Intervista a Gianluca Costantini - www.gianlucacostantini.com

Sei un artista, un editore, un insegnante, un organizzatore di mostre, indagando la realtà con il disegno. In quale "ruolo" si vede maggiormente Gianluca Costantini?
Nel semplice ruolo di disegnatore del mondo: vorrei disegnare e catalogare ogni cosa.

Questo mio continuo esplorare poi si riflette anche nel mio essere insegnante, editore e organizzatore.

In questo momento l'azione che più mi interessa è disegnare ed aiutare le persone e le loro lotte con il mio disegno.

Cosa che faccio quotidianamente qui https://twitter.com/channeldraw
Credo che twitter sia la più interessante azione artistica di questi anni.

Come dice Ai Weiwei "tutto è arte tutto è politica".

Come ti sei avvicinato al disegno?
Da ragazzo volevo fare il pittore, ma anche il poeta.

Il disegno e il fumetto hanno unito queste mie due passioni.

Sono cresciuto leggendo fumetti e andando alle mostre di arte contemporanea.

Hai disegnato molte graphics novel, tra cui "Diario Segreto di Pasolini". Quale tra i personaggi che hai illustrato ti ha più colpito, sia dal punto di vista umano e sia dal punto di vista del loro lavoro o modus operandi che ha influenzato inevitabilmente l'umanità?
Sono due i personaggi che ho raccontato che più mi hanno colpito e anche influenzato, il primo Osman Hamdi Bey raccontato nell'Ammaestratore di Istanbul prima pubblicato da Comma22 e poi da GIUDA edizioni e poi Julian Assange che ho pubblicato per BeccoGiallo.

Loro due mi hanno insegnato che non basta stare seduti al tavolo e disegnare oppure scrivere ma bisogna anche sporcarsi le mani con la vita. Fare le cose in prima persona.

Ti definisci anche attivista/artista. Quanto il disegno riesce a porsi al servizio delle cause attiviste? Qual è quella che più ti sta a cuore e di cui vorresti parlarci?
Per quanto mi riguarda moltissimo.

E' stato un percorso molto lungo partito dal 2004 pieno di difficoltà, devo essere sincero, nessuno nel campo del fumetto credeva in quello che facevo, veramente, la vedevano come una fase, una ricerca, poco appassionante.

Ma ora che i miei disegni vengono pubblicati e usati in tutto il mondo dal Giappone all'Arabia Saudita io mi sento veramente realizzato.

Ho un vero scopo alla mattina quando mi alzo, oltre fare libri e illustrazioni. E' quello di parlare con le persone. Loro mi scrivono e mi chiedono di aiutarli perché il disegno potrà fare qualcosa in più.

Parlo di persone incarcerate, persone condannate alla pena di morte.

Ti occupi inoltre di graphic journalist e di political comics. L'informazione assume quindi un linguaggio diverso, sicuramente più immediato e comunicativo rispetto ad un articolo scritto. Un linguaggio sempre più apprezzato ed utilizzato da numerose testate. Come dunque vedi il giornalismo a fumetti? E quale sarà il suo futuro?
Il graphic journalism avrà un buon futuro, si vede a livello internazionale che qualcosa si sta muovendo in questa direzione.

In Italia c'è ben poco, c'è molto finto graphic journalism. Ci sono soprattutto diari di viaggio spacciati per giornalismo disegnato.

Bisogna mettere alcuni punti: prima di tutto che il graphic journalism è un fumetto serio, senza eroi, senza colpi di scena dove la "storia" è più importante dell'estetica. E' un fumetto principalmente noioso e con molto testo.

In questo ultimo anno sto lavorando molto per il settimanale Pagina99, dove vengo trattato come un qualsiasi giornalista, dove le mie storie sono parte del percorso degli articoli. Questo è molto interessate e innovativo, non è mai successo per nessuna altra testata italiana.

Hai realizzato inoltre "This is not a love song Lov001", illustrando la canzone "Heroes" di David Bowie. Come ti sei avvicinato a questo progetto? Come mai hai scelto proprio David Bowie?
Andrea Provinciali mi aveva proposto alcuni cantanti tra cui scegliere e tra questi Bowie. La mia scelta è stata diretta.

Anche la canzone mi è stata proposta dall'editore e sono molto orgoglioso di essere il numero 1 di questa bella collana.

Quest'anno David Bowie è scomparso e moltissimi, appassionati e non, hanno cercato in qualche modo di omaggiarlo. Quanto questo artista ha influenzato le persone e parte della cultura contemporanea?
Io sono un romantico e Bowie mi ha accompagnato da quando a 15 anni comprai un suo disco, "David Bowie" che poi scoprii essere il suo primo 33 giri.

Poi negli anni Bowie è stato sempre un punto di riferimento estetico e musicale.

La sua continua ricerca di stile e pelle è alla base anche del mio lavoro di disegnatore.

Quando ho saputo della sua morte posso dirti che molte lacrime sono scese dai miei occhi come quando da ragazzo seppi che era morto William Burroughs.

Sono persone che se anche non le conosci fanno parte della tua esistenza.

Quanto abbia influenzato gli altri non lo so, per me è stato fondamentale.

Qual è il tuo ricordo legato a David Bowie che vuoi condividere con noi?
Quando uscii "Outside" nel '95 ascoltai solo quel disco per quasi 2 mesi consecutivi.

Quali sono i tuoi fumetti preferiti?
Ce ne sono moltissimi. Il più bello e affascinante di questi ultimi anni per me è "La fine del mondo prima dell'alba" di Inio Asano.

A quali progetti stai lavorando?
Tanti contemporaneamente, ma non voglio anticiparne nessuno per scaramanzia.

Vi terrò aggiornati.