ROBA
DA MATTI (alla fermata dell'autobus e non solo...)
Di
Stefano Coccia
22
settembre 2017, Sala RomaTeatri
Se
non son matti non li vogliamo! Potrebbe essere riassunto così il
casting dello spettacolo andato in scena tra il 22 e il 24 settembre
alla Sala RomaTeatri in Via Gina Mazza 15, Roma.
Gli stralunati
interpreti, con le loro facce quasi di gomma, hanno dato vita a una
commedia irresistibile e surreale che già venerdì 22 ha divertito
non poco il pubblico della prima, un pubblico in mezzo al quale si
annidava tra l’altro sornione Frank Onorati dei Giardini
di Marzo,
tribute
band di
Latina del grande Lucio Battisti.
Lode quindi al fantasioso regista
Lodovico
Bellè,
in scena assieme ai suoi attori, capace di assicurare gran ritmo e
inventiva a una simile sarabanda. Ma complimenti anche ai vari
Tommaso
Moro,
Gilda
Sacco,
Luciano
Tribuzi,
Arianna
Bonardi
e Alessandro
Tozzi,
il quale ne ha persino approfittato per festeggiare il suo compleanno
assieme agli spettatori, visibilmente partecipi di una sì scanzonata
atmosfera.
Ma
veniamo al perché di cotanto sollazzo. Quello che l’autore in
persona definisce “spettacolo assurdialogico” è in effetti
parente prossimo di un teatro dell’assurdo i cui dialoghi scavano,
con paradossale leggerezza, negli schemi più abusati del quotidiano
e nel linguaggio stesso, ridotto a nonsense
dalle
infinite risorse.
In Roba
da matti (alla fermata dell'autobus e non solo...)
ogni situazione è foriera di una fuga dalla realtà che ne
trasfigura però le nevrosi in un crescendo costante, così da
produrre un’antologia di sketch e di battute davvero memorabile.
Si
passa per l’appunto da improbabili incontri a una fermata d’autobus
al formarsi del classico capannello di fronte alla carrozzina di un
neonato (il cui “contenuto” si rivelerà fonte però di svariate
sorprese), fino alla quasi inevitabile satira dei contesti
burocratici (non avete mai sognato anche voi di poter compilare un
modulo per essere poi autorizzati a mandare a quel paese la gente?
Dalla reazione particolarmente vivace di alcune spettatrici in sala,
sembrerebbe proprio di sì) e all’altrettanto coerente orizzonte
degli eventi rappresentato qui dal lettino dello psicanalista, punto
di raccolta per personaggi ancora più emblematici (e problematici).
Al punto di annoverare epifanie indimenticabili e assolutamente
icastiche come quella dell’impareggiabile “suonatore di bambole
gonfiabili”!
La
comicità durante lo spettacolo regna sovrana, ma si afferma pure in
virtù del suo approccio originale. E ad amalgamare ulteriormente i
due tempi in cui si divide Roba
da matti è
subentrata anche, nell’intervallo, la grottesca canzoncina proposta
almeno la prima sera da una guest
star come
Giuseppe
Cataldi,
con la sua spassosa “Avete visto una pantera?”.
Cesura ideale,
questa, considerando quanto e soprattutto come si era riso fino alla
pausa.
Tornando alla pièce, gli attori si sono saputi calare bene,
ognuno coerentemente con un determinato percorso e con le proprie
attitudini, nella tanto amena (e talvolta catartica) follia
collettiva sprigionata dal testo.
E resta il fatto che in ambito
comico non se ne vedono poi tanti di spettacoli con questa impronta
sfacciatamente sopra le righe.
Proprio per la dimensione ugualmente
corale e per l’assurdità delle gag ci è venuto in mente giusto il
lavoro portato avanti negli anni, durante estemporanee apparizioni
teatrali come anche in ambito cinematografico, da un affiatato gruppo
di Livorno, i Licaoni, nei quali prevale però il gusto della
parodia, della destrutturazione dei generi. Sono comunque casi rari
in cui risulta piacevolissimo imbattersi, soprattutto se il proprio
sense of humor ben si sposa con la demenzialità e con la folle
inventiva di quanto avviene sul palco.
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