Un urlo squarciò la silenziosa notte di Tina. ..:namespace prefix = o ns = "urn:schemas-microsoft-com:office:office" />
S'affacciò alla finestra della sua camera. La piramide rifletteva argentea al chiarore della luna. Luna piena. Avrebbe dovuto aspettarselo.
Mise il mantello nero e si calò dalla finestra con la scala in corde che slegava ogni qual volta la notte lo richiedeva.
In quelle notti, nessuno era in strada, se non qualche povero senzatetto.
Tina non poteva permettersi di avere paura. Voleva vendicarsi di colui che aveva reso la sua vita un incubo senza fine, di colui che aveva spento in lei l'amore, facendo affiorare solo odio. Quella notte, era certa che non l'avrebbe incontrato, anche se quell'incontro avrebbe placato la sua rabbia per un po'.
Raggiunse l'ingresso di quello che di giorno era meta di turisti, non di certo consapevoli di andar a visitare tombe semivuote. Scavalcare il muretto non era più difficoltoso che allacciarsi una scarpa. Una volta dentro, bisognava solo attendere sulla solita panchina: chissà perché tutti poi passavano di lì. Tina al chiarore della luna pareva ancora più pallida, ma i suoi occhi fiammeggiavano.
Il fruscio dell'erba si fece sempre più vicino. Un gatto soffiò forte e la raggiunse, acciambellandosi sulle sue spalle. Gli occhi di Cestio erano gli occhi di Tina nelle tenebre.
Cestio balzò in avanti, poco distante da Tina che si alzò dalla panchina, fecendo un breve inchino al ghigno che le mostrò denti aguzzi putridi e un viso deformato dall'orrore della morte non eterna.
L'ombra cercò di avventarsi su di lei, ma lo schivò leggiadramente e lo innaffiò d'acqua benedetta che risplendeva trionfante, mentre l'ultimo urlo della creatura echeggiò tra le statue che immobili fissavano la stessa scena da sette anni.
Tina risalì la scaletta e sprofondò di nuovo nelle nere lenzuola, ora di nuovo tranquilla, nell'attesa dello scontro decisivo. Ogni notte, poteva essere quella giusta.
SaDiCa
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