saggistica & Narrativa
Numero in collana: 36
Formato Volume: 14,8x21 cm, brossurato con alette b/n, pg.216
ISBN9788836270033