Titolo: Quartieri. Viaggio al centro delle periferie italiane
Autori: A cura di Adriano Cancellieri e Giada Peterle, con storie a fumetti di Elena Mistrello, Giada Peterle, Mattia Moro, Alekos Reize, Giuseppe Lo Bocchiaro e testi di Francesca Cognetti, Paolo Grassi, Elena Maranghi e Ferdinando Fava.
Caratteristiche: 128 pp. Col., brossura
ISBN: 9788833140636


Le periferie in Italia sono sempre state un grande "problema" per le amministrazioni locali. Le città si sono espanse sempre più, in una selvaggia costruzione di nuovi edifici dove ammassare le persone, senza offrire loro un qualcosa che non sia soltanto un dormitorio. In quelle più problematiche, mancano addirittura i servizi essenziali: negozi, scuole e trasporti. Quando però la situazione entra nel loop del degrado e lo Stato è assente, arriva qualcun altro a "prendersi cura" degli abitanti delle periferie, aggiungendo al degrado la criminalità.

Ma le periferie non sono soltanto questo. Conoscere la realtà di chi vi vive a volte è complicato, ma il quadro della situazione fortunatamente, talvolta, non è così tragico. Nonostante tutte le problematiche, nonostante tutte le avversità. Nelle periferie, ci sono storie legate alla comunità, al senso di appartenenza, al senso di umanità e di integrazione. Laddove poi non arriva un aiuto dall'alto, gli abitanti si riuniscono per soddisfare a quelle mancanze.

Questo libro racconta alcune di quelle storie. Non è facile vivere nelle periferie, specialmente in quelle delle grandi città, ma con gli strumenti necessari e basilari, si compiono magie.

Approfondiamo dunque questa interessante raccolta e ricerca con Adriano Cancellieri e Giada Peterle, curatori dell'antologia a fumetti Quartieri. Viaggio al centro delle periferie italiane (BeccoGiallo 2019) e autori della storia a fumetti dedicata al quartiere Arcella a Padova.

Adriano Cancellieri è sociologo urbano all'Università IUAV di Venezia e coordinatore del Master U-Rise in Rigenerazione Urbana e Innovazione Sociale.

Giada Peterle è fumettista, ma soprattutto geografa culturale all'Università degli Studi di Padova, dove insegna Geografia Letteraria.

Come nasce il progetto Quartieri?
Quartieri nasce durante una chiacchierata informale, ai tavolini di un bar, tra un sociologo urbano e una geografa culturale. Eravamo in un bar su viale Arcella, e si parlava, appunto, dei nostri lavori sul quartiere. Si parlava delle trasformazioni che hanno interessato l'Arcella negli ultimi anni, delle nostre ricerche, dei nostri progetti accademici e non.
Ma l'antologia Quartieri nasce soprattutto dalla comune voglia di provare a sperimentare nuovi modi per fare e raccontare la ricerca accademica, che siano in grado di uscire dai soliti circuiti universitari.
In che modo lo avete strutturato?
L'idea è quella di raccogliere cinque quartieri considerati "periferici" collocati in cinque città italiane: procedendo in un viaggio che si muove da nord verso sud, si incontrano San Siro a Milano, l'Arcella a Padova, la Bolognina a Bologna, Tor Bella Monaca a Roma e infine lo ZEN a Palermo. Si tratta di quartieri tutti fortemente stigmatizzati, ma che conservano ciascuno le proprie caratteristiche e storie peculiari, ovviamente.
In ciascuna di queste realtà, a partire dalla rete interdisciplinare di Tracce Urbane, potevamo contare sulla presenza di singoli ricercatori o gruppi di ricerca da anni impegnati 'sul campo': Francesca Cognetti, insieme a Paolo Grassi ed Elena Maranghi a Milano con il progetto Mapping San Siro, Giuseppe Scandurra sull'area della Bolognina, Ferdinando Fava per lo ZEN, Carlo Cellamare e Francesco Montillo per Tor Bella Monaca. Nel complesso gli autori, insieme ai fumettisti, compongono un gruppo molto variegato dal punto di vista disciplinare: Quartieri è, infatti, un progetto collettivo che raccoglie sociologi, geografi, urbanisti e antropologi di diverse università italiane.
Come avete selezionato gli autori che hanno realizzato la parte disegnata?
Per noi i fumettisti, così come i ricercatori, dovevano necessariamente avere una conoscenza pregressa o addirittura un legame con i luoghi di cui avrebbero dovuto disegnare le storie. Per Padova siamo partiti dalla volontà di costruire un fumetto che si sviluppasse insieme alla nostra ricerca sul quartiere Arcella: per questo l'ho disegnato io (Giada), anche se nella vita sono una geografa e non una disegnatrice professionista.
Mentre per Bologna il disegnatore, Mattia Moro, è stato scelto a partire da precedenti collaborazioni. Negli altri casi invece è stato fondamentale il ruolo dell'editore e la sua rete di contatti in giro per l'Italia: così abbiamo conosciuto anche Elena Mistrello, Alekos Reize e Giuseppe Lo Bocchiaro. Ognuno di loro è stato in grado di dialogare con i ricercatori, a volte portando a sua volta un contributo di ricerche nei singoli quartieri. Gli stili grafici sono molto diversi tra loro, e anche se questo aspetto ci preoccupava all'inizio, per paura che la varietà potesse minare l'unità e la coerenza del lavoro, in realtà le cinque storie dialogano bene tra loro. Anzi, queste differenze stilistiche aiutano a distinguere, fin da subito, i singoli quartieri e riconoscere la loro peculiarità.
Qual è la storia che più vi ha colpito nel libro?
Ad essere onesti, in quanto editori non c'è una storia che ci ha colpito più delle altre. Piuttosto siamo stati colpiti dalla capacità delle cinque storie di costruire, inconsapevolmente, delle connessioni tra loro: senza che ci fossero dei temi comuni decisi sin dall'inizio, ci sono tuttavia tematiche ricorrenti oltre allo stigma, come le difficili condizioni strutturali di alcune realtà, le energie dal basso che sono messe in campo in modo talvolta organizzato, talvolta spontaneo e informale.
Attraversando il volume ci sono così storie intime e personali, come quella di Valentina, la protagonista del racconto di Roma; ma ci sono anche storie di resistenza e organizzazione collettiva, come quelle delle mamme della scuola Dolci a Milani o dei rappresentanti delle associazioni di quartiere a Palermo. In tutte il ruolo delle donne sembra essere centrale, ed è un coro di voci femminili a raccontarci questi quartieri. Altre storie ci raccontano degli spazi privati e soprattutto del bisogno di spazi pubblici, come luoghi d'incontro, come accade nel campetto da basket della Bolognina o nei parchi e lungo le strade dell'Arcella.
 
Qual è secondo voi lo stato delle periferie in Italia? E in particolar modo quelle che avete avuto modo di conoscere da vicino?
Non è una domanda semplice, e non pretendiamo né di avere la risposta né tantomeno di averla proposta nel nostro libro. Tuttavia, ci sono alcuni spunti e pratiche da cui partire, che secondo noi emergono anche dalle ricerche che ciascuno ha condotto nelle diverse città, così come dalle storie che ne sono derivate: c'è bisogno di osservare e conoscere i territori, così come di ascoltare e coinvolgere gli abitanti.
Noi abbiamo provato a farlo attraverso un racconto collettivo costruito da dentro e dal basso, ovvero a partire dalle pratiche e dagli spazi quotidiani, dalle esperienze individuali e dalle energie collettive. Sono spunti a partire dai quali si può iniziare un dialogo che poi ovviamente deve arrivare anche alle amministrazioni.
Nelle storie presenti nel fumetto, si nota comunque il senso di organizzazione e integrazione, nonché un forte senso di appartenenza al territorio, nonostante i mille problemi. Come ve lo spiegate?
Questi quartieri sono luoghi distanti dal centro non soltanto dal punto di vista geografico, ma anche dal punto di vista dell'attenzione e della pianificazione, in cui i problemi strutturali rendono spesso la vita complessa. Per quanto stigmatizzate da parte dei media, le cosiddette "periferie" sono però anche e soprattutto dei "luoghi", ovvero degli spazi di vita in cui gli abitanti lavorano, passano il tempo, costruiscono reti di relazioni.
Da questa forza, individuale o collettiva che sia, la costruzione di un'identità territoriale. E a volte è lo stesso stigma a favorire, come reazione, la costruzione di un senso di appartenenza.
Pensate che in futuro si possano raccontare altre storie di altri quartieri?
La nostra mappa è incompleta, lo sappiamo. In parte si sta già arricchendo grazie al fatto che il libro sta viaggiando anche al di fuori dei quartieri di cui parla. È diventato uno spunto per ragionare su aspetti e specificità locali, ma anche per trovare punti in comune, tra i quartieri considerati "periferici" in realtà urbane molto diverse tra loro.
Ci sarà modo prossimamente di incontrare i lettori o ci saranno delle presentazioni dove si possa aprire un dibattito, anche magari con le istituzioni dei quartieri raccontati?
Abbiamo un calendario in costante evoluzione. A dicembre il libro è stato presentato a Padova, alla presenza di un Assessore del Comune, è arrivato nelle mani dell'architetto Renzo Piano durante la presentazione di un progetto sulle periferie tenutosi a Roma, amici lo hanno portato addirittura al Ministero. Il 17 dicembre saremo a Milano, nella sede di Mapping San Siro. Il 13 gennaio saremo a Pisa, a marzo all'Università di Urbino. Nel frattempo, siamo stati a Ferrara, a Bolzano, giriamo tra librerie, università, centri sociali, associazioni, dovunque ci sia voglia di ragionare insieme sul futuro di questi luoghi.
Progetti futuri?
Un libro su alcuni quartieri di città europee. Ma forse non avremmo dovuto dirlo, forse resterà un sogno.

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