Giuseppe Festa, "Voci dalla Terra di Mezzo".
L'intervista al fondatore dei Lingalad, musicista, scrittore ed educatore ambientale.
Il mondo di Tolkien raccontato attraverso la sua musica ed i suoi testi.


Giuseppe Festa
Scrittura, musica e natura. Queste sono le passioni racchiuse in Giuseppe Festa. Come nascono?

Ho vissuto la mia infanzia a Milano. Paradossalmente, questo ha forgiato il mio amore per la natura e per tutto ciò che è selvaggio.
Infatti, ho avuto la fortuna di avere dei nonni che vivevano in un piccolo paradiso terrestre, sul lago d’Iseo, e lì ho passato ogni estate e ogni fine settimana.
Il contrasto con la grigia vita cittadina ha accentuato ancora di più la voglia di scappare.
Cosa che è successa quando ho cominciato a lavorare come educatore ambientale e mi sono trasferito - pensate un po’? – proprio nel paesello dei nonni, Predore.
La musica è una passione che ho coltivato fin da piccolo, studiando chitarra e canto.
Il fatto di cantare il rapporto tra uomo e natura è stata la logica conseguenza della mia storia personale.


Nel 1999 esordisci con il disco "Voci dalla Terra di Mezzo", ispirato al "Signore degli Anelli", libro cult di J.J.R. Tolkien. Un lavoro discografico che ha poi portato negli Stati Uniti per la prima del film "Il Ritorno del Re", alla presenza di Peter Jackson e Priscilla Tolkien, che hanno apprezzato moltissimo questo tuo lavoro. Come è nato questo disco? Quali emozioni hai vissuto all'epoca? E come ti accingi a viverle ora, in prossimità dell'uscita de "Lo Hobbit"?
Il disco è nato nel 1999 in un momento di forte disagio, proprio nel momento in cui Milano e il suo hinterland mi stavano soffocando.
Avevo composto i pezzi per suonarli attorno a un fuoco, durante una passeggiata notturna tra i boschi. L’idea di farne un cd è venuta dopo, nel 2000. Nel 2001 misi una copia del cd in una busta e la spedii alla famiglia Tolkien.
La lettera entusiasta di Priscilla Tolkien mi stimolò ancor di più a portare avanti il progetto con determinazione.
Le emozioni di quell’epoca? Beh, sull’onda dell’uscita del film ho fatto parecchi concerti in America e in Europa.
Lo ricordo come un periodo molto bello, vissuto con gioia e stupore.
Allo stesso tempo, però, covavo già il desiderio di emanciparmi dall’immaginario Tolkieniano e intraprendere un sentiero completamente originale, cosa che ho cercato di fare con gli album successivi.
Ora guarderò Lo Hobbit con curiosità. Sarà come un tuffo nel passato.

Hai poi fondato i Lingalad, una band che ti ha accompagnato in innumerevoli avventure musicali. Un percorso artistico sfociato anche nel libro "La musica dei Lingalad: da Tolkien ai Segreti della Natura", a cura di Donato Zoppo. Quale episodio vorresti condividere con noi riguardo i Lingalad?
Gli episodi sono davvero tanti, soprattutto legati ai nostri viaggi all’estero.
Ma nonostante le tournee a New York o a Toronto, quello più memorabile è il viaggio in Polonia, nel 2002. Fummo catapultati in un altro mondo.
Pensate che la sera dopo il concerto finimmo in un pub in mezzo a un bosco dove chi voleva mangiare del pesce doveva pescarselo in un laghetto lì vicino, e poi consegnarlo all’oste.
Ci fornirono canna ed esche. Fu un vero spasso.
In quei giorni abbiamo incontrato gente povera ma ricca di cuore, con un entusiasmo che non abbiamo trovato altrove.
Altro che New York!


Paragonando i Lingalad a "La compagnia dell'anello", tu quale ruolo ricopriresti?
Istintivamente direi uno degli Hobbit.
In realtà, il mio ruolo nel gruppo è più simile a quello di Aragorn (col quale purtroppo non condivido nessuna caratteristica estetica!).
Cioè quello di un uomo che si trova a dover guidare altri amici lungo un sentiero che nemmeno lui conosce bene, tra gioie, delusioni, entusiasmo e incertezza. 
Ma sempre nella convinzione di fare ciò che piace, senza pressioni o condizionamenti.

Qual è il tuo personaggio preferito del fantastico mondo di Tolkien?

Indubbiamente Tom Bombadil, il messere di acqua, bosco e collina.
Per fortuna Peter Jackson non l’ha inserito nel film: a mio parere è un personaggio letterario stupendo, sarebbe stato davvero difficile renderlo al cinema senza deludere i lettori di Tolkien.

Come ti aspetti che sia l'imminente film de "Lo Hobbit"?

Me lo aspetto molto diverso dal libro originale, soprattutto per quanto riguarda l’ultimo capitolo della trilogia, che sembra sia liberamente ispirato al mondo di Tolkien ma non basato sui suoi scritti (così ho letto, perdonatemi se sbaglio).
Questo, però, non mi turba più di tanto.
Ho sempre rispettato il lavoro di Peter Jackson e la sua visione personale della Terra di Mezzo.
Che si discosti più o meno dal libro è una sua libera scelta.
Mi dispiace soltanto che nel Signore degli Anelli gli Elfi appaiano per lo più come guerrieri seri e incazzati. Nel libro di Tolkien sono ben diversi, hanno un animo leggero e fanciullesco, seppur velato dalla malinconia insita nel loro destino di Immortali.

Nel corso della tua carriera hai pubblicato inoltre i dischi "Il canto degli alberi", "Lo Spirito delle Foglie" e "La locanda del vento", tutti ispirati alla natura. Quanto è importante la natura per l'uomo? Come si può trasmettere questa passione per salvaguardala da inquinamento e distruzione?

Buzz Aldrin, quando vide la Terra dall’oblò dell’Apollo, la descrisse come “una bolla di vita” nello Spazio. Una bella definizione, che ci ricorda quanto sia unica e speciale la nostra casa.
Ne abbiamo una sola, perché distruggerla?
Credo che, al di là delle scelte dei governi, sia il comportamento dei singoli a fare la differenza.
In quest’ottica, fondamentale è l’educazione ambientale.
Prima di mandare i bambini a raccogliere spazzatura lungo i fiumi, però, preferirei che si organizzassero attività all’aria aperta per poter coltivare i sentimenti per la Terra attraverso l’esplorazione e la scoperta sensoriale.
Come si può pretendere che qualcuno protegga qualcosa se prima non impara ad amarla?


Nel corso del 2013 la Salani Editore pubblicherà il tuo romanzo "Il passaggio dell'Orso", un altro potente inno alla natura. Quanto c'è di Giuseppe in questo libro?
Moltissimo.
Il libro è ispirato a fatti successi nel mio primo viaggio in Abruzzo come volontario per il Parco Nazionale, una quindicina d’anni fa.
È la storia di un orso rimasto orfano da piccolo che impara ad avvicinarsi al mondo degli umani per sopravvivere.
In questo modo, però, si rompe un equilibrio delicato che porterà a drammatiche conseguenze. Quell’esperienza mi cambiò radicalmente la vita.
Le persone che conobbi allora, fanno ancora parte della mia vita.
Devo molto ai guardaparco e agli orsi.
È stato naturale scrivere di loro.

Quale libro di Tolkien ti piacerebbe avesse maggiore attenzione, così come l'hanno ricevuta "Il Signore degli Anelli" e "Lo Hobbit"?

“Albero e foglia” (Bompiani, 2000) contiene un saggio sulla fiaba che mi ha aperto gli occhi sul valore del fantastico nella nostra vita.
Il fantastico non visto come un luogo in cui rifugiarsi dalla realtà, ma un modo per affrontarla al meglio.
Lo consiglio vivamente.

Quali sono i tuoi fumetti preferiti?

Sono cresciuto sfogliando l’immensa collezione di Topolino di mio zio.
È inevitabile che le avventure di zio Paperone e co. mi siano rimaste nel cuore.
Ogni tanto riprendo in mano qualche vecchio numero degli anni ottanta e mi sorprendo di quanto fosse ricercata la scrittura dei dialoghi.
Non mi stupirei se quel seme fosse poi germogliato in una quantità di futuri scrittori…

Progetti imminenti?
Nel marzo del 2013 esce nelle librerie “Il passaggio dell’orso” e ho già un ricco programma di presentazioni in tutta Italia.
Saranno presentazioni /concerto, nelle quali le parole si alterneranno alla musica dei Lingalad. Contemporaneamente all’uscita del libro, lanceremo anche un nuovo video dei Lingalad e uno speciale sui luoghi e sulle persone che hanno ispirato il libro, dal titolo LA TERRA DEGLI ORSI.
Per chi fosse interessato, è già su YouTube.

APPROFONDISCI QUI:

www.lingalad.it - www.giuseppefesta.com