Dopo i tragici eventi di Parigi, in un momento di altissima commozione, sensibilità e solidarietà per coloro che hanno perso la vita durante gli attacchi terroristici e per le famiglie delle vittime, moltissime persone si sono mosse per dimostrare la loro solidarietà e difendere la libertà (che sia di stampa, di pensiero poco importa: la libertà è un bene prezioso per ogni singolo individuo e va rispettata in tutte le sue forme).

Molti di loro sono fumettisti, alcuni molto noti al pubblico, che spontaneamente hanno realizzato delle vignette e delle illustrazioni, opere dettate più da un impulso di "pancia" che da altro. Perchè le emozioni muovono le matite e le penne più di qualsiasi altra cosa al mondo.

Molte di queste illustrazioni sono reperibili negli spazi dei singoli autori e condivise da moltissime persone sui social network, un modo per aggregarsi a quello spirito di solidarietà anche da parte di persone meno dotate artisticamente, ma che al contempo vogliono esprimere la loro vicinanza.

In questo momento, in cui ci scorre ancora negli occhi ciò che è accaduto (perchè con i social e le tv abbiamo avuto modo di essere tutti noi a Parigi durante quegli attimi di terrore), qualcuno si è mosso in maniera ancora più grande per dimostrare la propria solidarietà.

Il Fatto Quotidiano, per esempio, ha deciso di stampare e distribuire in Italia il nuovo numero di Charlie Hebdo il 14 Gennaio (e visto il successo riscosso tra i lettori, hanno deciso di ristamparlo di nuovo per permettere a coloro che non lo hanno trovato in edicola di acquistarlo), così che una parte del ricavato potesse essere di supporto alle famiglie delle vittime.

Anche il Corriere della Sera si è mosso, ma forse non nel modo più adeguato, per dimostrare la propria solidarietà. Difatti, tra ieri ed oggi, circola un volume (Matite in difesa della libertà di stampa) dove sono raccolte le illustrazioni di alcuni autori che si sono mossi spontaneamente per esprimere magari qualcosa di molto intimo, come solo un autore può fare, in una circostanza che ricordiamo, è già di per sè tragica.

Perchè gli autori allora stanno facendo tutto questo baccano?

Semplicemente per il fatto che a moltissimi non è stata preventivamente chiesta una autorizzazione per poter fare una iniziativa del genere.

Allora ecco che il più duro e sentito arrambaggio giunge da Roberto Recchioni -autore e curatore (tra le varie attività) di alcune serie fumettistiche della Sergio Bonelli Editore- che spiega le sue ragioni nel suo blog e chiede delle formali scuse cartacee sulla testata in questione.

Segue anche la dichiarazione di Giacomo "Keison" Bevilacqua" che parla attraverso le pagine di Wired. Ma il tam tam esploso sulla rete vede inoltre muoversi anche i lettori, in solidarierà agli autori.

Anche Leo Ortolani, autore di Rat-Man, manifesta la sua contrarietà per come è stata trattata questa iniziativa editoriale.

Il Corriere della Sera replica che la loro iniziativa è stata dettata dalla fretta e che «l’editore dichiara la propria disponibilità verso gli aventi diritto che non fosse riuscito a reperire», così come è anche scritto nel volume pubblicato. Infine anche il direttore Ferruccio De Bortoli, in una intervista a Wired, si assume tutta la responsabilità del caso.

Ma un grande gruppo editoriale, uno dei quotidiani più antichi d'Italia, che racconta i fatti del nostro paese da più di un secolo, può farsi prendere così tanto dalle emozioni, senza pensare ad ogni singola sfaccettatura del caso? Anche se si tratta di beneficenza? Anche se si tratta di solidarietà?

Se quello che è successo a Parigi ci spinge a una continua ed allertata vigilanza sulla libertà di pensiero e di espressione (sempre nel rispetto reciproco), cosa spinge allora a una iniziativa del genere, ledendo quella libertà di scelta dei singoli autori di poter acconsentire o meno a questa iniziativa? Senza addentrarci in materia di diritto d'autore, verso il quale l'editore (post iniziativa) si rende disponibile agli aventi diritto.

Tra i volti noti del panorama fumettistico italiano, non sappiamo però quali altri autori sono stati coinvolti nella vicenda del volume in questione e ci chiediamo se gli stessi autori lo sappiano, per rivendicare i propri diritti.

Concludiamo con una riflessione finale: cosa avrebbe fatto il Corriere della Sera se un altro editore si fosse impossessato delle sue vignette per pubblicarle, sia pure a scopo di beneficienza, senza alcuna preventiva autorizzazione?

*Aggiornamento del 16 Gennaio: le scuse richieste sono pervenute sull'edizione cartacea del Corriere della Sera del 16 Gennaio 2015, ma non sembrano essere state accettate da tutti gli autori coinvolti.

Fonti:
Corriere della Sera;
Wired (1-2);
Roberto Recchioni;
Leo Ortolani.