Cosa hanno in comune l'heavy metal e la pittura?

Molto più di quello che pensiate. Dipinto Sull'Acciaio, il libro di Francesco Gallina, ne indaga questo "insolito" connubio, con un ampio spazio riservato agli illustratori moderni.

Musica, Arte e fumetti, in un travolgente viaggio attraverso l'iconografia heavy metal.

Tra i vari ospiti presenti troviamo Eliran Kantor, Steve Joester e Enzo Rizzi.

Scopriamo insieme a Francesco Gallina quali altre sonore affinità si potranno trovare in questo libro, edito da Arcana Edizioni.



Come nasce la tua passione per la scrittura?
Sicuramente è una di quelle attitudini con cui vieni al mondo, ma credo che per sviluppare o anche solo far emergere una predisposizione naturale conti molto l'ambiente in cui ti trovi a crescere.

All'atto della mia nascita, mio padre - avido lettore - oltre a quanto normale per un neonato mi fece trovare una biblioteca per ragazzi completa di ogni opera si considerasse adatta a un bambino tra i cinque e i dodici anni. Sarà un caso, ma ho imparato a leggere fluidamente già a quattro anni. Così, circondato dai libri, quelli che ti ho detto e i suoi, ho sempre visto la lettura come un fatto quotidiano, dato il contatto giornaliero con centinaia di volumi di ogni genere.

Dai romanzi Urania a quelli di Sciascia passando per Ken Follett. Dai libri di scienza, sociologia e arte alle biografie dei grandi della storia e così via. A nove anni ho approcciato Guareschi, a tredici Anaïs Nin e Henry Miller. Magari capendoci poco, ma assorbendo comunque input, sviluppando curiosità verso il sapere su carta. Il libro è sempre stato un compagno proprio come oggetto fisico e scrivere una naturale conseguenza della lettura.

Uno dei miei giochi preferiti da piccolo, oltre quelli consueti, era impaginare un giornale sui miei quadernoni. Coi titoli, gli articoli e tutto il resto, fotografie scarabocchiate a penna comprese. Una formazione ludica, che però mi è stata molto utile.


Nei tuoi libri la musica è predominante, ma altresì un input per analizzare l'animo umano. Cosa hai "scoperto" al riguardo?
Oltre all'amore per la lettura, quello per le sette note - anche questo ereditato in casa, ma stavolta da mia madre - è probabilmente il più grande.

La naturale sintesi tra queste due passioni mi ha portato verso lo scrivere di quest'arte, dato che il mio sogno di diventare una rockstar si è scontrato con la mia incapacità di imparare a suonare uno strumento in modo decente.

La potenza assoluta della musica, capace di arrivare immediatamente in ogni anfratto più profondo della psiche umana, è però troppo dirompente per essere usata solo per parlare di album, musicisti, produttori e cose simili. Credo che utilizzarla come punto di partenza per discutere di noi come società non sia solo possibile, ma addirittura doveroso, data la sua capacità di veicolare messaggi.

Specialmente se si riesce a connetterla con altre forme espressive, come ho provato a fare ultimamente.

Quello che ho scoperto alla fine forse è molto semplice: se lasciassimo maggiore spazio nel nostro quotidiano alla musica e a tutte le arti - pittura, scultura, etc. - facendo in modo che il nostro approccio alla vita fosse più artistico in senso lato e meno legato a certe convenzioni e presunte necessità, forse saremmo tutti un po' migliori.

Le prime parole che ho scritto in "Dipinto Sull'Acciaio" sono:

A tutti coloro i quali vivono la musica quale fatto culturale
e cercano di affrontare la vita come performance
artistica. In opposizione ai nuovi barbari che
vogliono elevare l'ignoranza al rango di valore.
Nella speranza di poterci abbracciare ancora davanti
a un palco pieno di luce e musica.



Ecco, questo credo dica molto in proposito.


Nel 2019 pubblichi il libro "Donne rocciose Р50 ritratti di femmine rock". Quali sono le principali protagoniste? Quanto il rock si ̬ tinto di rosa e "spacca"?
Anche in questo caso, come mio costume, ho usato la musica per parlare di un concetto più ampio.

In particolare partendo dell'evoluzione del ruolo della donna nel mondo del rock dagli anni '60 a oggi usando appunto 50 esempi, per arrivare descrivere anche quello nella nostra collettività.

Il rock, un ambiente nato con un'impostazione decisamente maschilista, ha cominciato a tingersi di rosa alla fine degli anni '60, in concomitanza con le trasformazioni sociali in atto in tutto il mondo, per proseguire poi durante gli anni '70 seguendo (o forse dettando) il trend socio/politico.

Durante gli anni '80, che ho affrontato osservandoli dal mio ambiente naturale - quindi soprattutto in chiave heavy - mentre ovunque regnava il disimpegno alcune metalhead irrompevano da pioniere sulla scena molto a fatica e spesso derise.

È solo dagli anni '90 che in certi ambienti la presenza femminile comincia a essere considerata normale.

Eppure, nonostante i passi in avanti ciò che viene fuori è che il mondo d'oggi è ancora sostanzialmente e spesso violentemente al maschile (vedi storia di Mia Zapata) e molta strada deve essere ancora percorsa in tutti i settori. Specialmente da parte di noi uomini, in realtà.

Dovendo fare i conti pure con alcune involuzioni sociali che, paradossalmente, hanno reso le cose ancora più difficili. Almeno per alcuni aspetti.

Le protagoniste vanno da Janis Joplin e Joan Baez a Suzi Quatro e Jinx Dawson. Da Nina Hagen e Diamanda Galàs a Debbie Harry e Siouxsie Sioux. E poi Wendy O. Williams, Lita Ford, Morgana, Sabina Classen, Cadaveria, Dolores O'Riordan, Floor Jansen, Alissa White-Gluz e tante altre.

Una cosa è comunque certa: il rock spacca anche al femminile e parecchio, non c'è dubbio.
 

 
Nel 2020 pubblichi invece "Adepti della chiesa del metallo", una sorta di saggio musicale, tra passato e presente, sul mondo della musica, con prestigiosi contributi da parte di alcuni artisti della scena musicale italiana.
Dopo il successo di "Donne Rocciose" ho sentito il bisogno di non scrivere qualcosa di sicuro. Che non seguisse l'onda del momento per ottenere un'altra affermazione a quel punto relativamente facile, ma di andare oltre. Calcola che il libro comincia parlando di mafia e non sembra affatto trattare di musica.

Ho puntato su un saggio che dopo alcune pagine sul filo dei ricordi, pur citando tantissime band non parla di nessuna in particolare.

Per affrontare l'aspetto sociologico della musica, della sua influenza sulle nostre vite, della manipolazione a fini commerciali dei gusti del pubblico e la questione del controllo del consenso tramite il lavoro di professionisti pagati decidere cosa può arrivare al pubblico e cosa no. O ancora della qualità della critica in rete. Fino a toccare aspetti ancora più forti, come l'inquietante parallelismo tra la struttura della Chiesa e quella del mondo del rock, quella del pregiudizio rispetto ai canoni estetici del metal che invece coincidono in modo speculare proprio con quelli religiosi e l'analisi di scene in cui suonare metal o anche solo rock può comportare o ha comportato il rischio della vita.

Come quella cubana, iraniana o afghana tra le altre.

Sempre tracciando un parallelismo con la situazione italiana ancora una volta – devo ripetermi – usando la musica per parlare di noi come società.

Quanto agli ospiti mi hanno dato una mano coi loro interventi alcuni importanti amici musicisti, discografici e scrittori. Si tratta di Giacomo Voli (Rhapsody of Fire); Tony Fontò (White Skull); Flegias (Necrodeath, Cadaveria); Tony D'Alessio (Banco); Zorama (musicista, autore per Mina); Giuseppe Scaravilli (scrittore, musicista dei Malibran); Fabio Rossi (scrittore, critico musicale); Fabio Lanciotti (musicista nei Road Syndicate, discografico, produttore, tecnico del suono); Floriana Ausili (storica dell'arte) e Antonio Keller (discografico). La prefazione è di Gianni Della Cioppa (scrittore, giornalista, discografico).


Quest'anno invece hai pubblicato "Dipinto sull'Acciaio – del rapporto tra heavy metal e pittura". Un binomio interessante e di grande fascino.
Finora ho parlato di due grandi passioni da parte mia, ossia musica e scrittura, ma in realtà sono tre, dato che anche la pittura è uno dei miei interessi principali. Pur da semplice ammiratore dei grandi del passato e del presente.

Col crescere del mio impegno nel mondo della musica, però, avevo dovuto accantonarla perché non riuscivo più a trovare il tempo per tenermi aggiornato.

Lo scrivere un libro che tratteggia la relazione tra heavy metal e pittura attraverso i secoli, da van Eyck a Dalì passando per Bosch, Caravaggio, Artemisia Gentileschi, Kittelsen, Arbo, Giger, Beksiński e tantissimi altri non è stato solo catartico a livello personale, ma è servito più che altro a chiarire una volta per tutte come
Nonostante la presenza massiccia di riferimenti intellettuali importanti al suo interno, il mondo dell'heavy metal è visto da fuori utilizzando la lente deformante del pregiudizio, che distorce e mortifica profondamente il significato della più larga parte di questa sottocultura.

Invece, essa è connotata da riferimenti profondi a vari settori artistici basilari per definire l'identità di singole popolazioni o della razza umana nel suo complesso. Religione, filosofia, scienza, politica, storia, folklore e vari altri argomenti di interesse comune a ogni persona di cultura non sono troppo difficili da rintracciare al suo interno. Così, risulta altrettanto naturale che si sia fatto e si faccia un massiccio uso del lavoro di grandi pittori per le cover di alcuni di questi e ancor più macroscopico come la percezione comune rispetto a una forma espressiva multiforme come quella in analisi, sia sbagliata.

Puntualizzarlo può contribuire non solo a far capire meglio un mondo che è un vero giacimento culturale dai più sostanzialmente ignorato, se non deriso o denigrato, ma allo stesso modo a prendere o riprendere contatto con una parte importante della cultura europea e non solo.

Questo tanto per auto-citarmi.


Una parte del libro è dedicata anche ai fumetti, che in qualche modo hanno contribuito a creare l'immaginario musicale heavy metal. Quali sono gli artisti ed i fumetti più esemplificativi?
Partendo dal principio che i comics sono anch'essi una forma d'arte, nella seconda parte del libro, dopo aver dato cenni sul rapporto tra metal, fotografia e scultura parlo degli illustratori contemporanei. Quelli che dipingono le cover degli album che compriamo da appassionati.

Un esempio ne è già la copertina dipinta di Paolo Girardi per "At The Maw of Ruin" dei Green Druid, una stoner/doom band statunitense che mi ha concesso di usarla per "Dipinto Sull'Acciaio" col beneplacito della Earache Records, una delle case discografiche più storiche del settore metal.

Nello sviluppare il discorso sono ovviamente venuti fuori vari nomi e vari fumetti, anche se a un certo punto è stato necessario circoscriverlo, dato che altrimenti avrei prodotto un tomo d'enciclopedia e non un libro che già così è stato difficile contenere entro le 500 pagine.

Tanti artisti si sono formati sui fumetti o ne hanno assorbito le influenze. Dal Frazetta che comincia a lavorare come fumettista per la EC Comics, la DC Comics, la Avon e varie altre compagnie del campo e più tardi arriva al cinema, alle copertine dei libri e poi a quelle di dischi di Molly Hatchet, Nazareth e vari altri gruppi, a Joe Petagno.

Un artista che si segnala sulla scena SoCal Underground con un'opera che mostra Braccio di Ferro e Olivia intenti a far l'amore sotto lo sguardo attonito di Pisellino che sbircia dalla finestra dopo che il marinaio guercio ha ingurgitato la sua dose di spinaci in scatola per rinvigorirsi, prima di arrivare a dipingere per anni le copertine dei Motorhead.

O ancora Derek Riggs, storico copertinista dei Maiden che comincia a disegnare sull'onda della passione per serie e personaggi quali Iron Man, gli X-Men originali, I Fantastici Quattro, Thor, Hulk, Silver Surfer, Galactus, i Vendicatori, Magneto e il Dottor Destino.

Senza contare l'importanza dell'accoppiata Dave McKean/Neil Gaiman e di graphic novels come Sandman e tutte le altre o di una rivista come Heavy Metal.

Tutte situazioni analizzate in "Dipinto Sull'Acciaio".

Anche i cartoni animai hanno avuto un loro ruolo. Kantor, tanto per fare un esempio, si è formato anche sui cartoni di Uri Fink, uno degli artisti israeliani più noti in questo campo, creatore della serie "Zbeng!".


Anche in questo libro sono presenti prestigiosi contributi di artisti internazionali. Qual è quello che più ti ha commosso o stupito?
Innanzi tutto permettimi di ringraziare ancora una volta chi ha partecipato, stavolta anche dall'estero, visto che si tratta di nomi di primaria importanza la cui presenza in "Dipinto Sull'Acciaio" mi inorgoglisce davvero e proietta tutto in una dimensione internazionale, col libro già presentato in TV e su varie webzine Sudamericane (cilene e argentine in particolare) e poi su testate croate, tedesche e statunitensi.

A concedermi il loro contributo scritto e di immagini sono stati Eliran Kantor (illustratore per Testament, Helloween, Soulfly, Heaven Shall Burn, etc.), Mario Di Donato (Unreal Terror, Requiem, The Black e pittore affermato. Sua l'opera in quarta di copertina), Enzo Rizzi (autore di "Heavy Bone: la storia del rock a fumetti" e di vari altri successi editoriali), Paolo Girardi (illustratore tra gli altri per Manilla Road, Dark Quarterer, Ulvedharr e, come detto, autore della copertina) e Steve Joester, fotografo ufficiale per Judas Priest, Rolling Stones, Pink Floyd, Sting, Bob Marley, AC/DC e altre stelle di primo piano.

Ognuno di loro mi ha davvero stupito per entusiasmo e partecipazione disinteressata e tutti quanti mi hanno fornito anche dei video promozionali.

Calcola che un personaggio di levatura mondiale come Steve Joester, l'autore del famosissimo servizio fotografico che immortala la presenza di Andy Warhol nel backstage dei Judas Priest con Andy ammanettato a Rob Halford e della celeberrima fotografia della band all'interno di "Screaming for Vengeance", ha messo miei video nel suo sito e mi segue sempre. Una dimostrazione di come questo ambiente, quando non perde di vista i suoi valori fondanti, ha conservato quello spirito di condivisione e fratellanza a prescindere dal "censo", che ne hanno fatto la fortuna.

Qual è la cover o l'immagine simbolo per raccontare al meglio questo libro e ciò che rappresenta?
Davvero difficile citarne solo una in un contesto che ne menziona migliaia.

Sentimentalmente sono legato ad alcune della mia giovinezza, come quelle firmate da Derek Riggs per gli Iron Maiden e ad altre artisticamente meno importanti come quella di "Black Metal" dei Venom, che ha vestito un disco che rappresentò uno snodo nella mia vita musicale e in quella di molti altri.

Se però mi chiedi di citarne solo una che racconti il libro, così a bruciapelo mi viene in mente quella di "Blessed Are the Sick" dei Morbid Angel. Null'altro che la riproduzione de "Les Trésors de Satan" di Jean Delville, il simbolista per eccellenza.

Ma davvero, visto che tra band e opere d'arte le citazioni e le descrizioni sono migliaia, ognuno può trovare la sua a seconda della propria sensibilità personale.


C'è qualche artista in particolare, di cui magari vorresti raccontare le sue vicende in uno dei tuoi prossimi libri?
Come ti ho detto, pur parlando di un'opera di 500 pagine tanti artisti dei quali sarebbe stato opportuno parlare sono rimasti fuori, in caso contrario mi sarei dovuto rivolgere alla Treccani per farla pubblicare e non ancora una volta alla Arcana.

Sì, c'è molta altra gente di cui vorrei scrivere e probabilmente in futuro lo farò.

Stai lavorando a qualche altro progetto?
Di solito quando finisco un libro non vedo l'ora di cominciare il seguente e fino a ora così è stato.

"Dipinto Sull'Acciaio", però, mi ha davvero impegnato a fondo e credo che mi prenderò una pausa di alcuni altri mesi prima di cominciare a pensarci. Anche considerando che ho pubblicato 1250 pagine in due anni e mezzo ed è quindi giusto dare un po' di tregua al pubblico, che potrebbe giustamente averne abbastanza di me.

In realtà posso dirti che "Dipinto Sull'Acciaio" è stato concepito fin dall'inizio come la prima parte di un progetto più complessivo che dovrei cominciare ad affrontare nel 2022. Ma in queste cose è impossibile fare previsioni.

Per ora consentimi di non dirti di più.

Quando sarà il momento A6 Fanzine, che ringrazio davvero per lo spazio che mi concede, sarà certamente tra le prime testate a saperlo.

Un saluto a voi e ai vostri lettori.

                                                              
 
Il LIBRO
Dipinto Sull'Acciaio - Del Rapporto tra Heavy Metal e Pittura di Francesco Gallina
Arcana Edizioni
Data di uscita: 25 marzo 2021
Prefazione di Eliran Kantor – Postfazione di Steve Joester
Copertina di Paolo Girardi


 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

L'AUTORE
Francesco Gallina ha cominciato all'età di diciassette anni come speaker radiofonico e scrivendo inizialmente per la fanzine di Torino «Metal Fortress» poi diventata «Inferno Rock», la prima rivista dedicata all'heavy metal in Italia regolarmente diffusa in edicola. Dal 2005 scrive per la metal webzine «metallized.it», per cui ha pubblicato a oggi oltre 2000 tra recensioni, live report, articoli di approfondimento a sfondo sociale e culturale e interviste ad alcuni tra i personaggi più in vista della scena metallica internazionale.

Ha pubblicato alcuni racconti brevi con Perrone Editore, è autore della prefazione della biografia «Rory Gallagher, il bluesman bianco con la camicia a quadri», di «Italian Thrash Metal Militia» e di «Benvenuti All'inferno». Una sua recensione è compresa nel volume «Italian Rhapsody. L'avventura dei Queen in Italia». Nel 2019 è uscito il suo volume «Donne Rocciose – 50 ritratti di femmine rock» e nel 2020 «Adepti della Chiesa del Metallo», ambedue per Arcana Edizioni.