Martin Page – L’apicoltura secondo Samuel Beckett

Traduzione di Tania Spagnoli – pp. 160  euro 10.00

Collana Gare Du Nord – in libreria dal 18 settembre



«Irresistibile smontaggio di un mito, inchiesta sulla celebrità e lo scrivere, questo breve romanzo possiede la leggerezza dell’ironia e la profondità della riflessione» La Presse


Nel settembre 2012, alla periferia di Reading, un incendio divampa nel magazzino che custodisce uno dei più importanti archivi consacrati a Samuel Beckett. Dopo il rogo viene rinvenuto il misterioso diario di un uomo che si spaccia per assistente dell’autore. Nessuno ha mai sentito parlare di lui, eppure il documento esiste e narra una vicenda che comprende diversi fatti realmente accaduti. Questo il pretesto che inventa Martin Page per raccontarci la storia di un giovane studente che nell’autunno del 1985 viene assunto da Beckett per aiutarlo a sistemare alcuni documenti. Attraverso il diario del ragazzo, il lettore ha così accesso alla vita privata del grande drammaturgo, alla sua quotidianità, alle sue preoccupazioni, alle curiose e ironiche conversazioni che i due si scambiano davanti a una tazza di cioccolata calda, lungo le strade di Parigi o sul tetto dell’appartamento dello scrittore dove, infagottati nelle apposite tute bianche da apicoltori, si prendono cura delle sue amate arnie. Il protagonista assisterà inoltre, in contemporanea, ai preparativi di una rappresentazione di Aspettando Godot nel carcere svedese di Kulma, progetto che procura non pochi grattacapi al suo autore e si conclude con un esito del tutto esilarante. Uno straordinario omaggio a Beckett e e al suo teatro, e insieme un’arguta riflessione sulla grande farsa della celebrità (letteraria e non) e gli inevitabili malintesi che porta con sè: un romanzo lirico e surreale, scritto con grande maestria e in uno stile divertente e assolutamente originale.

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Cécile Huguenin – Alzheimer mon amour

Traduzione di Michele Peretti – pp. 160  euro 10.00

Collana Gare Du Nord – in libreria dal 18 settembre


«Una testimonianza sincera, condotta con una scrittura insieme profonda e leggera, il racconto indimenticabile e pieno di rispetto del perdersi dell’individuo negli abissi della malattia» Babelio


Come vivere il lutto all’interno di una coppia quando l’essere amato è ancora vivo? Ci sono i primi segnali, le parole che si sovrappongono e si perdono, i ricordi che si stingono. Poi la diagnosi. Ma per Cécile e Daniel, uniti da una vita felice per più di trent’anni, l’amore è più forte della paura. Magnifico omaggio che una moglie attenta e preoccupata rende a suo marito, questo racconto dà voce ai malati, ma anche ai medici e ai familiari, poichè l’Alzheimer colpisce tutti coloro che stanno al loro fianco. Svelandone lo smarrimento, la solitudine, la paura della perdita, l’impotenza, nelle parole di Cécile che dopo il rifiuto iniziale combatte, forza, inventa per strappare il suo Daniel alla morsa dell’oblio, fino al punto di portarlo con sè in Africa, nel tentativo di cambiar vita e liberarsi da ogni preoccupazione. Ben diverso dovrà essere però il percorso per proseguire insieme il loro cammino, e Cécile scoprirà come anche chi ama il malato, in assenza di certezze, possa aver bisogno di aiuto: per capire, per accettare, per amare ancora di più. Alzheimer mon amour, sconvolgente lavoro di ricostruzione, è una testimonianza che turba e che insieme solleva, che canta la musica della vita, e permette allo sguardo di noi tutti di andare più lontano.

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Ottiero Ottieri – I venditori di Milano

A cura di Luca Scarlini  - pp. 250  euro 10.00

Collana Pére Lachaise – in libreria dal 18 settembre


Ottiero Ottieri (1924-2002) inizia le sue attività letterarie all’università di Roma traducendo opere del teatro elisabettiano. La passione per il dialogo, per la rappresentazione corale, come si dà in uno dei romanzi maggiori, I divini mondani, ritratto di un jet-set in fuga da se stesso, lascia poi lo spazio nei testi estremi, come il poemetto Il palazzo e il pazzo, a una ricerca che si fa decisamente monologante. I venditori di Milano è una commedia in tre atti rappresentata al Teatro Girolamo di Milano nel marzo 1960, per la regia di Virginio Puecher, protagonisti Mario Mariani, Mario Maranzana e Anna Nogara. Accolto favorevolmente dalla stampa, il testo viene edito da Einaudi nello stesso anno e mai riproposto fino ad oggi. La commedia fa parte del periodo “industriale” dell’autore: il tempo in cui parla di fabbriche e di automazione, a partire anche dalla sua esperienza alla Olivetti. In un’industria che produce frigoriferi si presentano le persone dell’ufficio marketing. Un mondo arido, in cui gli individui sembrano talvolta macchine, visto che tutti cercano a ogni costo di attenersi a una vera e propria oggettività obbligatoria. Lo scrittore guarda il mondo al microscopio, cogliendo i minimi scarti di un sistema apparentemente immobile e invece pieno di sorprese. Il protagonista, Davoli, alienato e robotico, infine si ribella e decide di fuggire verso un nuovo conformismo forse anche peggiore, diventando presentatore televisivo.

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