Su Best Movie di gennaio James Franco racconta Prioprio lui?, la commedia scorretta che lo vede in lotta con Bryan "Eisenberg" Cranston

Ha il corpo scarabocchiato con tattoo imbarazzanti, uno slang senza freni, un talento speciale nel creare fantastici videogame ed è pure… Follemente innamorato! 

Questa è la carta d'identità di Leird Mayhew, il personaggio che James Franco interpreta in Proprio Lui?, film in cui dovrà affrontare il padre della sua fidanzata, il Bryan Cranston di Breaking Bad, pronto a qualsiasi cosa pur di evitare che la figlia "cada" nelle mani sbagliate. 

Il protagonista però è decisamente diverso dal James Franco che si racconta nella nostra intervista: entusiasta della carriera di insegnante, appassionato d'arte e spesso amato anche dai potenziali suoceri.

Non potevamo "mandare in pensione" l'anno appena trascorso prima di aver stilato le nostre classifiche: Best Movie vi racconta il 2016 attraverso la Top 10 dei film preferiti dai lettori. All'interno troverete anche i titoli più amati dalla redazione e sei Top 5 sui generis in cui ripercorriamo le scene più indimenticabili tra quelle viste in sala negli ultimi 12 mesi.

Anche Zerocalcare vota il meglio del 2016 con una nuova irriverente tavola in cui "spara zero" sulla serie Tv rivelazione Stranger Things. Mentre Roberto Recchioni, nella sua rubrica A scena aperta, riassume le migliori scene dello scorso anno.

Il 2017 segna invece il ritorno della "fantascienza adulta": nel nostro speciale vi raccontiamo Passengers, Arrival e gli altri film con cui Hollywood torna a riflettere sui misteri dello spazio. 

All'interno dello speciale Jennifer Lawrence e Chris Pratt ci parlano dei loro personaggi nel film del regista norvegese Morten Tyldum; mentre Denis Villeneuve ci porta alla scoperta del suo ultimo lavoro e lascia trapelare alcuni dettagli su uno dei sequel più attesi di sempre, Blade Runner.

Ma non sono solo le stelle dello spazio che tornano a brillare: Sing e La La Land sono solo i primi titoli che segnano il grande ritorno del musical. Nel nostro focus, oltre ad anticiparvi i film più attesi, la nostra intervista a Emma Stone, protagonista femminile accanto a Ryan Gosling nell'ultima fatica a tempo di musica di Damien Chazelle.

Le nostre interviste sono invece dedicate a due maestri del cinema: Martin Scorsese, che a gennaio tornerà nelle sale con Silence, e Robert Zemeckis, impegnato a dirigere due star come Brad Pitt e Marion Cotillard nel thriller Allied: un'ombra nascosta.

Nella sezione Screen, Gael Garcìa Bernal ci porta alla scoperta della terza stagione della serie Tv Mozart in the Jungle, mentre nel nostro focus dedicato a Sherlock anticipiamo cosa vi aspetta nella Season IV dello show BBC con Benedict Cumberbatch e Martin Freeman. E ancora, tutto sull'edizione home video di Independence Day - Rigenerazione, la recensione di The Young Pope e l'approfondimento sull'action game in esclusiva per PS4 Gravity Rush 2

Non manca poi la nostra guida ai film più attesi del mese: da Collateral Beauty con Will Smith (che abbaimo anche intervistato) al cinegame Assassin's Creed con Michael Fassbender; dallo sci-fi Passengers a Silence; dall'horror The Forest al thriller Incarnate; dall'action xXx – Il ritorno di Xander Cage ai misteriosi alieni di Arrival.

Nella rubrica Dentro le nuvole, dedicata al mondo dei comics, Tanino Liberatore si racconta in occasione dell'uscita della sua edizione illustrata dei Fiori del male di Baudelaire.


Ecco un estratto dell'intervista a Chris Pratt e Jennifer Lawrence realizzata da Elisa Leonelli e pubblicata su Best Movie di gennaio
E il vostro primo incontro? È stato sul set?
JL – «Sì, ci siamo incontrati ad Atlanta».
CP – «L'hai scordato? Prima abbiamo fatto una lettura a casa tua…».
JL – «Vero! Siamo finiti sui giornali gossip di tutto il mondo perché credevano avessimo una storia. Chris ha sempre energia. Dopo giornate di lavoro di sedici ore fa partire una musica sul set e inizia a ballare, coinvolgendo tutto il cast tecnico. È un fenomeno».
CP – «Non credo di farlo a livello cosciente, mi fa piacere tenere alto l'umore delle persone con cui lavoro. Una buona attitudine è contagiosa, se ce l'hai tu nessun altro può permettersi di essere scontroso».

La storia del film, però, invece di allegria promette una certa desolazione. Secondo voi Passengers ha avuto difficoltà a essere prodotto perché troppo triste?
CP – «L'hanno scartato per anni perché tutti sentivano che doveva essere realizzato al meglio. Serviva un grosso budget e la storia è rischiosa, non è la solita fantascienza. È un film complicato, non c'è dubbio. Ha temi specifici in ogni atto. Di sicuro il primo si focalizza sulla solitudine, la mancanza di contato umano. La nave è un oggetto freddo e Jim, il mio personaggio, vi è confinato. Può portarti alla follia: vedrete cosa deve passare quest'uomo all'inizio prima di trovare l'amore di Aurora».
JL – «La solitudine è un elemento importantissimo del film, qualcosa con cui ci si può connettere. Per capire quanto coraggioso sia lo script basta la scena in cui Chris mi risveglia, perché non ce la fa più: è ammirevole dare al pubblico la possibilità di detestare uno dei protagonisti per quello che fa. Spero crei dibattito. La gente lascerà la sala chiedendosi come si sarebbe comportata al suo posto».

In cos'altro Passengers è diverso dagli altri film di questo genere?
CP – «La fantascienza spesso critica la società odierna, questo film non lo fa. I personaggi ad esempio non lasciano la Terra perché è ormai impossibile viverci, non volevamo impartire alcuna lezione su come abitare il nostro pianeta. Passengers parla di sacrificio, di come le relazioni talvolta siano costruite sulla menzogna, cosa che può distruggere i rapporti più intensi. È una storia d'amore classica ma ambientata nel futuro. Deve rispettare alcune regole del genere, non sarebbe lo stesso se fosse ambientata in un appartamento a New York. Ma, a parte la cornice, è molto realistica».
JL – «Questo è uno degli spunti di dibattito che il film offre: i due protagonisti si sarebbero innamorati se si fossero incontrati sulla Terra?».

Ecco un estratto dell'intervista a James Franco realizzata da Elisa Leonelli e pubblicata su Best Movie di gennaio.

Riconosci qualche tratto di te in Laird?
«No. Ma il film si svolge a Palo Alto, dove sono cresciuto, e questo di sicuro è un elemento che abbiamo in comune. Si tratta di un mondo molto particolare: a cinque isolati dalla mia casa di famiglia viveva Steve Jobs, sua figlia Lisa era in classe con me al liceo ed insieme abbiamo lavorato al giornale scolastico. La mia insegnante di giornalismo, poi, era la matrigna di Serge Brin di Google, mentre il nipote di Bill Hewlett, quello della Hewlett Packard, era anche lui nella mia stessa scuola».

Laird ha un sacco di tatuaggi.
«Alcuni li ho pensati e disegnati io stesso, come quello sulla schiena che dice "Happy Holidays": non c'era nello script originale. Il carattere "esagerato" di Laird, però, non si esprime certo solo attraverso i tatuaggi: lui è uno che ne dice di tutti i colori, che parla a ruota libera, che racconta al suocero i dettagli più intimi delle sue abitudini sessuali. Proprio quel genere di cose che mettono davvero a disagio un padre. Io, John (Hamburg) e Bryan (Cranston) ci siamo incontrati prima delle riprese e abbiamo lavorato sullo script per fare alcuni cambiamenti radicali su questo fronte: Proprio lui? non è un film di spie dove ognuno cerca di prevaricare l'altro, ma piuttosto si basa una serie di incomprensioni tra due tizi che, ognuno a suo modo, amano quella dolce ragazza che è interpretata da Zoey Deutch. E questo è uno dei punti fondamentali nel film».

Nella tua vita, solitamente, vai d'accordo con i genitori delle tue ragazze?
«Ho avuto pochissime relazioni serie nella mia vita, ma quelle due o tre volte sono andato molto d'accordo con i miei suoceri. In uno di questi legami (con Ahna O Reilly, dal 2006 al 2011), ho instaurato un legame forte con la famiglia di lei, un legame che è rimasto intatto anche quando ci siamo lasciati: anche loro abitano a Palo Alto e capita perfino che passiamo ancora le vacanze insieme».

Ecco un estratto dell'intervista a Natalie Portman realizzata da Adriano Ercolani e pubblicata su Best Movie di gennaio
Il film di Pablo Larraín mette in scena la figura pubblica e quella privata di Jackie.
«Ãˆ una scissione che sento mia, come credo in fondo la maggior parte della gente. Spesso è differente il modo in cui il mondo ti vede da quello in cui percepisci te stessa. Le persone magari ti vogliono diversa da come sei, perciò tutti costruiamo versioni multiple di noi stessi. Ovviamente per un personaggio pubblico è più complicato, tantissimi sconosciuti si creano un concetto molto forte di te – o meglio, di chi vogliono tu sia. Mi è interessato molto smontare e rimontare l'idea che mi ero fatta di Jackie: voler cambiare l'opinione degli altri riguardo chi sei veramente, crea un'enorme tensione interiore».
E tu soffri questa tensione?
«No, non passo troppo tempo a domandarmi come sono vista, penso soprattutto a come mi vedo io. Jackie era un simbolo per la nazione, c'è una responsabilità enorme quando rappresenti e guidi un Paese, la tua immagine e cosa la gente pensa di te contano molto di più. Se sei un attore alla fine non te ne frega molto. È solo una questione di ego: se qualcuno pensa che io sia una snob per me va bene, posso convivere con questo. Lei invece doveva trasmettere agli americani l'idea che si sarebbe presa cura di loro. Questo non è il mio compito, se alla gente non piaccio può semplicemente scegliere un'altra attrice».
Come adoperi costumi, trucco e acconciature d'epoca per entrare in un ruolo appartenente al passato?
«Ci sono cose che ti aiutano a capire queste figure, come ad esempio quanto ci vuole per ottenere una certa pettinatura, il tempo e l'abnegazione che servono per un certo comportamento. Alcuni abiti ad esempio possono limitare il modo in cui cammini, un corsetto può bloccarti il busto e darti una postura totalmente diversa dalla tua. Tutto questo ti fornisce informazioni su cosa significasse essere una donna in un certo momento storico. Ci sono ancora oggi alcune forme di abbigliamento che sono piccole torture a cui ci sottoponiamo per esprimere la nostra femminilità…».



Best Movie di gennaio 2017 è in edicola dal 28 dicembre.
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